“Al bar Casablanca
seduti all’aperto
una birra gelata
guardiamo le donne
guardiamo la gente
che va in passeggiata
con aria un po’ stanca
camicia slacciata
in mano un maglione
parliamo parliamo di proletariato
di rivoluzione.”(*)
“Bolzano, Walter Rigon, 57 anni, da 32 alle acciaierie Valbruna, è in cassa integrazione guadagni ordinaria. Da più di un anno. Nel 2009, su 12 mesi ne ha lavorati forse 4, e a inizio 2010 definisce la sua condizione assai tragica.
Con estrema dignità - «perché è una vita che lavoro e alla mia azienda ho dato molto, per cui non mi devo vergognare proprio di nulla» - racconta come stia vivendo in questi mesi di difficoltà economica. […] « così non arrivo ai mille euro. Alcuni mesi proprio non ce la faccio, posso tranquillamente dirlo: vado sotto, in rosso».
Ciò che maggiormente preoccupa Walter Rigon è il 2010. L'azienda pare non abbia fornito rassicurazioni davvero rassicuranti, ma soprattutto ci sono le preoccupazioni personali, private. «Già ora, con 900 euro al mese, è dura. Devo tirare la cinghia, non mi posso più permettere di fare acquisti alla leggera. Compro solo offerte, non mi concedo nessun tipo di lusso superfluo. II giaccone o la maglia me li terrò anche per il prossimo anno. Ma questa cassa integrazione mi è piovuta addosso nel momento peggiore, e proprio non so come me la potrò cavare. Mi sono appena trasferito in via Nicolò Rasmo, a Casanova. Sono con una cooperativa e da primavera mi toccherà cominciare a pagare il mutuo, ma con che soldi?». Sono domande, chiosa Rigon, «che i politici non si pongono mai, con i loro stipendi da 20mila euro al mese. In tutto questo anno di crisi, davanti alla Valbruna non abbiamo visto nemmeno uno di loro. Nessuno ha richiesto un colloquio con noi, ci ha domandato come andasse o di cosa ci fosse bisogno. Scommetto che fra qualche mese, all'avvicinarsi delle elezioni, qualcuno arriverà. Gli voglio dare un consiglio: non si faccia vedere, né dentro né fuori dalla Valbruna, perché verrebbe accolto a pomodori in faccia».” (**)
“Al bar Casablanca
con una gauloise
la nikon, gli occhiali
e sopra una sedia
i titoli rossi dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
parliamo, parliamo di rivoluzione
di proletariato.”(*)
“Se Walter Rigon evidenzia le problematiche economiche derivanti dalla cassa integrazione, il collega Marino Vilardo sottoscrive in pieno, ma preferisce puntare sull'aspetto psicologico, sulla frustrazione dell'operaio lasciato a casa.
«Sono stato assunto - ricorda - nel 1978. Allora alle Acciaierie eravamo in 1.800. Ora siamo a mala pena 500. Ho dato qualsiasi cosa a questa azienda, ma loro non fanno investimenti. La candela, questa almeno è la mia opinione, si sta spegnendo piano piano. Oltre al danno economico questo ha riflessi sul mio morale: ti vedi andare in fumo una vita di lavoro. E poi ci sono tante, troppe cose che non riesco a spiegarmi. Per esempio, perché la crisi tocca la Valbruna a Bolzano, mentre per la sede principale di Vicenza non vale lo stesso»
Ma Vilardo, con le sue domande ironiche tenta anche un'analisi politica, di ampio respiro. «La Provincia - spiega - per la cassa integrazione ci ha suddivisi in due fasce: i ricchi come me, che con la cassa integrazione arrivano addirittura a 1.020 euro al mese, e chi ha meno anni di anzianità, che si aggira sugli ottocento. Bene, peccato che non abbiano pensato bene a cosa stavano facendo. Chi come me ha 57 anni una moglie e tre figli, uno solo dei quali lavora, con mille euro al mese non ce la fa neanche se vuole con tutte le forze. Chi lavorava alle Acciaierie, soprattutto grazie ai turni, prima si portava a casa 1.400-1.500 euro al mese. Non si navigava nell'oro, ma si arrivava alla fine del mese. Ma adesso come faccio?»”.(**)
“L’importante e che l’operaio prenda coscienza.
