Altro post lunghissimo relativo al disinteresse delle istituzioni nei confronti dell'ambiente.
La SAT (Società degli Alpinisti Tridentini - Sezione del CAI) gestisce, dal 1927, il Catasto Speleologico della Venezia Tridentina che censisce le 1723 cavità naturali finora scoperte. Copia del Catasto si trova nella sede del Museo Tridentino di Scienze Naturali. Il "Bus del Giaz" è censito col numero 187, una delle prime grotte inserite nel catalogo.
La LP 31 ottobre 1983 vieta lo “sfruttamento del patrimonio speleologico quando ciò possa determinare la distruzione o alterarne sensibilmente la consistenza attuale”.
Il “Bus del Giaz” in Paganella è importante perché al suo interno conserva formazioni di ghiaccio perenne nonostante non si trovi a quota altissima, a differenza di altre grotte trentine che racchiudono invece depositi di neve. Molto nota dagli abitanti della zona, fino all'inizio del '900 era sfruttata come cava di ghiaccio dagli albergatori dei dintorni.
Nel 2004 la Provincia concede l'autorizzazione alla Società Paganella 2001 Spa per i lavori di allargamento di alcune piste vicine alla grotta e all'installazione degli impianti per la neve artificiale. Nessuno in Provincia si preoccupa dell'impatto dei lavori sulla grotta protetta per legge.
Memore della distruzione, sempre in Paganella, della "Busa della Neve" a metà degli anni '80, il geologo del Museo Tridentino di Scienze Naturali propone al direttore dei lavori di bloccare l'ingresso della grotta con un chiusino con botola, in modo da salvaguardarla ma contemporaneamente permetterne l'accesso. L'ingegnere si dimostra disponibile ma non ne fa nulla, e la grotta viene riempita dai detriti di scavo, danneggiandola in modo molto grave.
Sollecitato da un articolo comparso sul quotidiano "l'Adige" a firma Fabrizio Torchio, Paolo Nicoletti, dirigente provinciale afferma che la grotta non risulta né censita né tantomeno tutelata. Questa presa di posizione solleva un'ondata di proteste e di indignazione. Il consigliere provinciale dei Verdi Bombarda l’8 luglio 2004 presenta un'interrogazione in merito alla Giunta, la Società Speleologica Italiana vuole passare alle vie legali, ne parlano diversi articoli sulla stampa locale.
L'Assessore competente risponde all'interrogazione di Bombarda confermando la distruzione della grotta ma si giustifica dicendo che il Catasto Speleologico è privato e in mano alla SAT e che non si conosceva l'esistenza del Bus del Giaz.
Non mi dilungo in troppi particolari che si possono trovare nell'esauriente articolo pubblicato sul bollettino SAT n.2 del 2007, liberamente scaricabile, in formato .pdf, da qui.
In ottobre 2006 la pista accanto al "Bus del Giaz" viene messa sotto sequestro: gli impiantisti reagiscono arrivando a dire che in fondo non è che un buco e che pochi danni si farebbero a chiuderlo definitivamente, sollevando l'indignazione sia degli ambientalisti che degli abitanti del comune di Fai.
Dal processo che si è tenuto nell'aprile scorso al Tribunale di Trento, Dario Toscana, presidente della società Funivie Paganella 2001 e Girolamo Farina, direttore degli impianti, escono assolti dall'accusa di violazione delle leggi di tutela paesaggistica, "perché il fatto non sussiste".
Franco de Battaglia, editorialista del quotidiano "il Trentino", il 21 giugno del 2007 scrive un articolo amareggiato del quale riporto qui qualche stralcio:
"L’aver trasformato in "spezzatino" le competenze degli assessorati provinciali, per impedire che si consolidasse una dirigenza competente e responsabile, ha consentito di blandire i soldi dei ricchi (impiantisti, lobby comunali ecc) e di depotenziare i controlli ambientali (dalle foreste alla caccia) ma ha inferto colpi gravissimi al territorio, che è un bene comune, non solo economico.
L’autonomia è responsabilità: non può essere menefreghismo o furbizia, come nel caso del "Bus del Giaz'', che appare sempre più grave, perché "proprio" la sentenza suggerisce che non si tratta di un incidente episodico, ma di un sistema distorto che viene legittimato. Di qui le reazioni. Si giunge infatti al paradosso per cui "l'ignoranza" del territorio giustifica la sua distruzione. diventa un'attenuante, non un'aggravante. "Non studio, non mi informo, non faccio sopralluoghi, non preparo un dossier scientifico adeguato e allora - nell'ignoranza – ogni distruzione viene legittimata e assolta". […]
E’ inammissibile che un servizio o un assessorato, o un Comune non conoscano il territorio su cui rilasciano autorizzazioni. Se non lo conoscono chiedano. In questi casi vale comunque il principio della responsabilità oggettiva: se un funzionario non sa ne risponde il suo capo, su per la scala fino ai vertici.
[…]
La terza colpa - occasione mancata - è quella della Giustizia. E’ un peccato che l'assoluzione legittimi la passività, la stupidità distruttiva nel lavorare, rispetto al dovere di una intelligente attenzione responsabile. Senza un richiamo all'attenzione responsabile come può essere tutelato il bene comune rispetto agli interessi dei prepotenti, le ragioni dei più deboli, del territorio, della bellezza, della cultura, contro l'inciviltà?
Quanto ai distruttori hanno perso una buona occasione per stare zitti, invece di accusare la SAT di non pubblicizzare abbastanza il catasto delle grotte, che è un servizio a beneficio di tutti. In realtà è la solita storia del lupo e dell'agnello, raccontata già dalle favole di Esopo e Fedro […]: la colpa non e di chi sbanca le grotte, ma di chi le ha censite nel catasto. Anche questa è una storia da insegnare ai ragazzi. E’ sempre il lupo, con le zanne a ruspa e i soldi del branco, ad avere ragione, almeno fin tanto che le pecore non si ribelleranno.
Ora vengo a sapere, leggendo un'interrogazione ancora del consigliere Bombarda, che la Provincia si farà carico di ripristinare la grotta. E Bombarda giustamente chiede: chi pagherà? Chi ha distrutto o ancora la collettività?
La risposta dell'Assessore si può riassumere in "ora ripristiniamo che è urgente, chi pagherà lo vedremo dopo"
Bollettino SAT n.2 del 2007
Sito Web dei Verdi del Trentino
QuestoTrentino, n.13 del 30.6.2007
EcceTerra.org
Gruppo Grotte Rovereto Emilio Romer - CAI SAT
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