mercoledì 31 dicembre 2008

Abbasso i botti!

Video dei Carabinieri per la campagna contro i botti proibiti. (contiene alcune immagini forti)

Ogni anno qualcuno ci rimette dita, mani, occhi, vita, per i botti di capodanno. Gira in rete un video abbastanza choccante nel contesto della campagna dei carabinieri sugli effetti dei botti proibiti. Lo scorso capodanno, solo nel napoletano, hanno fatto 85 feriti.

Pochi però pensano a quanti animali soffrono, si spaventano, si impanicano e scappano, perdono la strada di casa, vengono investiti dalle auto per il terrore dei botti. "Sono migliaia, viene rilevato, gli animali che finiscono per morire ''per spavento, ferite, assideramento'', in conseguenza dei festeggiamenti di fine anno".

OIPA Italia onlus pubblica alcuni suggerimenti "per salvaguardare i nostri amici animali dallo stress dei botti:

I fuochi d’artificio e i botti con cui ancora molte persone festeggiano il capodanno causano numerosi feriti anche gravi tra gli esseri umani, ma danni altrettanto gravi capitano agli animali che, avendo un udito più sviluppato del nostro, ne fuggono terrorizzati e molti di loro rimango investiti da auto di passaggio.

L’OIPA e le altre associazioni di volontariato, i canili e i gattili ricevono ogni anno ai primi giorni di gennaio, segnalazione di smarrimenti di animali che sono fuggiti al rumore. Un animale in preda al panico e allo stress non risponde al richiamo ma fugge come impazzito, quindi è bene seguire alcune regole:

  1. durante le passeggiate non slegate il cane dal guinzaglio e non liberatelo neppure nelle aree per cani (alcuni di loro saltano dalle recinzioni, abbassano con le zampe le maniglie del cancelletto di ingresso o fuggono da buche preesistenti sotto la recinzione);
  2. accertatevi che il vostro cane, oltre al tatuaggio o al microchip (che devono essere registrati all’anagrafe canina del comune di appartenenza), abbia anche la medaglietta di riconoscimento con numeri di telefono validi;
  3. tenete gli animali, anche quelli che abitualmente vivono fuori, in casa o in un luogo protetto e rassicurante;
  4. se stanno soli potrete lasciare la radio o la televisione accesi per distrarli dai rumori esterni;
  5. non rafforzate la loro paura dei botti con un atteggiamento agitato, mantenetevi invece molto calmi, sereni e ignorate le loro manifestazioni di paura.

L’appello dell’OIPA è rivolto anche agli “improvvisati artificieri”, affinché qualora vedano animali nelle vicinanze, non facciano scoppiare i botti.

L’Ufficio Diritti Animali del Campidoglio aggiunge qualcosa:

  1. "Non mostrarsi troppo protettivi verso gli animali, e non guardarli negli occhi, si aumenterebbe la loro paura;
  2. Tenerli in appartamento, meglio se in una stanza lontana dai rumori e in penombra, con un rifugio già individuato, magari sotto al letto;
  3. Minimizzare l’impatto dei botti accendendo radio o tivù;
  4. Non lasciarli soli in giardino, né in balcone, potrebbero farsi male, scappare o buttarsi di sotto. Togliere dal terrazzo o da fuori casa le gabbie di uccelli, roditori e altri animali;
  5. Non tenere i cani legati a catena, potrebbero strozzarsi;
  6. Passeggiare col cane saldamente al guinzaglio, più attenzione per cardiopatici e anziani. Nei casi più gravi, chiedere al veterinario di fiducia se tranquillizzarli con un blando sedativo, con rimedi omeopatici o di erboristeria;
  7. Assicurarsi per tempo che siano facilmente identificabili con microchip, tatuaggio e medaglietta.
  8. Se l’animale scompare, cercarlo subito in zona, potrebbe essersi nascosto poco distante da casa.
  9. Contattare il Canile comunale della Muratella (tel. 06/6710.9550 – 349/3686973), l’Ufficio Diritti Animali del Comune di Roma (06/32650570 – 3217951 www.udacomuneroma.it ) e le associazioni animaliste di zona per comunicare la scomparsa, e presentare denuncia di smarrimento a Vigili o Carabinieri.
  10. Preparare una locandina con foto e telefoni, affiggerla intorno casa e diffonderla via internet a siti ed e-mail animaliste."

E i selvatici? Migliaia di uccellini abbandonano terrorizzati i dormitori, sbattono impanicati contro vetri, fili della luce, rami che al buio faticano a vedere. Non ritrovano la via di casa e i soliti rifugi e rischiano di morire assiderati.

Il comune di Bolzano ha vietato i botti di ogni tipo su tutto il territorio comunale allo scopo di evitare danni a cose e persone, in compenso spara i fuochi artificiali di mezzanotte da una postazione a pochissimi metri dal rifugio del capriolo cittadino. Si vede che gli animali valgono meno delle cose. SPERO vivamente per lui che abbia traslocato da tempo.

Insomma, non spariamo botti almeno noi che abbiamo un po' di sale in zucca. Nemmeno quelli permessi. E a me è passata la voglia di fare un salto a dare un'occhiata a quelli comunali. Possibile che per festeggiare si debba per forza fare baccano?

