martedì 27 ottobre 2009

Il bello, il brutto e l'irrimediabile

Albergo in Val di Sole (si vede che è decorato di rosa e azzurro?)

L'altro dì mi è arrivato "La Val", bollettino quadrimestrale del Centro Studi per la Val di Sole, che si apre con un editoriale di Alberto Mosca, studioso, scrittore e membro del direttivo dell'associazione. Mosca riferisce del convegno, organizzato da Italia Nostra il 19 settembre, che ha raccolto un'ottantina di persone in un magnifico vecchio palazzo solandro, attorno ad un argomento che, come ben sa chi mi legge perche' l'ho doverosamente già annoiato in proposito, mi sta parecchio a cuore: "Paesaggi sensibili - Il paesaggio storico, risorsa per il futuro: riferimenti alla Val di Sole”.

Incollo qui il suo editoriale, poi, a rate, che è roba lunga e noiosa, parte dei commenti usciti sui quotidiani a ridosso del convegno.

"I PIÙ BELLI E QUELLI CHE SONO ANCORA IN TEMPO

di Alberto Mosca

La Val di Sole è ancora in tempo: oggi si gioca il suo futuro, la scelta tra conservare e valorizzare il pro­prio "paesaggio sensibile" ovvero distruggere il pa­trimonio storico dato da secoli di storia e cultura. Questa, in estrema sintesi, una delle conclusioni cui è approdata la recente giornata di studio che Italia Nostra ha portato a Terzolas per parlare di "pae­saggi sensibili" e in particolare di "paesaggio storico, risorsa per il futuro" prendendo a riferimento la Val di Sole. Un tema sul quale torneremo. Tante sono state le brutture, le violenze, le distru­zioni di memoria portate avanti in questi ultimi anni, ma tanto rimane intatto e bisognoso di cura e rispetto, per dare a noi una cultura viva e consa­pevole e al turismo quella qualità così necessaria per vincere le sfide dei mercato odierno. Altrimenti avremo presto tante "pizzerie napoletane" (così è stata definita casa Framba di Cogolo dopo il de­vastante lavoro di "recupero" di qualche anno fa) e nessuna testimonianza tangibile di secoli di vita sulla montagna solandra.-"

Prima... Dopo
Casa Framba com'era non l'ho trovata, ma anche casa Mocatti a Monclassico rifatta in stile tirolese rende bene l'idea. (fonte Questotrentino che dedicò già nel 2006 all'argomento un articolo interessante: Vandali in casa


"I relatori, assai qualificati, hanno mostrato via via l'evoluzione dei paesaggio urbano solandro dalla metà dei XIX a oggi, alcuni casi tra i più eclatanti di malgoverno dei paesaggio, in più di un caso trattati anche sulle pagine della nostra rivista. In questo senso giova ricordare che, nel lontano 1999 proprio La Val lanciò un dibattito, che si rivelò assai vivace e non privo di accenti in­fuocati, sulla "metamorfosi di un paesaggio", con un convegno dedicato e ricco di contenuti. Purtroppo in molti casi rimasti lettera morta. Ma il malgoverno dei territorio solandro, è emerso dalla giornata di studio di Terzolas, è per la maggior parte imputabi­le alla fine della tutela dei paesaggio a livello com­prensoriale: consegnare ai comuni competenze così importanti e delicate, caricando le fragili spalle delle commissioni edilizie della tutela dei territorio ha provocato gravi scompensi, come dei resto ammes­so dagli stessi funzionari provinciali presenti come relatori alla giornata di studio: con buona pace di chi, anche tra i nostri sindaci, si dice convinto che in questi ultimi anni non sia accaduto nulla di grave. Nella speranza che la nuova comunità di valle, ov­vero ritornando ad un modello di gestione sovra­ c
omunale dei paesaggio, possa dare quelle risposte così necessarie. Le decine di esempi proposti, le im­magini eloquenti, ben distribuite lungo tutta la valle, ci dicono che tanti errori sono stati fatti. Ma ci con­fermano altresì che parliamo ancora di episodi, fre­quenti sì ma che non sono la normalità."

Mezzana, Val di Sole.

