Il babbo, asciutto quella volta.
Se mi si chiedesse che anno era, non lo ricordo proprio; so solo che si apriva la pesca sull'Adige il primo di gennaio, e il babbo non poteva assolutamente perdersi l'evento. Bardato come solo lui sapeva fare, unica concessione alle convenzioni il cesto di vimini regolamentare e gli stivaloni, cappellaccio piantato sul cranio, canna da pesca e quant'altro, alle 6 di mattina era sull'argine a pescare.
Come vuole l'iconografia classica, quando tornò a casa bagnato come un pulcino mamma era seduta vicino al caminetto a ricamare violette su una tovaglia. Tutto preso dal sacro fuoco della pesca era scivolato nel fiume, stivaloni cesto e tutto l'armamentario compreso. Il primo di gennaio. A Bolzano.
I motivi per cui avrebbe potuto rimetterci la scorza variano dalla polmonite all'annegamento per stivaloni pieni d'acqua che lo tiravano sotto, per testata contro pietra affiorante o per assideramento dopo essere stato trascinato chissà dove: l'Adige ha una discreta portata anche d'inverno. Non si beccò nemmeno il raffreddore.
Ora ai fiumi altoatesini manca l'acqua. Lo segnala preoccupato il presidente dell’associazione Provinciale Pescatori, Gebhard Dejaco al quotidiano Alto Adige del 28 dicembre, e le colpevoli sono le centrali idroelettriche. Gli iscritti all'associazione hanno girato diversi torrenti in diverse giornate muniti di un costoso apparecchio di misurazione controllandone la portata in varie ore del giorno: nella quasi totalità delle misurazioni il livello delle acque residue fissato per legge dalla Provincia non è rispettato e si aggira attorno alla metà di quanto stabilito.
«Nei pressi di Colle Isarco sono state effettuate numerose misurazioni in ore e posti diversi. Non sono mai stati raggiunti i 600 litri/secondo prescritti, anzi. E così nel tratto d’acqua sottostante, un tempo ricco di fauna ittica, i pesci di dimensioni maggiori sono praticamente scomparsi del tutto, mentre i pesci più piccoli sono facile preda della crescente popolazione di aironi cinerini»
Non è solo la fauna ittica a soffrire di questa situazione: viene completamente distrutto un ambiente naturale. A fronte di un danno ecologico irreparabile, sottolineano i pescatori, se beccati in fallo i concessionari vengono sanzionati con cifre di gran lunga inferiori al guadagno che deriva dallo sfruttamento della maggiore quantità d'acqua utilizzata. Sempre che qualcuno voglia controllare e sanzionare: «Un funzionario del corpo forestale ci ha spiegato testualmente che "su determinate infrazioni abbiamo ricevuto ordine dall’alto di chiudere un occhio"» aggiunge infatti Dejaco.
I pescatori stanno pensando di passare alle vie legali e richiedere un risarcimento: un precedente a loro favore c'è. Il tribunale di Belluno ha condannato per lo stesso motivo l'ENEL a pagare una consistente cifra di danni al ministero per l'ambiente che si era costituito parte civile.
Non c'è ambito nel quale gli interessi economici non se ne facciano un baffo dell'ambiente e dell'ecologia, spesso con la connivenza delle istituzioni.
Occorre specificare che il tuffo del babbo fu l'occasione cercata dalla mamma per mollare tovaglia e violette al loro destino e non prenderle mai più in mano? L'iconografia classica a casa mia era sempre di brevissima durata.
Prima metà degli anni '60 direi
RispondiEliminache tristezza, i fiumi secchi e stravolti a causa delle centrali...
RispondiEliminaperò: l'idroelettrico porta via l'acqua, l'eolico è un pugno in un occhio e fa rumore (così dicono), il nucleare andrebbe bene (ma le scorie?? abbiamo ancora tutte quelle vecchie da smaltire! è da scemi pensare di ripartire con questa forma di energia), il solare sì, ma... c'è chi dice che ha impatto visivo negativo, le altre centrali (carbone, idrocarburi vari) inquinano...
e come lo facciamo funzionare, questo computer? pedalando, con la dinamo???? ;-)
La mia idea, marzia, è quella del rispetto delle leggi (ENEL) e della via di mezzo (noi).
RispondiEliminaENEL fa guadagni illeciti utilizzando una risorsa di tutti data in concessione con certi limiti che vengono bellamente ignorati. Noi sprechiamo energia elettrica allegramente, come se fosse infinita. Ed è un NOI molto esteso: perte dalle aziende, agli enti pubblici, alle fabbriche e arriva a me. Che scordo facilmente luci accese, per esempio. Un grado in meno di riscaldamento negli uffici del comune dove si soffoca dal caldo e dove ho visto finestre aperte in gennaio, eccetera eccetera, sarebbero un piccolo segno di attenzione. Fra il pc a pedali e i 25 gradi negli uffici (e la mobilità privata eccetera eccetera) c'e' una via di mezzo, mi pare.
Stiamo vivendo, in occidente, un bel po' sopra le nostre possibilita', economiche ed energetiche. Ma l'idea di stare anche solo un po' attenti ad evitare almeno lo spreco ci infastidisce.
augh, moscone bianco ha parlato ;)
E si Francesca, stiamo proprio vivendo sopra le "righe". Già un altra volta avevo commentato un tuo post relativo agli aspetti energetici. C'è un aspetto un po' "buffo" se non fosse energeticamente tragico, che mi piace sottolineare. Rispetto al passato i singoli elementi che compongono la vita sociale consumano molto meno energia. Pensiamo agli elettrodomestici, alle auto (anche se di poco), agli aerei, alle case, alla illuminazione, al riciclo dei materiali, alla tecnologia applicata all’infinitamente piccolo, di esempi ne abbiamo a bizzeffe. Il fatto è che i singoli elementi che consumano energia, rispetto al passato si sono moltiplicati a dismisura (pensa a quanti più elettodomestici abbiamo per singola famiglia rispetto a 30/40 anni fa, pensa all’illuminazione notturna delle città che una volta non c’era, pensa al numero di auto per famiglia ecc.). Non solo ma anche il ciclo di vita di ogni singolo elemento si è enormemente accorciato, così oggi i beni vengono “consumati” molto più velocemente, perché così vuole il totem della moderna economia. Risultato: siamo tutti molto più ecologisti rispetto ai nostri genitori, con la coscienza “quella giusta” ma inquiniamo molto di più rispetto al passato. Forse fermarsi e riflettere, meno beni, minor richezza e quello che c’è deve durare più a lungo. Ma quello che si dovrebbe produrre per mandare avanti l’economia ? Beh proviamo a pensare un po’ meno ricchi noi, pochi, ma molte meno poveri gli altri, tanti. Proviamo a ridistribuire seriamente le ricchezze e vedremo che ci sarà spazio per tutti e per un mondo che potremo consegnare ai nostri discendenti.
RispondiEliminaCiao Guido
Bel commento, Guido, come sempre.
RispondiEliminaE' proprio la nostra testa che deve cambiare. La nostra come comunità e come singole persone. Compresa la mia eh, non mi ergo a esempio.
Non ha senso che nessuno sappia piu' aggiustare nulla, che convenga comprare nuovo invece che riparare, che sia necessario avere avere e avere, che sprecare, buttare via, sia la norma.