lunedì 10 novembre 2008

San Martino

San Martino - affresco di Simone Martini (Fonte Wikimedia Commons - copyright Zenodot Verlagsgesellschaft mbH licenza GNU Free Documentation License)

Ci vuol ben poco a diventar santi, pensavo da ragazzina. Quel bel signorotto ben vestito seduto sul cavallo ha poco da sentirsi buono: bella forza, dividere il mantello a metà, manco glie l'avesse dato tutto al poverello. Così, o non basta per nessuno e Martino ha fatto una scemenza, o basta per entrambi e allora che buona azione è?

Mi è diventato più simpatico da quando so che è un San Martino sincretistico che si festeggia domani, a cavallo fra il santo cattolico, protettore dei viticoltori, e il pagano Bacco, dio del vino, che si festeggiava alla fine dell'anno agricolo quando i lavori dei campi erano finiti, il raccolto messo al sicuro, e si poteva alzare la testa dalla terra.

A San Martino si dovevano pagare i debiti, si riscuotevano i crediti, ci si sposava, soprattutto se l'annata era stata buona, si rinnovava l'enfiteusi, si rinegoziavano i contratti di mezzadria. Ancor'oggi "fare san Martino" in veneto vuol dire traslocare.

In Trentino Alto Adige ogni paese ha la sua festa di San Martino. Famosa è quella di Predazzo dove i ragazzi accendono 5 grandi falò in punti panoramici sopra i rioni del paese, attorno ai quali fanno più casino possibile con trombe, campanacci, tamburi per poi scendere in paese e continuare la festa nei loro rioni.

In diversi altri paesi i giorni precedenti la festa i bambini costruiscono lanterne di varie forme e colori e l'11 novembre appena si fa buio insieme ai genitori sfilano per il paese con le lanterne accese. Spesso la processione termina in chiesa dove si ricorda il santo o dove si rende grazia per il raccolto.

gries

Parrocchiale di Gries e convento dei frati Benedettini

Gries è un quartiere di Bolzano che fino al 1925 era comune autonomo, separato dalla città di Bolzano dal fiume Talvera. E un po' paese autonomo è rimasto, con le tradizioni di un paese tedesco, il suo costume, la sua banda, i suoi pompieri volontari, la sua compagnia di Schützen, la sua sagra, i suoi contadini (il famoso e premiato vino Lagrein della cantina Muri viene dalle uve del vigneto del convento dei Benedettini di Gries). E il suo San Martino.

lagrein

Lagrein

Ieri, domenica che precede la festa del santo, la parrocchia di Gries ha celebrato la fine dell'anno agricolo con una cerimonia di ringraziamento per il raccolto in chiesa e con una processione.

chiesa gries

Parrocchiale dei Benedettini di Gries. Al centro della foto un trionfo di frutta che viene poi portato in processione dai giovani maschi

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Davanti all'altare un carro pieno di ortaggi

gries_costume

Particolare di un costume femminile

gries_archi

Archi di spighe

gries_gonfalone

Particolare di un gonfalone

(per non farla troppo lunga, segue nel prossimo numero)

11 commenti:

  1. anche qui fè san martin vuol dire traslocare... ed i margari, per questa data, dovevano liberare la cascina e cercarne una nuova per l'inverno, oppure rinnovare l'affitto.

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  2. In altre zone il compito di proteggere i traslocanti era affidato a San Michele: era diversa la data di scarenza dei contratti per mezzadri ed affittuari delle terre. Se non ricordo male in quel polpettone che è Novecento di Bertolucci c'è una scena specifica su questo momento, ambientazione padana, sugli argini tra le nebbie.

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  3. San Martino è ancora molto sentito e festeggiato a Venezia: i bimbi vanno in giro con pentole,coperchi e attrezzi vari facendo rumore e cantando filastrocche per raccogliere caramelle, dolci e offerte. E' usanza poi preparare -o comunque mangiare- un dolce/biscotto a forma di cavaliere (con tanto di cavallo e mantello) decorato con confetti colorati,glassa, etc. Oggi lo si trova nelle latterie e finanche negli ipermercati.

    E' interessante vedere come, in generale, dal lontano Nord celtico (vedi l'origine di Halloween) fino alle sponde del Mediterraneo,in tutte le culture popolari europee discendenti da economie basate sull'agricoltura e l'allevamento, si ritrovino riti molto simili, più o meno nello stesso periodo, quando la terra veniva messa a riposo prima dell'inverno.
    Si facevano offerte ai morti e/o ai bimbi come segno di buon auspicio per il nuovo anno che sarebbe inziato. Con l'evoluzione poi della società e dell'economia, quello divenne anche il momento in cui si 'tiravano le somme'(scadenza dei contratti agrari, etc..).

    Ciao.
    Silvia
    p.s.Bellissime le foto della festa a Gries!Sai che in tutti gli anni che ho abitato lì vicino non l'ho mai vista?Solo una volta ho notato i 'resti' sul sagrato..

