"Adesso i contadini portano via i vitelli alla mucca che hanno dieci-dodici giorni e poi li mettono nelle stalle: quando hanno quindici-sedici mesi han già uno sviluppo di tre quintali di carne che prima ci voleva più del doppio del tempo, ma vanno soltanto di mangimi, per quello la carne non ha più quel profumo, perché viene precoce; è come mangiare un pollo da cortile cinquant'anni fa, o anche dieci anni fa, o anche di chi ha ancora un cortile: ha un altro profumo, ma ci vuole un anno a fare un pollo da cortile, invece adesso lo fanno in cinquanta-sessanta giorni, e allora è tutto là... Li portano precoci e la carne non ha più quella sostanza, quel gusto e quel profumo che prima si percepiva: bisogna aver tempo per fare una cosa!"
Mario Covi, classe 1910 in un'intervista concessa a Marco Romano il 6 dicembre 1995
Ho scovato un libro moto particolare, difficilissimo da trovare: "Quella era la vita allora - I racconti degli anziani di Fondo, Tret e Vasio - Storia, tradizioni e cultura in una comunità alpina" edito dal comune di Fondo (val di Non, Trentino) nel 1996 e ristampato da Nitida Immagine a Cavareno nel 1997.
Si tratta di una cinquantina di interviste ad anziani nonesi raccolte e trascritte da Marco Romano fra il 1995 e il 1996, nelle quali contadini, operai, artigiani, casalinghe raccontano com'era la vita allora, "ai tempi", confrontandola con quella attuale. La grande storia accanto alle esperienze quotidiane di lavoro, emigrazione, povertà, abitudini e usanze, rimedi popolari, animali, giochi, dalla viva voce di chi queste esperienze le ha vissute. Storie che Marco Romano ha fissato sulla carta prima che se ne perda ogni ricordo.
Leopoldo Abram, classe 1922, sottufficiale di polizia, di Vasio:
"A me sembrava una bella vita, e ci si trovava in piazza finché non è cominciato a subentrare al posto del carro il trattore, al posto della falce la falciatrice. Dopo non c'è stato più niente da fare, perché tutti correvano"
Era meglio? era peggio? Senza dubbio era diverso.
Peccato che il libro sia ormai introvabile. Ogni tanto ne posterò qualche stralcio qui e là, fanno nostalgia e tenerezza oltre ad essere molto interessanti.
quanto mi ritrovo in questo post... sono parole che io continuo a sentire parlando con pastori e margari. il lavoro era tanto già una volta, però erano i tempi ed i modi ad essere diversi. una cosa che mi ha colpito: le testimonianze della gente che diceva: "una volta si cantava. mentre si faceva il fieno, nelle osterie, alle feste... oggi, se lo fai, ti prendono per ubriaco"
RispondiEliminaBrava Francesca,
RispondiEliminacontinua così, a dar voce a modi, mondi ormai scomparsi da tempo. Scomparsi non solo per i cittadini ma anche in campagna, in montagna, perchè oggi è comunque tutto diverso. Ed è da molti anni che è tutto diverso. Per trent'anni la zootecnia è stata il mio lavoro, il mio ambiente, adesso ho "preso una pausa" ma in qualche modo ci tornerò.Però quelle parole le ritrovo solo nelle cose che mi diceva mia madre da piccolo, quando parlava delle sue montagne nel canton Ticino e del modo di allevare e di convivere con il bestiame. Tu, Marzia siete molto più giovani di me, praticamente una generazione ma è bello ritrovare chi ha ancora voglia di parlare e testimoniare qualcosa che non c'è più.
Ciao Guido
E' vero, Marzia, non ci avevo fatto caso: nessuno canta piu'.
RispondiEliminaMa come fai a cantare spingendo la motofalciatrice?
PS: qui piove... neve solo in alto
Guido, ho dormito a malga Panciana con i malgari l'ultima estate prima che costruissero Marilleva. La sera sul tardi veniva il cervo sotto la finestra all'abbeverata.
RispondiEliminaLo zio aveva 8 vacche, i cheti (maiali), le poie (galline).. Questo per dirti da dove vengo io e che ricordi ho. E le cose che raccontavano a te sono le stesse che raccontavano a me.
Ciao :)