lunedì 21 dicembre 2009

Solstizio d’inverno

Adventskranz

“Vero papà che il Bambino Gesù fa diventare queste notti corte corte così arriva prima natale?”
“Enno, non funziona così: sono le notti più lunghe dell’anno queste”

Sarà stata la vigilia di natale dei 5 anni quando iniziai a dubitare: il bambin Gesù o non poteva o non voleva accorciare le notti per i bimbi impazienti. Forse non era onnipotente, o era un bambinetto tignoso e per nulla simpatico: queste notti qui, proprio queste, le più lunghe dell’anno?

Forse non era neanche lui a mettere i doni sotto l’albero.

“Papà, ma è davvero il bambino Gesù che porta i regali?”
“Finché credi che sia il bambino Gesù, li porta lui. Quando non ci credi più non è più lui”.

Ho provato a crederci ancora con impegno, ma non ha funzionato. Vedi un po’ che strano caso fece di me una scettica razionalista :D

(Si, è il mio Adventskranz, e domani faccio anche l’albero, perché?)

/me o della coerenza ;)

domenica 20 dicembre 2009

Talpe e montagne

L’uomo non inciampa nelle montagne, ma nei cumuli di terra smossi dalle talpe

Confucio
(fonte: Giampaolo Visetti, Mai una carezza. Storie del mondo che dobbiamo cambiare, Baldini Castoldi Dalai, 2008. pagina 272.
Altro libro apocalittico, per tener sveglie le coscienze e le antenne belle dritte)

(Foto di PRA, fonte Wikimedia Commons, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported)

venerdì 18 dicembre 2009

Avete mai assistito a un'alba sulle montagne?

Mario Rigoni Stern

Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un’alba sulle montagne? Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall’uomo vi può dare, questo spettacolo della natura.
A un certo momento, prima che il sole esca dall’orizzonte, c’è un fremito. Non è l’aria che si è mossa, è un qualche cosa che fa fremere l’erba, che fa fremere le fronde se ci sono alberi intorno, l’aria flessa, ed è un brivido che percorre anche la tua pelle.
E per conto mio è proprio il brivido della creazione, che il sole ci porta ogni mattina.
E sentirai per esempio il canto del codirosso, poi sentirai il pettirosso, poi magari vedrai un capriolo. Sì il capriolo è un animale notturno, incominci a vedere che rientra nel bosco, lo individui e poi sparisce, l’immagine che esce da lì è quella del cervo e quando poi magari, quando il cielo è chiaro e le stelle sono sparite, ti accorgi che sopra di te vola un’aquila.
Ma prima hai sentito il brivido.

tratto da: RITRATTI Mario Rigoni Stern (1999) di Carlo Mazzacurati e Marco Paolini

inserito su youtube da maurihal100

giovedì 17 dicembre 2009

Gemellaggi

Mentre il presidente dell’Azienda di Soggiorno di Bolzano Dado Duzzi (ma ci si può chiamare Dado, mi domando?) si fa prendere da un attacco orgasmatico e dichiara «Una cosa fantastica, come non si vedeva ormai da anni!» ai numeri del torrido ponte della Madonna quando solo la domenica “centomila visitatori. 3.500 camper, 270 pullman, migliaia le auto che ieri hanno preso d’assalto la città tanto da costringere i vigili urbani a chiudere gli accessi al centro dalle 10.30 alle 16.45)(*)” […] “Anche perché - spiega Duzzi - moltissimi trascorrono il weekend qui. Gli alberghi di Bolzano sono pieni e lo stesso dicasi per San Genesio, Renon, Nova Levante, Nova Ponente, Oltradige: «Le richieste - spiega il presidente dell’Azienda di soggiorno - sono state di gran lunga superiori alla reale capacità ricettiva(*)”  lo stesso quotidiano pubblica una lettera di tutt’altro tenore:

BOLZANO DELUSIONE

Frenesia turistica: Dolomiti come Rimini? 

Mi si stringe il cuore. Un amico, che sa quanto io ami la bellezza dell’Alto Adige, mi ha spedito una scansione di un vostro articolo di domenica 6 dicembre firmato da Umberto Tecchiati e anche un indirizzo blog da andare a vedere: terrealte.blogspot.com. 

Sono una riminese, quando qui finisce la baraonda, scappo a riprendere fiato sui vostri altopiani e sulle vostre montagne. Di anno in anno però il fiato faccio sempre più fatica a riprenderlo. L’Alpe di Siusi ormai dà più tristezza che gioia, ruspe al posto delle vacche, alberghi al posto delle baite, chiese fuori contesto...  Infine gli ultimi scempi fatti attorno a Carezza, il fiato me lo hanno spezzato in gola definitivamente. 

