"Il vuoto alle spalle - Storia di Ettore Castiglioni"
Il 28 agosto 1908 nasceva a Ruffré, in provincia di Trento, da una famiglia milanese colta e benestante, Ettore Castiglioni, splendida figura di alpinista, scrittore e antifascista.
Meno famoso di molti suoi contemporanei, forse per il suo modo schivo di porsi e per la scarsa simpatia che nutriva per il mondo accademico ufficiale del CAI, lontano dalle invidie e dall'agonismo di molti alpinisti contemporanei è probabilmente un alpinista tuttora sottovalutato e uomo del quale non molti conoscono la storia.
Tita Piaz gli fece da padrino: con lui infatti Ettore, tredicenne, fece la sua prima arrampicata sulle Torri del Vajolet e a 15 anni, insieme al fratello Bruno, aprì la sua prima via nuova sulla parete ovest del Pelmetto. Da allora inanellò quasi 200 prime in Dolomiti, in val Masino, sul Bianco, insieme a grandi nomi dell'alpinismo del tempo: Giovan Battista Vinatzer, Vitale Bramani (l'inventore del ViBram che Ettore collaudò per lui in diverse occasioni), Bruno de Tassis, che gli fu sempre amico e che disse di lui: "Ci sono i ricchi, i poveri e i signori: lui era un signore".
Il suo diario, del quale Vivalda ha pubblicato ampi stralci con il titolo Il giorno delle Mésules, ci mostra un uomo inquieto e solitario, colto, esigente con sé e spigoloso con gli altri, con un approccio estetico all'arrampicata che finì col concepire come personale conquista emotiva più che come gesto atletico di cui vantarsi nell'ambiente alpinistico contemporaneo.
Grande conoscitore dell'alpinismo scrisse diversi articoli per la "Rivista della montagna" del CAI e per altre pubblicazioni del settore; compilò Per il CAI/Touring club alcune importantissime guide(*) per la collana "Guida dei monti d'Italia", su gruppi montuosi che conosceva profondamente per averli prima attentamente esplorati, spesso da solo, attraversandoli in lungo e in largo in un'attività che gli dava spesso più gioia e pace interiore dell'arrampicata.
Chiamato alle armi nel 1942 presta servizio negli Alpini come sottotenente istruttore nelle Dolomiti e in Val d’Aosta.
Da sempre disgustato dalla retorica fascista nel corso degli anni matura la sua idea di democrazia e di antifascismo e al momento dell'armistizio, insieme a una dozzina di Alpini suoi ex allievi si nasconde in una malga sull'Alpe Berio vicino a Valpelline, a circa tre ore di cammino dal confine svizzero, e da lì aiuta un centinaio di persone a fuggire oltre confine guidandole sui sentieri che potevano essere, soprattutto d'inverno, molo pericolosi. Perché i gendarmi svizzeri al confine chiudessero un occhio, contrabbandava e trasportava anche tome di formaggio. Fra tanti che aiutarono ad espatriare ci fu anche il futuro presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Di quei tempi Ettore sul diario, che si interrompe all'inizio del 1944, non parla, meglio essere prudenti. Secondo una ricostruzione di Marco Ferrari, basata su documenti e numerose interviste e pubblicata da Corbaccio col titolo "Il vuoto alle spalle - Storia di Ettore Castiglioni" Ettore avrebbe dedicato gli ultimi mesi di vita collaborando con il CNL in diverse operazioni avanti e indietro attraverso il confine svizzero. Arrestato durante uno di questi sconfinamenti, resta prigioniero per alcune settimane nel Vallese e, appena rientrato in Italia, riprende, da solo, la sua collaborazione con la Resistenza. Il suo gruppetto dell'Alpe Berio si è, infatti, nel frattempo disperso.
Non è ancora chiaro che missione gli fosse stata affidata quando, l'11 marzo del 1944, attraversa con gli sci la Valmalenco verso Maloja munito di un passaporto falso prestatogli da un cittadino svizzero al quale, senza baffi, poteva vagamente assomigliare.
Doveva essere una missione molto importante se Ettore, scoperto ed arrestato dalla polizia svizzera e rinchiuso al terzo piano dell'Hotel Longhin, privato di scarpe, sci, giacca a vento e pantaloni, decide ugualmente di calarsi dalla finestra con la classica corda fatta di lenzuola annodate alle 5 di mattina di un gelido 12 marzo e di tentare il rientro.