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  4. meristemi, io mi ricordo una scena sugli argini con la nebbia nell'altro polpettone, quello di Olmi, l'albero degli zoccoli.

    Con gli altri mezzadri che guardano dalla finestra seminascosti la famigliola caricare sul carro le sue quattro cose e andarsene nella nebbia e nel gelo senza sapere dove. Senza una parola di conforto, senza una pacca sulle spalle, senza un briciolo di com-passione.

    O impotenti e sgomenti, come si dice altrove? cmq una tristezza infinita.

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  5. Silvia, sei a Venezia, ora? Che coincidenza, ci ho abitato per piu' di 10 anni per motivi di lavoro e i putei che bate i coerci me li ricordo molto molto bene :)

    E ci ho lasciato un bel pezzo di cuore, laggiu'.

    Tantissime feste hanno radici celtiche o comunque pagane, legate ai ritmi della terra e delle stagioni, delle lune e del sole. Le festività cristiane si sono sovrapposte a quelle, compresi natale e pasqua.

    Anch'io ho visto la festa per la prima volta domenica scorsa. E abito a bz da innumerevoli anni. Poi ci si lamenta che non riusciamo a integrarci, tedeschi e italiani: non facciamo grandi sforzi per condividere nulla, mi pare. Noi altoatesini di lingua italiana per primi.

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  6. In realtà San Martino viene festeggiato oggi in qualche caso si come un polpettone melenso. La realtà della pianura padana fino agli anni '50 era cmq quella descritta sia da Bertolucci che Olmi. Le terre erano ancora in mano ai padroni (c'era ancora lo jus primae noctis, in qualche caso ancora praticato) e la realtà era che chi era inviso, l'11 di novembre prendeva il suo carro e se ne andava. La vita non era affatto quella di oggi dove abbiamo tutto e quando vogliamo fuggire dal quotidiamo cerchiamo "slow food". No allora il mondo, quello bello, era veramente per pochi e per gli altri la maggioranza una gran miseria. Peccato che a distanza di meno di un secolo siamo passati dalla parte opposta in funzione del benessere diffuso stiamo distruggendo il mondo. Come al solito il punto di equilibrio è una cosa da difficile da rangiungere e da mantenere. Per questo credo che il nostro compito principale sia quello di essere di esempio e dialogare con le nuove generazioni, aiutarli a capire quali saranno i valori veri e quelli da combattere.
    Ciao Guido

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  7. Io di santi non me ne intendo tantissimo, ma conosco quello che ha fornito il kohlrabi per il carretto

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  8. oscar, tu? o è quel contadino di san maurizio che fa il mercato il martedì in piazza mazzini e il venerdì in piazza municipio? che, obiettivamente, ha dei cappucci notevoli e del quale ho appena finito di affettarne uno? :P

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  9. Guido, questa festa è solo per loro. Niente turisti, non c'erano estranei lungo la processione, solo qualche automobilista scocciato perche' doveva aspettare ben 10 minuti, alle 14 di una sonnacchiosa domenica novembrina e con percorsi alternativi praticabili. C'era solo una tizia con in mano una fotocamera, che pero' proprio estranea non e' visto che abita nel quartiere da sempre ;)

    Guarda, io mi ricordo mia zia a lavare il bucato alla fontana in piazza, anche d'inverno. Le camere senza riscaldamento, i letti con lo scaldin o "la monega", la cucina con la stufa economica. Mia madre si svegliava la mattina con l'acqua nel bicchiere congelata, i piccolini fra i 10 fratelli della mia amica dormivano, ma sul serio, nei cassetti del canterano. Io ero una fortunata, vivevo in citta' e stavo bene, ma in paese a dormire in 8 nella stessa stanza erano in parecchi.

    Quindi sto molto attenta con le nostalgie, a non scordarmi le cose come stavano. Quella non era semplicità, era proprio povertà.

    pero' ora siamo esagerati dalla parte opposta, quello che ai miei nonni pareva opulenza ora pare poverta', e tutto a spese di chi non ha abbastanza per mantenersi in vita.

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  10. No Franci, non sono più neanche a VE (lì ho studiato per 5 anni): ora abito nella città natale di Simone Martini (combinazione, l'autore dell'affresco riportato nella foto del post...).
    Qui non ci sono nè monti nè fiumi...in compenso ci sono molte pecore.
    Di usanze particolari per san Martino qui vicino non ne ho viste.Indagherò.
    Ciao
    Silvia

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  11. Be', Silvia, non ci saranno ne' monti ne' fiumi (l'Amiata come lo conisderi, peraltro?) ma ci sono le crete, e alcuni dei posti piu' belli del mondo. (dopo le dolomiti, eh ;)

    Hai vissuto in posti e citta' talmente belle, tutte, da togliere il fiato :)

    E' un pezzo che non torno da quelle parti, devo metterci pezza; magari in primavera, che ci sono sempre stata in autunno.

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