Dopo alcuni anni di lavori, nel 1977 venne inaugurato e restituito alla città Schloss Maretsch, castel Mareccio. Fra le varie feste e manifestazioni forse l'evento più importante fu la mostra antologica dedicata a Karl Plattner, pittore di respiro internazionale, nato in val Venosta, cittadino del mondo, che rimase però legato fortemente alle sue radici altoatesine anche nelle sue opere.
In quel tempo il mio babbo era direttore dell'Azienda di Soggiorno, proprietaria del castello, e per un paio di anni tutto il suo e nostro mondo ruotò attorno al restauro: ferie saltate, racconti, preoccupazioni, nottate, consigli di amministrazione, coliti, incontri con esperti, consulenti, restauratori, personaggi stranissimi, che finivano spesso a cena a casa nostra. E per la durata dell'esposizione mezza famiglia, amici e conoscenti si trovarono coinvolti nella mostra di Plattner: chi a fare il guardiano notturno, chi quello diurno (che tuttora, dopo giornate intere fra le sue opere, di Plattner non ne può più), chi alla reception, chi al bookshop. Ne ho riparlato l'altro giorno con Ale (bookshop), anche lei si ricorda con simpatia questo signore gentile, serio e sottile, così intrinsecamente triste ed elegante, che portava nello sguardo l'annuncio dei suoi ultimi drammatici anni e di "Quel mondo duro e tenero insieme; affilato, impietoso ed insieme ansioso, sognante di fuga, di follia che è nelle cose di questo pittore di confine, di un confine non soltanto geografico ma culturale" L. Sciascia*
Insomma, oltre a piacermi parecchio, ho qualche motivo ulteriore per essere affezionata all'opera di Plattner, motivo che va un po' oltre la mia scarsa cultura artistica e inesistente capacità di critica. Mi piace molto sia il suo "mondo duro" delle figure drammatiche e stupefatte che il mondo "tenero" dei suoi paesaggi altoatesini.
Landschafr - Paesaggio (1980-81) finito, accostato al non finito***
La faccio breve (oddio, non sono più a tempo :D): sono andata a vedere la mostra "finito non finito", ospitata nelle sale di Unibz nell'ala che faceva parte del vecchio ospedale.
Valeva la pena, anche se alcuni accostamenti mi sono parsi un po' tirati per i capelli. Accanto ad opere finite, alcune molto note altre meno, sono esposti diversi non finiti che, secondo i pannelli esplicativi che anticipano la mostra, sono opere con una dignità compiuta e che ai finiti che le affiancano possono essere in qualche modo apparentate.
Nächtliches Zwiegespräch - Conversazione notturna (1964-65). Accostato a questo non finito (fine anni 70) ***
Alcuni si, sono quadri anche piuttosto belli. Altri sono interessanti, si intravvede, forse, cosa Plattner avesse in mente, l'abbozzo della composizione, le scelte cromatiche. Alcuni invece mi paiono davvero solo pasticci nei quali io non vedo niente, e forse nemmeno lui. Veramente difficile immaginare che strada avrebbe preso l'opera, che racconto ne sarebbe uscito dalle sillabe buttate lì sulla tela, se nemmeno lui, dice, spesso sapeva dove sarebbe andato a finire: "La mia pittura nasce come un alfabeto. Come dalle lettere si può formare una parola, da una macchia di colore deriva una forma. E' un'unione organica di elementi che scaturiscono nel corso del divenire del lavoro. Nello sviluppo dell'opera io scopro l'oggetto o il soggetto che si va definendo, allora subentra la memoria o l'inconscio e prende forma quello che ho elaborato"**. Pretendere di capirlo io mi pare davvero presuntuoso.
Chissà, peraltro, se gli avrebbe fatto piacere vedere esposto qualcosa che lui non aveva pensato di terminare, chissà se l'avrebbe riconosciuta come cosa sua. Mi viene il dubbio, a volte, che Plattner sia usato come bandiera dell'arte altoatesina, bandiera della quale si sarebbe già visto e detto tutto: ormai occorre ravanare nel retrobottega.
La mostra finisce sabato 29 novembre, come sempre io arrivo in zona Cesarini. Merita una visita se fate ancora in tempo.
* fonte: prefazione al catalogo della mostra "finito non finito" a firma di Primo Schönsberg, assessore alla Cultura, Ricerca e Piano di Sviluppo strategico del Comune di Bz.
** Frase raccolta e trascritta nella prefazione di cui sopra, estrapoalta da un documentario dedicato a Plattner di Bruna Dal lago Veneri, Nora Veneri e Osmund Zöschg per RAI Sender Bozen, proiettato durante la mostra.
*** fonte: il bel catalogo della mostra "finito non finito", edizioni Tappeiner, 2008
Karl Plattner su:
Wikipedia
cainoinc (Diego Brambilla?)
"L'arte a stampa"
Arte.go
Che peccato! Non sapevo della mostra e purtroppo me la perdo (non riesco a venire su questo fine-settimana).Plattner mi è sempre piaciuto molto: avevo conservato un calendario della CRBZ/Sparkasse con alcune riproduzioni di sue opere, ma ora con tutti i traslochi che ho fatto, non so più dove sia finito.
RispondiEliminaBeata te che hai potuto conoscerlo e 'studiarlo' a fondo.
Silvia
Studiarlo a fondo, Silvia, e' una parola grossa :)
RispondiEliminaCmq ho il catalogo della mostra con dedica (al babbo) e me la tiro moltissimo :D
(perdi anche la lunga notte, alal quale tenevi molto. Peccato!)