Noi riminesi abbiamo massacrato un territorio che di bello aveva già poco di partenza e adesso ci arrampichiamo sugli specchi per cercare di renderlo turisticamente appetibile, sperando di veder diminuire l’emorragia di visitatori. Ci stiamo rendendo conto che non basta più essere i maestri dell’accoglienza che da sempre siamo, ma che occorre anche circondare con un contorno ambientale gradevole la gentilezza che diamo a chi viene in Romagna. 

All’Alto Adige qualche decennio fa forse mancava un po’ d’esperienza nel “trattare l’ospite” oggi mi pare non sia più così. Colto però da frenesia turistica ha iniziato ad emulare anche il modo romagnolo di sperperare il territorio. È un bene che una volta perso non si recupera più. State distruggendo quello per cui in molti veniamo da voi.  Vedere di anno in anno peggiorare la montagna è raggelante, fa dubitare della lungimiranza di amministratori che da sempre “qui in Italia” li si considerava esempi di sensibilità ecologica da copiare. 

Il prossimo autunno non tornerò. Non è piacevole assistere agli effetti del cancro su un corpo amato.  Non consiglierò più a chi viene da me d’estate di venire da voi l’inverno.  Quando si dà un consiglio non si vuol fare brutta figura.

Roberta Bacchini”

Caro Dado, capisco la Sua esultanza: oltre a essere presidente dell’Azienda di Soggiorno ha anche un baracchino che vende speck nella “baracchinopoli”, com’è stato definito il mercatino di Natale da uno spiritoso bolzanino, quindi affari d’oro per sé e per i mercanti della città: lei ha portato a termine al meglio il suo compito contingente.

Chissà se chi si è fatto 150 chilometri di coda in autostrada avrà voglia di tornare, magari l’estate prossima, per una settimana sull’Alpe di Siusi, se continuerà a collegare l’Alto Adige con la serenità o se lo collegherà agli angioletti Thun, allo speck Dadoduzzi, al vin brulè caro e nemmeno sto gran buono (alla fragola e alla mela, il vin brulè!), al casino galattico nel quale a malapena si riesce ad avvicinarsi alle bancarelle prendendosi a gomitate. Ma fra qualche anno forse Lei non sarà più all’Azienda di Soggiorno e quindi chissene..?

Non riesco ancora a capire se abbia senso puntare sulla quantità e non sulla qualità, sul tutto subito prosciugando le risorse della città e del territorio invece che sul “un poco per volta, ce n’è per tutti”. Ricordo quell’anno in cui l’8 dicembre un turista, dal mio tabacchino, si lamentava che in città non ci fosse più un biglietto dell’autobus, una bottiglietta di minerale, nemmeno un würstel!

Quest’anno non so, ho smesso di fumare: mi sono barricata in casa e ho atteso che passasse la buriana.

La foto ci si avvicina vagamente

Il tramonto sul Rosengarten è stato meraviglioso: il cielo era di quel violetto gelido prettamente invernale che sfuma nel rosa pallido, la montagna era di limpido cristallo. Mi piacerebbe sapere in quanti se ne siano accorti.

(*) Quotidiano Alto Adige del 7 dicembre

venerdì 11 dicembre 2009

Bitte, nicht füttern!

Per favore, NON dar da mangiare ai nostri animali!!!!

Quando arrivo al rifugio è in atto un piccolo dramma: Leni, l’asinella nata da pochi giorni, affamatissima, sta cercando la sua mamma. Ma Lilli si è eclissata da un bel po’, seguendo il solito turista cretino che non ha voluto leggere il cartello che chiede, per favore, di NON dare da mangiare agli animali e la cagnetta Dakota, indignata, non se ne dà per inteso di sostituire mamma asina.

Ma ecco che piomba Katharina, brandendo un biberon: senza tanti complimenti lo infila in bocca alla piccola che, dopo un attimo di smarrimento, pare gradire:

Una bella poppata e per finire anche un po’ di coccoli: vedrai che torna, quella sciagurata, non lascerà mica la sua cucciola da sola!

Tempo un’oretta si sente un raglio da far tremare i vetri: eccola la scavezzacollo, con l’aria di averla fatta grossa! Leni le si infila subito sotto la pancia e le cose tornano tutte al loro posto.