Per esempio i comitati unitari di base…
guarda gli operai di Pavia e di Vigevano non hanno mica permesso che la politica sindacale realizzasse i suoi obiettivi, hanno reagito, hanno preso l’iniziativa!
Non è che noi dobbiamo essere la testa deli operai. Sono loro che devono fare, loro, noi… “(*)
II peggio, spiega Vilardo, è che la cassa integrazione ordinaria è in via di esaurimento. «Poi arriverà la cassa integrazione straordinaria, cui seguirà magari la mobilità, per arrivare infine al licenziamento. Sono stufo di sentir parlare di crisi. Gli unici ad essere autorizzati a parlare di crisi siamo noi cassaintegrati. Per noi è stata una batosta doppia: prima l'euro che ha portato i rincari, poi la decurtazione della busta paga. Sto cominciando a perdere davvero le speranze. e non solo il solo. In tanti ormai stanno cercando di scappare, ma io, che a marzo compirò 57 anni, cosa posso fare? Dove posso andare? Chi mi vuole? Anche se uno è qualificato, a questa età non ti cerca nessuno. E i politici provinciali, che si sentono tanto sapienti, cosa stanno facendo? Come intendono aiutarci?». (**)
“Al bar Casablanca
seduti all’aperto
la nikon gli occhiali
e sopra una sedia i titoli rossi
dei nostri giornali
blue jeans scoloriti
la barba sporcata da un po’ di gelato
Parliamo, parliamo di rivoluzione, di proletariato…”(*)
E questa è la dorata Bolzano.
Scendete dal pero, tutti quanti, di qua e di là dell’arco costituzionale, dentro e fuori dal parlamento, al centro e in periferia, perché i segnali ci sono, di quello che potrebbe succedere. E non sono per nulla tranquillizzanti.
Non so quanta colla sarà sufficiente per mantenere i vostri culi sulle vostre comode poltrone a organizzare bicamerali, primarie, dialoghi con le destre, varie ed eventuali.
Dormitorio lager dei lavoratori immigrati (fonte: Repubblica on line)
(*) Giorgio Gaber, Al bar Casablanca. In “dialogo fra un impegnato e un non so” 1972
(**) Quotidiano Alto Adige, oggi, 9 gennaio 2010. Interviste di davide pasquali.
E a questa signora danno anche un premio di produzione pari o superiore all'intero reddito annuo di uno degli operai in cassa integrazione.
RispondiEliminahttp://altoadige.gelocal.it/dettaglio/universita-bonus-da-15-mila-euro-alla-direttrice-generale-vaja/1823967
Silvia
non mi stupisce che una carica del genere guadagni un bel po' di soldi, non e' un lavoretto qualsiasi. Quello che mi meraviglia e' un "premio di produzione" alla direttrice di un'universita' asfittica, in un momento come questo, e dire che e' consuetudine. ma probabilmente alla provincia va bene cosi'.
RispondiEliminaE' tutto il resto che mi meraviglia, capisciamme'.
Che abbia ragione Brunetta quando vuole riformare l'articolo 1 della costituzione?
RispondiEliminaProposta di modifica:
-L'italia non so se è una repubblica ma, qualsiasi cosa sia, sicuramente non è fondata sul lavoro-
Fabrizio Gatti [1], intervistato questa mattina da Radiopopolare, a domanda: "Quale sarà la prossima Rosarno, id est la prossima polveriera che esploderà?", risponde: la prossima polveriera è l'Italia intera.
RispondiEliminaDa un lato gli immigrati nelle condizioni che sappiamo, dall'altro gli italiani che stanno perdendo il lavoro e che -a meno di potentissimi retroterra culturali- sono/saranno i primi a innescare la guerra tra poveri.
(Anche se a me sembra che tra un ghanese che dorme tra i cartoni pressati e un italiano con un minimo di paracadute sociale-CIG seguiti a correre una certa differenza, in termini di emergenza).
