martedì 21 luglio 2009

Un piccolo passo, un balzo culturale enorme

Foto JRRT

La mia nonna, nata ai tempi delle candele e dei carri trainati dai cavalli, che non aveva ancora capito come funzionasse un interruttore, passò questa notte, 40 anni fa, davanti alla TV.

Il giorno dopo aveva le gambe gonfie, era stanca morta, irritabile e più incazzosa del solito (e ce ne voleva!), ma era ben conscia di aver assistito a qualcosa di immenso: lei c'era, quando Armstrong mise il primo piede umano sulla luna.

Armstrong ha fatto il famoso grande passo, ma mia nonna? Ogni tanto ci penso: quando è nata, le automobili erano così:

Benz Patent-Motorwagen "Velo". fonte Wikimedia commons

La luce elettrica, in paese, non esisteva: studiò poco, quel che serviva a una figlia femmina, alla luce delle candele, che di giorno c'erano i fratellini da accudire, la campagna, le vacche, la casa, i vecchi nonni da badare, l'acqua da andare a prendere alla fontana pubblica, i panni da lavare a mano...

Andò in viaggio di nozze, in carrozza che si era sposata con uno "solido", da Tuenno (val di Non) a Riva del Garda. Suo marito era cancelliere al tribunale, mica paglia, poteva permettersi la carrozza: un paio di giorni di strada, allora. Un'ora e mezza quando c'è traffico, adesso.

Quando è nata i fratelli Lumière erano agli inizi delle loro sperimentazioni, la radio di là da venire, la televisione nemmeno immaginata, la luna calendario per le semine, per l'imbottigliamento del vino, per le mestruazioni, per le nascite, le variazioni meteorologiche. Che ci si potesse passeggiare sopra era un'idea da ubriachi o da sognatori.

Lei, una vecchia cornacchia non molto simpatica, ha attraversato tutto questo. In 87 anni di vita ha visto le carrozze e il LEM, il grande viaggio a Riva del Garda e quello sul Mare della Tranquillità.

Nonna Alba, primi del '900.

Per forza siamo un pochino scombiccherati: come si può passare dagli asini ai missili in 2 generazioni, quando fino ad allora i mutamenti si misuravano nell'ordine delle centinaia di anni, senza rimanere un po' sconcertati?

La tecnologia corre più veloce dei mutamenti culturali, la ricerca scientifica più veloce dell'etica, la corteccia cerebrale si appoggia sul cervello del serpente che non riesce a star dietro all'evoluzione scientifica. Noi siamo gli stessi dei tempi degli egizi, il mondo che abbiamo costruito invece no.

Così sconcertati che tuttora in molti non riescono a crederci che, piccolini e un po' scemi come siamo, siamo arrivati sulla luna.

5 commenti:

  1. Ciao Mosco :-)

    ma che? forse la tua nonna direbbe ora era meglio quando la luna la si guardava e basta? Che forse allora le cose giravano meglio ? Nel senso che c'era ancora la voglia di sperare in un futuro nuovo, migliore di quanto loro avevano vissuto ? che c'erano i presupposti per sognare, per avere ideali. Ora la tua nonna potrebbe dire che non c'è più niente di nuovo da scoprire. Che quel grande passo ci ha involuti nella nostra sapienza. No, perche' quella tua nonna saprebbe ancora trovare la voglia di inventarsi una vita di speranza, cosa che forse non riusciamo piu' a fare noi.
    In fondo e' stata romantica l'epopea della scoperta della luna ma forse e' stato anche un bluff, nel senso che all'epoca era stata improntata pricipalmente come corsa e gara con l'Urss mentre tutto il mondo credeva che fosse il grande passo per l'umanità.
    Anch'io rimasi alzata tutta la notte quella notte, avevo 12 anni ed invece che pensare a "smorosinare" pensavo a come avrei potuto diventare astronauta; Ero la barzelletta di casa, scrissi una lettera a Neil Armostrong, dichiarandogli tutto il mio grande amore... immagino che quella lettera starà ancora girando per lo spazio :-)))
    Era così intensa la cosa che ieri i miei amici e famigliari mi hanno mandato gli auguri di Buon 40 esimo Allunaggio :-))))) Mia figlia rideeee...rideee !!!! pero' pensare che son passati 40 anni!!! meglio non pensarci dai!

    ciao Loriz

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  2. sai che l'altro giorno parlavo proprio di queste cose, dell'enorme balzo in avanti (??) degli ultimi 100 anni?
    non è che abbiamo corso troppo? non è che non sappiamo più bene dove stiamo andando e perchè????

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  3. Mi accorgo che stiamo TUTTI parlando dell'eccessiva accelerazione del mondo, della fatica per rimanergli non dico al passo ma almeno non troppo indietro.
    In cambio abbiamo prodotto una generazione che invecie di gridare "noi cmbieremo il mondo" mormora "io speriamo che me la cavo"

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  4. Me emocionó leer la historia de tu abuela. Cuánto sentimiento!
    Un abrazo de Elisa, de Bahía Blanca, Argentina.

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  5. Francesca,
    indubbio che l’evoluzione dell’animale uomo sia ancora quella lenta che ci ha portato ad essere ciò che siamo in qualche decina di migliaia di anni. In fin dei conti fisiologicamente reagiamo alla paura esattamente come i nostri antenati che vivevano nelle caverne e dovevano affrontare le “prede” per procacciarsi il cibo. Francamente meno male che sia così. Sono un po’ più perplesso sul concetto di accelerazione dell’ultimo secolo. In fin dei conti tutto è relativo e deve essere commisurato con il periodo storico ed il contesto nel quale si vive. Pensa cosa è stato il XVI secolo in Europa, probabilmente alla fine di quel secolo per assurdo molte persone avrebbero potuto trarre le stesse conclusioni. Un accelerazione spaventosa nelle arti, nelle scienze, nelle esplorazioni, tanto che le espressioni più conservatrici della società, quali ad esempio la chiesa, almeno quella cattolica, le tentarono tutte per cercare di bloccare dei processi inevitabili (non finirò mai di apprezzare Gian Battista Vico……). Oggi in fin dei conti è la stessa cosa, sicuramente un gran balzo in avanti della tecnologia, un po’ meno nella scienza. C’è ancora tanto da studiare nell’infinitesimamente piccolo, tanto da esplorare e tanto da fare per salvare questa terra. Se poi tutto questo coincida con lo sviluppo di una etica morale, scientifica, sociale, religiosa che fa a pugni con quanto viene manifestato tutti i giorni non te lo so dire. Forse le stesse contraddizioni esistevano anche nel XVI secolo. Chiudo con un brano tratto da una canzone degli anni ’50 di Enzo Jannacci, è un richiamo ad una luna particolare:
    “La luna l'è ona lampadina...tacata in sul plafun E i stell paren limon traa in dell'acqua, e mi sont chi, 'nsul marciapee che cammini avanti e indreé, Lina………”
    Forse quel mondo lì era più vicino a nonna Alba, la gente viveva quasi come 50 anni prima. C’è chi come ve me ha avuto la fortuna di nascere in quegli e di portare in bocca il sapore di una fanciullezza dove le città erano mondi ancora vivibili. Oggi stiamo traghettando verso un mondo completamente diverso, un po’ come per le scoperte di Galileo. Se siano meglio o peggio ognuno si tiene la risposta nel segreto della propria coscienza. La realtà è che il mondo dopo Galileo è andato avanti e così spero che accada per i prossimi cinque secoli. Ciao Guido

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