Perché ve la conto questa simpatica storia? Primo perché non volevo più pubblicare catastrofi ambientali, scempi, disastri, global warming u.s.w., almeno per un po’.

Poi perché quella ragazza con il biberon, non è mica parte di una famiglia qualsiasi: oltre a gestire il rifugio con professionalità insieme alla tostissima moglie da più di un decennio, il babbo, Hansjörg Lunger è campione mondiale di scialpinismo in coppia; la sorella Tamara, è anche lei campionessa di scialpinismo e, anche se ancora così giovane, alpinista di un certo livello: Simone Moro infatti l’ha definita una promessa dell’alpinismo, ma soprattutto, è la notizia di questi giorni, se la porterà, il prossimo aprile, in una spedizione sul Lhotse a coronare il suo sogno: un 8000 a 23 anni.

Ma non sto a raccontare anch’io queste cose, ci ha già pensato il quotidiano Alto Adige, dove si legge l’entusiasmo per l’avventura che aspetta Tamara, ma il buonsenso con il quale la affronterà, e diversi altri siti parlano di lei. A me piace ricordare la serenità di quella famiglia, la gentilezza con la quale Tamara ha risposto a una mia mail,  il sorriso e la verve di Katharina, quel biberon, le coccole alla somarella Leni, la serenità di quel rifugio e della sua bella famiglia.

il Latemar visto da Karneid, Cornedo, il paese di Tamara.

“Tamara Lunger è una sognatrice. Diversamente dal solito Lei non si è però limitata a vivere i sogni solo nel mondo della fantasia, ma ha deciso di dare gambe ai propri sogni e lavorare duramente per trasformarli in realtà. Questà è infatti la differenza da chi vorrebbe e di chi vuole.... Lei sa che non esistono sogni impossibili ma semplicemente ciò che cambia è il "come" e il "quanto" si deve lavorare per raggiungerli e concretizzarli. Tamara ha deciso di puntare molto in alto e dunque ciò che la aspetta è un duro ed intenso lavoro. Ma sarà il più bel modo per sentirsi viva ed autentica.....”
Simone Moro(*)

(Ma la parte più divertente della storia è stato Hansjörg quando, senza sapere di esser visto, ha preso da parte mamma asina e le ha fatto, letteralmente, la predica! :D)

Leni e Dakota

link:
(*) fonte: il blog di Tamara, trilingue
Tamara Lunger su Wiki tedesca (in italiano manca! all’appello, wikipeople ;)

Articolo sul quotidiano Alto Adige
Tamara su Skimountaineering.org

videointervista a Tamara su Montagna.tv
Hansjörg su wikipedia
il rifugio Latzfonserkreuz
alcune foto del e dal rifugio sul sito (uno dei siti) di Valeria.

martedì 1 dicembre 2009

Tone, estremamente esplicito

 

Non ci sono quasi filmati di Tone Valeruz su Youtube, per dare un’idea a chi non lo conosce di che tipo sia: forte alpinista è noto soprattutto per essere uno dei papà dello sci estremo: sono 40 anni che scende, sci ai piedi, più o meno da tutti i canaloni innevati del pianeta, giù per pendenze da paura.

Ha iniziato a sciare nei boschi dietro casa in val di Fassa con “un paio di assi di legno fatte in casa(*)” e ha fatto della montagna la sua passione e il suo mestiere.

Personaggio pragmatico, si rende conto che il ritorno all’antica è una soluzione improponibile, che non si può chiedere ai valligiani di emigrare l’inverno per fare la stagione altrove. Per capirci: è uno che appoggia gli impianti di sci della val Jumela, che, secondo lui non hanno impatto ambientale e dovevano esser fatti, un tipo che pensa: “I Verdi non sanno quanti soldi le società spendono per salvaguardare l´ambiente su cui operano(*)

La Marmolada però “Deve rimanere qualcosa di unico e tutti gli impianti al di sopra del ghiacciaio vanno tolti. L´interesse di sviluppo è riservato solo a quattro persone che non c´entrano nulla con l´industria turistica delle Dolomiti(*)”.