"II messaggio finale dato dalla giornata è stato positivo: siamo a un punto di non ritorno, oltre il quale vi può essere la rovina totale o al contrario una presa di coscienza che ci permetta di essere i migliori gestori dei pa­esaggio solandro. Insomma, siamo ancora in tempo. A patto che amministratori, progettisti, committenti prendano coscienza dei propri ruoli, accantonando per sempre quel sistema paesano di commistione di interesse, quel sottobosco di convenienze che fanno l'interesse dei momento ma ci privano di un bene di lungo periodo. E a ben vedere il paesaggio è l'unico vero bene che rimane alla valle, sia in termini di identità che di vendibilità turistica. Nel frattempo, a pochi chilometri da noi, altri paesi trentini, Rango di Bleggio e San Lorenzo in Banale festeggiavano con oltre 70 delegazioni provenienti da tutta Italia il quarto "Festival dei Borghi più belli d'Italia". Profumi e sapori da tutte le regioni italiane (mancavano solo Valle d'Aosta e Sardegna) arrivati per celebrare la capacità di alcuni borghi "i più belli d'Italia" di mantenersi intatti nella fisionomia data loro dalla storia e dalla cultura locale."

Val di Sole, arredo urbano

"Borghi che nel passato hanno pagato e duramente, uno stato di isolamento e di arretratezza che ora diventa la loro principale ricchezza, una vera e propria miniera d'oro che li porta a essere conosciuti e valorizzati a livello nazionale. E nel corso del convegno legato al Festival, nella cornice di Castel Stenico, il prof. Massimo De Marchi, docente di geografia sociale all'Università di Padova, ha sottolineato argomenti che potremmo fare nostri, nell'ottica di un nuovo rapporto con il paesaggio. Esso deve diventare, ha spiegato De Marchi, "patrimonio sociale" degli abi­tanti di un luogo, grazie alla costruzione di identità, unione e partecipazione. Serve che il borgo diventi proprietà collettiva, paesaggio della cittadinanza: un paesaggio costruito che sia anche paesaggio sociale. Perché è di tutti, e tutti ne siamo responsabili."

Tutti ne siamo responsabili!

6 commenti:

  1. scusa, mi spiegheresti che rappresenta l'arredo urbano dlel'ultima foto???? io non riesco a capirlo... ;-)

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  2. Ceto che fanno passare la voglia di frequentare certi posti. Rivedendo i tuoi post recenti se non altro si intravvede nell'orrore una certa continiutà di stile: la mano (brutta) sembra sempre la stessa. A Mezzana basterebbe mettere in condizione di non nuocere un solo architetto?

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  3. Che tristezza. Tanti, tanti anni fa, da piccola ogni tanto con i miei si andava da BZ in vari paesi del Trentino per incontrare amici di mio padre. Mi saltava subito agli occhi la differenza di architettura, di materiali, di stili con l'AA/ST e, osservando meglio, notavo anche le differenze fra una zona e l'altra. Ora dalle foto mi pare che si stia ridisegnando tutto secondo l'immagine (artefatta anch'essa) dello stile 'tipico tirolese'.

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  4. dunque, marzia, me lo sono fatto spiegare anch'io che conosco perfettamente la storia di quella piazzetta, perche' faticavo a capirlo: l'opera d'arte vorrebbe rappresentare il fuoco e l'acqua che lavorano insieme nella bottega del fabbro ferraio, che aveva l'officina lì accanto. Dopo aver distrutto tutto quello che di autentico c'era, ne mettono il ricordo sotto forma di "scultura"

    Non mi ci far pensare che mi incazzo di nuovo!

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  5. Silvia, ho una magnifica collezione di "tipico tirolese" in tirolo, da postare un po' per volta :S

    Mi rattristano moltissimo le nuove costruzioni, finte e kitsch, ma quando hanno un autentico da restaurare, che basterebbe rispettare, e ne fanno scempio mi cadono le braccia. Ondeggio fra lo scoramento e un'inutile incazzatura.

    Baricco non lo sopporto, ma quanta verita' c'e' nei suoi barbari?

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  6. Lo scoramento raddoppia nel vedere come vengono appiattiti diversità e identità nel nome di un modernismo che è vecchio già nel concetto di rapina. Pazienza nelle periferie delle città, dove si parte dla nulla e allora si affiancano chalet "alla tirolese" e villette a schiera "alla provenzale" (ehm... parliamo di case o di pastasciutte?), ma dove esiste(va) una tradizione - intesa come modo di costruire che utilizza mezzi, risorse e conoscenze - concordo sul fatto che il moderno per il moderno vada usato con la massima cura.

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