giovedì 15 ottobre 2009

ISPRA: Rapporto sul clima

ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale

Gli indicatori del clima in Italia nel 2008. Anno IV
data pubblicazione: Settembre 2009

ISBN 978-88-448-0315-5

Testo in formato .pdf scaricabile 

"Il quarto rapporto sul clima in Italia illustra l’andamento nel corso del 2008 dei principali indicatori climatici derivati dal Sistema nazionale per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione dei dati Climatologici di Interesse Ambientale (SCIA, www.scia.sinanet.apat.it), realizzato dall’APAT (oggi ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in collaborazione e con i dati degli organismi titolari di molte delle principali reti osservative presenti sul territorio nazionale: il Servizio Meteorologico dell’Aeronautica Militare, l’Unità di Ricerca per la Climatologia e la Meteorologia applicate all’Agricoltura (ex Ufficio Centrale di Ecologia Agraria), il Servizio Mareografico dell’ISPRA, nove Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente (ARPA), il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS) e Meteo Trentino. Complessivamente, nel 2008 gli indicatori di temperatura e precipitazione sono stati derivati da circa 760 stazioni distribuite sull’intero territorio nazionale."

4 commenti:

  1. Vincenzo Zappalà, planetologo e scienziato, la pensa diversamente. Non crede molto alle certezze che ci vengono propinate. Ciò che scrive è interessante e va letto, comunque la si pensi. Vi paso un piccolo brano di cose da lui scritte. Fanno pensare.


    "" -Vi è troppo potere e troppi soldi che “obbligano” a sostenere il riscaldamento globale
    e l’isterismo che ne deriva. Alcuni esempi. Fondi enormi dell’ONU vengono elargiti
    ad imprese che proclamano di dedicarsi alle fonti energetiche alternative (la maggior
    parte delle quali sono solo progetti di facciata senza alcun risvolto veramente solido).
    Pochissimi soldi vengono invece dati per la fusione fredda (chissà mai se ci
    arriveremo …). Perché? Beh … semplice: l’acqua non costa praticamente niente e le
    imprese non potrebbero specularci sopra. E poi tutti avrebbero a casa loro la materia
    prima per ottenere energia … e dove finirebbero le povere multinazionali?
    Ricordiamoci anche che le tanto decantate pale eoliche ed il Sole stesso (se non si
    migliorano i ricettori con spese mostruose) sono solo palliativi. Al limite sarebbe
    perfino meglio il nucleare della nuova generazione a tempo di decadimento ultra
    accelerato … Ma ancor più importanti sono le tasse che si stanno imponendo sul
    carbone ed i suoi derivati, sull’utilizzo delle automobili che contemporaneamente si
    spingono a comprare. Tasse che paghiamo tutti noi agli Stati e quindi ai potenti, per
    paura di finire distrutti in una terra moribonda. E poi i permessi per utilizzare gli
    elementi “cattivi”, dati solo a pochi e gestiti dalle banche. Le compagnie
    d’assicurazione che intervengono per preservare i cittadini contro le catastrofi
    climatiche. E mille altre alchimie … basta cercarle.
    Inoltre, troppi politici usano l’alibi dei cambiamenti climatici per imporre regole e
    burocrazie con subdoli e macroscopici ritorni di interesse personale. Ma dirò molto di
    più: anche se si provasse in modo definitivo che l’IPCC sta dando solo risultati
    sbagliati, l’isterismo dovrebbe essere mantenuto a tutti i costi, anche a costo di
    mentire spudoratamente e far tacere gli scienziati veri. Infatti, immaginate, per un
    istante, che l’opinione pubblica realizzasse che la CO2 è del tutto innocente? La
    prima ovvia implicazione sarebbe che il mondo non avrebbe bisogno del protocollo
    di Kyoto e nemmeno di qualcosa di ancor più raffinato. E questa, pensateci bene,
    sarebbe una catastrofe epocale per le finanze dei paesi ricchi. Come potrebbero ad
    esempio imporre freni durissimi ai paesi del terzo e quarto mondo, che vorrebbero
    finalmente permettersi quell’energia che gli è da sempre stata negata? No, loro, i
    miseri, non devono poter dividere una torta così ghiotta con i paesi civili. Per fare
    andare avanti noi e la villa di Al Gore che consuma come una cittadina di 5000
    abitanti, bisogna che qualcuno rinunzi all’energia e possa essere continuamente
    ricattato per ottenere una misera fettina di torta in cambio delle sue fantastiche
    materie prime (Congo, Brasile, ecc.).
    Concludiamo qui, non voglio certo sconfinare nella politica più bieca ed arrivista. - ""

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  2. Non capisco, Anonimo: e quindi? Forse non e' il riscaldamento globale, forse non e' la CO2, forse sono le multinazionali e il complotto pluto-giudaico...

    Insomma che facciamo?

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  3. Grande Francesca,
    credo che tu sei stata anche fin troppo "brava".... C'è un fondo di verità in quel dice il nostro "anonimo", anche se non credo che se ne sia reso conto.
    Tutti quanti noi viviamo in una scatola chiusa che nel suo complesso riesce assorbire un massimo di energia prodotta. Fino a quando questa la producevano al massimo un miliardo di persone, cioè noi, io, tu ed il nostro anonimo, andava bene. Quando invece pensiamo che 5/6 miliardi di persone debbano produrre la stessa energia, di quanta ne stavamo producendo noi, la scatola esplode. A questo punto la domanda che mi pongo e che pongo a te all'anonimo e chi scrive e scriverà al di là delle parole.... siamo disposti a fare veramente un passo indietro, cioè a consumare meno, ognuno di noi faccia il suo bravo esame di coscienza......
    Per quel poco che ti conosco, blog e qualche telefonata, secondo me tu appartiene a quella stretta cerchia di persone che sarebbero disposte a fare il fatidico passo indietro, non solo a parole, per il bene di tutti. Altri non so, ciao

    Guido

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  4. il discorso dell'anonimo commentatore mi sembra, guido, e anche quello di Zappalà letto così, fuori contesto, che magari il senso era ben diverso, un bel calderone di cose vere, di altre possibili, altre supposte o insinuate, che a loro volta mantengono ben alto l'isterismo.

    C'e' chi ha interesse a sponsorizzare l'ipotesi del riscaldamento globale, chi invece la vuole negare, ognuno pro domo sua. Chi strilla pro idrogeno contro le multinazionali del petrolio, per esempio, non dice quanta energia servirebbe per produrlo, questo idrogeno combustibile, e cosi' via. Tutti a dar la colpa a qualcun altro, alle multinazionali, ai capitalisti, agli imperialisti, sempre a qualcun altro, ai complotti plutogiudaico-massoni di buona menoria, sempre altro. Sempre gli stessi discorsi che han portato fin qui. Quindi ci si rimbalza la palla e si sta a guardare e a pontificare ma non si e' mai i primi a muoversi.
    La sai la storiella dell'incendio che brucia la foresta, e tutti gli animali si precipitano a far qualcosa per spegnere il fuoco.

    Un elefante, che si affanna avanti indietro dal fiume per fare il pieno di acqua con la proboscide, guarda preoccupato un colibrì che si prodiga anche lui a raccogliere acqua con il becco: "ma cosa fai, mettiti in salvo, ci vuole ben altro per spegnere un incendio cosi' grande che le tue goccioline!"

    E il colibrì: "mah, servirà a poco, ma anch'io faccio la mia parte"

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