Marmolada

Intervistato martedì scorso da Fausto Pajar per Corriere dell’Alto Adige, l’inserto locale del Corriere della Sera, queste sono le sue opinioni sulle Dolomiti dell’Unesco:

[…]

VALERUZ: “[…] anche noi tribali sentendo il profumo dei soldi (ma vale per quasi tutti) perdiamo inesorabilmente le nobili ragioni dei nostri antenati. Noi soprattutto siamo riusciti a trasformare le Dolomiti in terre di conquista. Tutto dipende molto da come il "dolomitante", quello vero, intende vivere all'ombra di queste montagne, in generale. Ormai non esiste più una grande differenza tra noi tribali e un qualsiasi turista che viene qui qualche giorno a soggiornare. Io credo che le Dolomiti - per chi è nato e vive qui - costituiscano una questione di valori prima di tutto interiori. Se una persona, fin dalla nascita, non possiede dentro questi valori, difficilmente è propenso a rispettare nei minimi particolari l'ambiente che lo circonda".

PAJAR: C'è stato un uso improprio del territorio?

V: "Direi di più. Ormai di esempi di questo genere nelle Dolomiti non si contano più. La mia valle è la val di Fassa e non esito ad affermare che questa valle è ormai un vero e proprio colabrodo dal punto di vista edilizio: le seconde e le terze case non si contano più. C'è addirittura chi si vanta di aver costruito e poi venduto più di cinquecento appartamenti. Per me queste persone, contrariamente a quanto pensa la maggior parte della gente hanno arrecato un danno terrificante soprattutto alle nostre future generazioni. Noi dolomitici, tradendo di fatto quell'immenso sentimento che i nostri avi dichiaravano (in) tutto quello che li circondava, non abbiamo venduto, ma svenduto e molti ormai si ritrovano con un pugno di mosche in mano. In questa epoca moderna è possibile vivere le Dolomiti assaporandone l'aroma più puro solo ad un prezzo, quello della misantropia o dell'emarginazione".

P: Essere Patrimonio Unesco dovrebbe avere un significato profondo per la promozione culturale, materiale e ambientale. Cosa si aspetta sotto questi profili. Ritiene che saranno motori della promozione umana o solo economica?

V: "Patrimonio Unesco. Vorrei dire 'si salvi chi può’. Infatti vorrei sapere perché tutto si è trasformato in una disputa politica e in spartizioni di poltrone. Sino a oggi si è quasi solo parlato di dove organizzare gli uffici di competenza, di chi in questi uffici andrà a lavorare e di chi li dovrà dirigere. Naturalmente non si è parlato della cosa che sta più a cuore: gli stipendi. A me pare che si sia ormai orientati verso altre forme di sfruttamento del territorio in una quasi orgia collettiva con gli occhi semichiusi, dove le parole sono per lo più positive ma le intenzioni e soprattutto i pensieri potrebbero lasciare molto a desiderare, perché da quando mondo è mondo ognuno coltiva il proprio orto e invidia quello accanto. Quanto poi alla promozione umana ci andrei cauto. Basta pensare che tuttora i nostri giovani tribali da questo punto di vista lasciano molto a desiderare. Di conseguenza spero che con le Dolomiti Patrimonio dell'Umanità si pensi molto a quei vuoti che quotidianamente accompagnano la gioventù dolomitica. La gestione del territorio, quello non interessato al turismo di massa, possiamo dire che va molto bene. Ci sono ancora degli spazi dove l'Unesco e le varie regole servono meno di niente. Chiedetelo a un camoscio. In sostanza qui il problema è solo l'essere umano che ha bisogno di sempre più spazio. Per quanto riguarda poi l'aspetto economico basta venire sulle Dolomiti e guardare in basso da una quota di duemila metri per capire quanto, appunto, l'economia abbia di gran lunga prevalso sul rispetto dell'ambiente".

P: In conclusione, lei, da ladino, cosa direbbe a coloro che ora devono decidere sulla Fondazione Unesco per le Dolomiti e quindi sulla gestione del territorio dolomitico stesso?

V: "Io, ladino di Fassa, che cosa posso dire? Dipende da quali persone decidono il nostro futuro: ma il nostro futuro di esseri umani o il nostro futuro perché abitanti di un certo luogo? Ho come la sensazione che in giro con la scusa delle Dolomiti patrimonio Unesco ci siano delle persone e non solo dei politici, convinte di stare al di sopra delle parti e di essere le uniche con un po' di cervello capaci di capire, come, dove e perché. In poche parole la solita speculazione dove noi semplici abitanti delle Dolomiti ci sentiamo messi da parte se non addirittura ci rendiamo conto di come si può servire a qualcuno per qualche voto. E poi nelle tasche della gente non arriva nulla o quasi"(**).

fonti:
(*)   Il pianeta bianco secondo Tone Valeruz di Silvano PLONER
(**) Corriere dell’Alto Adige, martedì 25 novembre 2009