L'Archivio Federale di Berna conserva la sua deposizione firmata che recita: "Mi trovavo con alcuni amici a fare un'escursione con gli sci nei pressi della capanna Porro (Disgrazia). Con noi c'era anche Oscar Brändli che mi diede il suo passaporto per facilitarmi il viaggio fino a Maloja nel caso mi avessero fermato durante la traversata. Il motivo del mio viaggio era far avere a mio nipote Saverio Tutino, domiciliato a Lugano (albergo Elois) un paio di scarpe basse, della biancheria e un certo numero di scritti (appunti di diario). Avevo intenzione di consegnare queste cose ad un certo Belli qui a Maloja che glie le avrebbe fatte avere. Quest'ultimo abita qui (cosa che a noi non risulta, chiosano i gendarmi). Io volevo solo portare queste cose al Belli e poi tornare in Italia. Firmato, Ettore Castiglioni"(**)
E' solo l'idea insopportabile di altri mesi di prigionia a fargli annodare quelle lenzuola, avvolgersi la coperta attorno alle gambe, calarsi dalla finestra ed affrontare la tormenta di neve, la salita e il Ghiacciaio del Forno con i ramponi, recuperati sotto un sasso dove li aveva abbandonati, legati alla bell'e meglio con pezzi di lenzuolo sotto le babbucce di feltro?
"Per noi era chiaro, racconta oggi Brändli, che Castiglioni era in missione per conto del Comitato di Liberazione Nazionale, l’organo direttivo del movimento antifascista." (***)
Doveva essere per forza un motivo importante per rischiare la vita in piena coscienza, sapendo per esperienza a cosa stava andando incontro.
Dal quotidiano "popolo Valtellinese" del giugno 1944:
"Assiderato a 3000 metri
in stranissime circostanze
da Chiesa Valmalenco
In località Passo del Forno, a poche centinaia di metri dal confine svizzero, è stato rinvenuto, dopo circa due mesi dalla morte, il cadavere di un uomo di circa 35 anni, in stranissime condizioni di equipaggiamento.
A circa 3000 metri, lo sconosciuto era ricoperto soltanto da due paia di mutande, senza abiti e a capo scoperto, e si trovava avvolto da una coperta da letto; i piedi, calzati con babbucce, recavano i ramponi da ghiaccio.
Dall'insieme dei rilievi, si esclude l'ipotesi di un delitto e si ritiene invece che lo sventurato sia evaso dalla Svizzera in circostanze fortunose.
La salma, che non fu potuta identificare per mancanza di documenti, è stata tumulata a Chiesa Valmalenco" (****)
"Fu proprio Carletto Negri, il vecchio amico alpinista, ad avvistare una macchia nera emergere nei pressi del valico del Forno: si precipitò e vide che era lui. Stava ancora con la schiena appoggiata al masso di granito, i ramponi ancora ai piedi, e le gambe semicoperte dalla neve" (**)
Con il ritrovamento del corpo di Ettore, sorpreso dalla tormenta nel suo tentativo estremo di rientro in Italia, il 5 giugno 1944 si conclusero tristemente quasi 3 mesi di ansia e di affannose ricerche.
(*) Pale di San Martino; Gruppo dei Feruc; Alpi Feltrine; Odle, Sella, Marmolada; Dolomiti di Brenta; Alpi Carniche.
(**) fonte: "Il vuoto alle spalle - Storia di Ettore Castiglioni"
(***) fonte: "in memoria di Ettore Castiglioni"
(****) fonte: Sonntag, 12. März 1944: tragische Flucht nach Italien
altre fonti:
Fluchtziel Maloja, Schweiz: September 1943–April 1945 Fuggiaschi ...
ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Area7, settimanale di critica Sociale
Intraisass
quante cose che sono successe e che non conosciamo assolutamente. forse questi sono i veri eroi, non quelli che appaiono ovunque
RispondiEliminaPurtroppo nel suo paese natale non una via o un sentiero sono stati intitolati a questo grande alpinista e uomo che era Ettore Castiglioni,
RispondiEliminasperiamo che qualcuno legga questo messaggio e prenda dei provvedimenti!