Nell'autunno del 1950 lo scrittore Dino Buzzati e il regista Adolfo Baruffi seguono con la cinepresa una giornata di lavoro del postino di Colle Santa Lucia, paesino di lingua ladina della val Fiorentina, fra Agordo e Cadore, vicino al Pelmo e sotto "la più bella muraglia delle Alpi" come lo stesso Buzzati definì la Nord-ovest della Civetta.
Angelo gira di casa in casa con la sua borsona a tracolla, bussa alle porte, consegna la posta e scambia due parole con i paesani ritratti nella quotidianità della piccola comunità montana, al lavoro, in casa, in bottega o per strada. Da questo espediente narrativo nasce un documentario in bianco e nero di una decina di minuti dal titolo: "Il postino di montagna" con soggetto, testi e commento parlato dello stesso Buzzati, prodotto nel 1951 dalla CABA Film, e quindi andato disperso.
Ritrovato e restaurato da poco a cura della Fondazione Cineteca Italiana di Milano è stato presentato il 18 agosto 2007 al Film Festival della Lessinia di Bosco Chiesanuova (VR).
"Il postino di montagna" di Buzzati - Baruffi
(caricato su youtube da emilianociao)
Fanno tenerezza la vecchia corriera che si arrampica per la sterrata, il contadino che scende per gli sgrebeni col carro del fieno tirato dalle vacche a rischio di restarci sotto, la maestra con la multiclasse, la gente che zappa campi ripidissimi o che batte la segale col fler (in trentino si chiamava così): qualcuno qui se lo ricorda ancora. Le vecchie case, i ragazzini con le calze di lana e i cospi, e anche la coppia dei rari turisti tirati a lucido con l'auto decapottabile. Che, si chiede Buzzati, andranno a fare un giro o si infratteranno nei boschi? :-D
Il numero di gennaio 2008 di Meridiani Montagne, la cui monografia è dedicata appunto alla Civetta, allega un interessante DVD: oltre al documentario di Buzzati/Baruffi propone una rivisitazione del paese a oltre 50 anni di distanza, seguendo la giornata della postina contemporanea cercando di ritrovare i personaggi e gli squarci del paese di allora.
Quanto è cambiato Colle Santa Lucia? Tanto, tantissimo, come gran parte dei paesi alpini, ma ancora riconoscibile nelle sue radici e con un trend di ripopolamento che dà speranza per il futuro.
Iniziare la giornata così non so se fa bene o fa male. Fa male perchè ti ricorda il tempo che passa e sopratutto situazoni che non torneranno più. Fa bene perchè ti ricordano periodi stupendi di quando bambino da un anno ma i primi ricordi sono intorno ai sei passavo tre mesi all'anno sulle montagne del canton Ticino a cavallo con con il confine italiano (mia madre è di quelle parti). Stesse situazioni, stessa corriera, stesse strade sterrate, stessi contadini, stesso modo di lavorare la terra, la scuola multiclasse che era chiusa per le vacanze estive.Il paese di 300 abitanti che d'estate si popolava di villeggianti nativi, che dopo la guerra erano andati a Milano o a Zurigo e poi tornavano al paese per le ferie estive. Tre mesi all'anno, quelli estivi, da 1 a 12 anni, passati così, libero e felice di girare per boschi, valli. Allora non c'era niente di tutto quello che abbiamo oggi, il telefono era pubblico, la televisione c'era solo nei due bar del paese, eppure....Mia figlia è nata nel '93, fa un po' fatica a rendersi conto di quei mondi non avendoli vissuti, però non voglio che perda la conoscenza delle radici dei suoi nonni ed in qualche di suo padre e sua madre. A parte la montagna quella ludica, lo scialp, le camminate, la bicicletta, tutti gli anni uno o due volte si torna sul luogo del "delitto" a ricordare a rivedere e dopo gli anni dell'abbandono il paesino sembra ricrescere, rinascere, chissà.
RispondiEliminaChiudo con il finale di una canzone di Bertoli a me veramente cara, L'autobus:
"...l'autobus ora è vita, il sole è entusiasmante
che bel mattino è questo: domani sarà raggiante!"
Ciao Guido
il mio ne aveva 600, per il resto tale e quale. allora. che adesso e' una "rinomata stazione sciistica" e buonanotte.
RispondiEliminabelli i tuoi commenti guido, sarebbero ognuno un post a se'