La notizia bella la saprete tutti ormai: Tami è tornata, con una vetta in meno ma un bel po’ di esperienza in più rispetto alle previsioni. E qui si tira un bel respiro di sollievo.
La vetta non si sposta, e lei è giovane giovane e con un sacco di tempo davanti: avrà modo di prendersi le sue soddisfazioni.
Nell’angolino in basso a destra, il rifugio Puez
Ci siamo passati tutti al rifugio Puez, una volta o l’altra. Chi a dormire, chi a bersi una birra lungo l’Alta Via N.2, chi salendo dalla mefitica rampazza in fondo alla Vallunga che è proprio lunga eterna, chi meno faticosamente con la funivia che taglia un bel po’ di fatica. E di solito trovava bel po’ di gente: il Puez è costruito in uno dei posti più belli delle Dolomiti e quindi è uno dei rifugi più trafficati. In mezzo al casino, efficiente e un po’ brusco, Oscar Costa a domare il gregge di escursionisti.
La mattina invece, se non si aveva fretta, quando gli escursionisti di giornata non sono ancora arrivati e quelli delle alte vie se la sono già data a gambe, allora Oscar si prendeva un po’ di tempo per 4 chiacchiere. Un discorso sui pastori che “qui sono ancora tutti dei nostri, non come altrove che ci sono solo romeni”, una dritta sul sentiero più panoramico, un caffè insieme.
Ecco, Oscar non c’è più. Lo hanno cercato per due giorni, ostacolati dalla nevicata precoce dei giorni scorsi, e l’ha trovato il fratello, poco sotto il sentiero che avrebbe potuto percorrere a occhi chiusi, con ferite alla testa, rannicchiato, assiderato, a trecento metri dal rifugio che la sua famiglia gestisce da decenni, che lui non ha mai lasciato, dove è arrivato con i genitori quando aveva appena 6 mesi.
Il vecchio rifugio Puez
“Stando alle ipotesi avanzate da chi ha rinvenuto il cadavere” riporta il quotidiano Alto Adige di oggi, “Oskar Costa sarebbe scivolato, forse addirittura in un laccio delle ghette, procurandosi gravi lesioni alla testa e perdendo quasi subito conoscenza”.
Era salito domenica mattina al rifugio, chiuso da fine settembre, per fare dei lavoretti: una scarpinata di un’ora e mezza da dove aveva lasciato l’auto. Verso mezzogiorno una telefonata alla moglie: “Sto scendendo” poi il silenzio.
Rifugio Puez
«Oscar era un uomo che impersonava la montagna e il Cai. È stato eletto (presidente della sezione della Val Badia. N.d.f.) nel 1989 succedendo al padre Pire ed è sempre stato riconfermato all’unanimità.» dice con rammarico il segretario della sezione Fortunato Flatscher al quotidiano di oggi .
E il pensiero corre alla sua Alma, con la quale la montagna non è stata molto generosa: 5 anni fa è infatti morto Ivan, il loro figlio di 21 anni, andato a schiantarsi con lo slittino contro una motoslitta, in un posto quasi piano, su una pista larga 60 metri.