Bisous.
[1] "Io schiavo in Puglia", "Bilal" etc.
Tempi duri :(
RispondiEliminaComplimenti per il Blog, veramente interessante. Sono un grande appassionato di montagna e volevo chiederti se potevo postare su il mio blog qualche tua foto,sono veramente belle complimenti, (chiaramente citando il tuo blog come fonte).
RispondiEliminaSe vuoi venirmi a trovare mi trovi su www.quaterpassnextg.blogspot.com
un caro saluto
Mario
Vera, l'italia e' una repubblica fondata sul lavoro.
RispondiEliminano, l'italia e' una repubblica fondata
nemmeno: l'italia e' una repubblica
non ancora: l'italia è...
... l'italia.
elle apostrofo.
equipaje, quel che non capisco e' perche', perche' e ancora perche' gli stessi che sono pronti ad esplodere non se lo ricordano quando devono mettere quella dannata crocetta?
RispondiEliminae, porca paletta, da questa parte, smetterla di farsi democraticissime seghe mentali senza costrutto, smetterla di votarsi il segretario ma guai a lui se prende una decisione che sia una?
etc etc etc
vabbe' va. Vado a controllare come stanno i coccodrilli qui sotto nel fossato. :S
PS: equipaje, ero a Milano fino a ieri... la prossima volta ti avviso eh?
RispondiEliminaehi, ciao Mario! benvenuto :)
RispondiEliminaCerto che puoi, c'e' scritto in home :)
"Disclaimer: i contenuti di questo blog sono liberamente utilizzabili senza fini di lucro e citandone la fonte. Se li usate ditemelo che mi fate contenta" :)
ora faccio io un giretto dalle tue parti
Riporto il testo integrale di un articolo di Massimo Gramellini apparso oggi sul quotidiano la Stampa. Per me una delle migliori pagine di giornalismo, senza ipocrisia, falsi pudori. Forse un po' tutti quanti noi abbiamo paura che accada anche a noi. Haiti o Walter Rigon che importa basta che li teniamo fuori dalla porta, lontano da noi, ogni tanto in tele per la buona azione quotidiana.
RispondiEliminaBuon anno Francesca, anche se un po' in ritardo, chissa mai che il 2010, mah.....
Guido
Articolo di Massimo Gramellini tratto dalla Stampa di oggi 15.01.2010.
"Sconvolto dagli effetti apocalittici del terremoto di Haiti, sono andato in cerca di informazioni per scoprire com'era la vita nell'isola, fino all'altro ieri. Ho appreso che l'ottanta per cento degli haitiani vive (viveva) con meno di un dollaro al giorno. Che il novanta per cento abita (abitava) in baracche senza acqua potabile né elettricità. Che l'aspettativa di vita è (era) di 50 anni. Che un bambino su tre non raggiunge (raggiungeva) i 5 anni. E che, degli altri due, uno ha (aveva) la certezza pressoché assoluta di essere venduto come schiavo.
Se questa è (era) la vita, mi chiedo se sia poi tanto peggio la morte. Ma soprattutto mi chiedo perché la loro morte mi sconvolga tanto, mentre della loro vita non mi è mai importato un granché. So bene che non possiamo dilaniarci per tutto il dolore del mondo e che persino i santi sono costretti a selezionare i loro slanci di compassione. Eppure non posso fare a meno di riflettere sull'incongruenza di una situazione che - complice la potenza evocativa delle immagini - mi induce a piangere per un bambino sepolto sotto i detriti, senza pensare che si tratta dello stesso bambino affamato che aveva trascorso le ultime settimane a morire a rate su quella stessa strada. Così mi viene il sospetto che a straziarmi il cuore non sia la sofferenza degli haitiani, che esisteva già prima, ma il timore che una catastrofe del genere possa un giorno colpire anche qui. Non la solidarietà rispetto alle condizioni allucinanti del loro vivere, ma la paura che possa toccare anche a me il loro morire."
Hi, as you can see this is my first post here.
RispondiEliminaHope to receive any assistance from you if I will have any quesitons.
Thanks and good luck everyone! ;)