lunedì 14 luglio 2008

Terre alte

terrealte Copertina del libro

Grande Carlo:

Terre alte - Il libro della montagna

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 222
Prezzo: € 12,00
ISBN: 978-88-7928-962-7

"La nostra fantasia è un pezzo di stoffa che freme su un valico. Le nostre montagne sono quelle dei pazzi, dei poeti, dei banditi e degli innamorati"

Poteva forse mancare in questo blog la recensione di un libro con tale titolo? Ebbene si, poteva proprio mancare.

Una noia mortale.

"Poesia, entusiasmo, adrenalina: è questa la montagna raccontata da Carlo Grande" recita la quarta di copertina. Se il recensore mi volesse dire dove ci vede adrenalina ed entusiasmo, gli sarei grata. E anche sulla poesia avrei da discutere.

Niente da dire circa gli argomenti, da ognuno di questi si potrebbe trarre una bibliografia infinita: Alberi, Animali, Acqua, Sentieri, Pietraie eccetera eccetera. E' lo stile che trovo insopportabile. Enfatico e melò, nostalgico e vagamente messianico, debordante luoghi comuni ed espedienti retorici che non l'avrebbero passata liscia col mio professore del ginnasio.

Qualche spunto interessante qui e là per sviluppare un'informazione, altrimenti nessun approfondimento ma sentimentalismo scambiato per profondità. Emotivo ma non emozionante, senza un guizzo di ironia o di leggerezza, dall'alto della sua sensibilità pare guardi con una punta di disprezzo chi vive la normale vita fra lavoro e impegni e combatte con la quotidianità lontano dai pochi eletti che vivono, capiscono e si meritano la montagna.

Testo pieno di corsivi e virgolette che sottolineano innumerevoli e spesso splendide citazioni altrui, che sono il bello del libro, cucite fra loro da una prosa sospirosa farcita di aggettivi e dall'esibizione delle sue belle letture, e chiuso da un'interessante bibliografia.

"Ma occorre mettersi in gioco, raccontare e ascoltare parole autentiche. Come i bambini, che vogliono una fiaba prima di abbandonarsi alla notte, noi attendiamo un racconto - prendetemi sulle ginocchia, narratemi una storia - per dare un senso alla vita, in attesa del grande buio.
[...]
Chi non accetta avventure e rischi, chi rifiuta la natura ed è interessato solo al proprio tornaconto, alla sicurezza e alla stabilità, chi soffoca gli impulsi alla purezza che vibrano in ogni autentica giovinezza, perderà la gioia di vivere e cancellerà il suo paesaggio interiore: che ne sarà delle forre, delle sorgenti, delle nuvole e dei venti, delle cime e degli abissi dentro di lui?
E ora basta frasi, basta parole. Altre ne verranno. Voglio camminare e salire. Questo libro è finito.
"

Meno male.

6 commenti:

  1. Mai sentito...

    ehm le prime volte ho provato a cercarti con google e dalla chiave di ricerca "terre alte" saltava fuori davvero un sacco di roba strana

    tipo che il primissimo risultato è quello di un negozio di maglioni

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  2. ma che ridere! :D fra l'altro stanno a Rimini, che di alto ha il campanile del tempio malatestiano e il sedile dei bagnini in spiaggia :D

    e i maglioni sono troppo perbene per una spatuzza par mio.

    (il libro te lo sconsiglio di cuore)

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  3. avevo letto "la via dei lupi" e mi pare di aver avuto anche uno scambio di e-mail, tempo fa, con l'autore... aveva risposto ad una lettera che avevo mandato a "la stampa". mai stata pubblicata, però mi aveva appunto risposto lui.
    una noia mortale, dici... e allora non andrò a cercarlo in biblioteca ;-)

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  4. quello che mi infastidisce parecchio, marzia, soprattutto quando si parla o si scrive di montagna, e' la retorica caramellosa.

    Mi piacerebbe sentire cosa ne pensa uno dei tuoi amici pastori, uno dei miei contadini di quassu', un alpinista, uno che in montagna ci vive, della "fantasia è un pezzo di stoffa che freme su un valico" e "delle forre, delle sorgenti, delle nuvole e dei venti, delle cime e degli abissi dentro di lui" eccetera eccetera. suvvia, un po' di sobrieta'! :D

    Non ho letto altro di suo ma non credo di aver voglia di approfondire.

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  5. Ah, che stroncatura meravigliosamente circostanziata! Trapela irritazione da ogni riga e io sto ridendo da dieci minuti facendo sìssì col capino :)

    Gli è, cara Francesca, che scrivere di natura senza scivolare nell'enfatico e nell'eroico da un lato, nel melò e nel depressivo dall'altro, nel new-age da un altro ancora etc. (ma quanti lati ci sono?) non è cosa facile.

    E non è facile particolarmente per noi italici che, gratta gratta, siamo tutti figli degeneri del Pio bove e del del Fanciullino (è da un pezzo che ce l'ho in bozza, questa sparata, ma siccome sono stata privatamente diffidata dal parlare male del Pascoli, uff, la lascio qui).

    :) *

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  6. equipaje, ho pochissime certezze, ma di queste una incrollabile: del pio bove non sono figlia! :P

    ;) *

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