/me vecchia zitella acida mode (ma chi ha animali a cui vuole bene mi capisce, vero?)

martedì 30 dicembre 2008

Questi li anticipo ;)

Ho passato l'ultima settimana insieme alle TERRE BASSE, ad addobbare l'albero, a mangiare (non troppo), bere (..ehm...), rigovernare, ciacolare (parecchio), spignattare, lamentarmi del governo e degli italiani, accarezzare gatti (diversi), guardare vecchie foto e dirci a vicenda quanto siamo migliorate col tempo (figuriamoci prima!), scartare regali, anzi, mangiare regali (pochi e tutti mangerecci), varie ed eventuali, non obbligatoriamente in quest'ordine.

Quel che non ho fatto, è stato domare bit e byte. Manco la posta, una vergogna! Non ho ringraziato nessuno di voi che mi avete lasciato gli auguri, molto graditi, davvero. Girano tutte belle persone attorno a questo angolino di rete :).

Per prendermi in tempo e non fare altre figuracce, visto che son mica sicura di fare meglio con capodanno, auguri!

fonte Wikimedia Commons licenza copyleft

Agli ortolani pazzi, ai pazzi ortolani, allo spignattatore vagabondo, al matematico dall'elicottero nero, al Barba delle meridiane, al laconico mòcheno, alla battagliera Marzia, all'uomo con la testa fra le nuvole, a Guido che a volte ritorna, alla nonna tecnologica che mi fa venire l'acquolina in bocca, al gambero annegato nel foie gras, alla bibliotecaria nel pagliaio, all'alpista silenzioso, all'accademica affannata, ad Ana dall'altra parte del mondo, alla studiosa di un'altro mondo, a Misty vicina di casa. A elena, alla transfuga Silvia, bobbi, luca, Marco, a tutti quelli che passano di qui e non lasciano traccia.

Alle sorelle basse ed alte ;), agli amici lurkatori che poi mi bacchettano in pvt ma qui non dicono mai nulla, a Loriz e Loris, anche a chi mi sono scordata.

Buon 2009, a tutti, checché ne dicano gli astrologi: tranquilli non ne beccano mai una!

sabato 20 dicembre 2008

Travolti dalla vita

segnaletiche

LE IMMAGINI DAL WEB - Foto segnaletiche da ridere - ecco la top 20 del 2008 titola Repubblica on line, nell'inguardabile colonna di destra della sua Home page.

Vorrei capire cosa ci trovano da ridere nei visi di persone sconfitte dalla vita, umiliate, devastate, alla deriva. Servizio impaginato accanto alla 17esima giornata del campionato, ai cartoni animati, al motorshow, al "bordello della poesia" del quale non voglio sapere altro. E vicino al servizio buonista e peloso sul natale del cassintegrato.

Veramente la pietas non è più di casa qui.

 

venerdì 19 dicembre 2008

Ristorante al termine dell'Universo

acquario

Nell'acquario

La mangiatoia di cui sopra, e di cui non si fa che parlare su questo blog fino alla noia, è piazzata circa equidistante fra la finestra della mia cucina e il muro di cinta del Lorto.

Il quale confina con una strada e quindi con una scuola.  Dalla mangiatoia si vede benissimo tutto quello che succede là fuori, è divisa solo da una rete a maglia molto larga: automobili, gente che va e che viene, studenti che entrano a scuola, che escono, che giocano con le figurine (no eh, non si gioca più con le figurine) o con il cellulare, che ridono o urlano; sciure impellicciate con cane al guinzaglio che abbaia contro Lamicia (e regolarmente caga in strada nella totale indifferenza di detta sciura); camion delle scoazze, spazzino (OPS! operatore ecologico) con la soffiatrice.

Su quel muretto passeggia Tom, il gattaccio del quartiere, ogni tanto ci si appoggia una coppietta a pomiciare. Di tutto questo casino, agli uccellini non interessa un bel niente. Tranquillamente mangiano, bevono, litigano, come se la strada fosse su un altro pianeta. Tom si becca un'occhiata indifferente, tanto non ci prendi, pantalon!

Se io voglio godermi il meritato spettacolo, da dietro i vetri della finestra chiusa della cucina, devo fare come il gatto Silvestro: luci interne spente, e strisciare guardinga fino a nascondermi dietro l'infisso o dietro i crisantemi strategicamente piazzati sul davanzale. Dopo un po' di completa immobilità la vita, la fuori, riprende.

Oppure devo piazzarmi a debita distanza dai vetri, aguzzando lo sguardo. Meglio se non indosso nulla di chiaro. Se a loro pare di scorgere un movimento all'interno, CIRRRRP e via di volata! Ingrati!

Lamicia staziona per ore sul camminamento fuori dalla finestra, e loro se ne fregano. Dorme, si stiracchia, ormai ha capito che da lì non li prende e fa finta di non vederli e loro fan finta di non vedere lei.

A luce spenta da fuori non si vede un accidente di quel che succede all'interno, ma loro mi vedono.  Va un po' meglio il pomeriggio, i riflessi sul vetro qualcosa fanno, ma scattare foto è un casino. A finestra aperta poi è impossibile. Per quello mi vengono spesso quadri astratti o foto di passeri che svolazzano in un acquario: i miei vetri hanno 90 anni e sono lavorati a mano: non il massimo della nitidezza, diciamolo.

Nel frattempo, in strada, è passato un tamarro con i finestrini abbassati e lo stereo a tutto volume UNZ UNZ; il nigeriano che da almeno 4 anni tutti i sabati chiede la carità appoggiato al muretto ha fatto giornata; il bar vicino ha buttato nella campana una montagna di vetro. E quella banda di bastardi, quando io che li nutro e mi preoccupo per loro sospiro o anche solo penso troppo intensamente, se la battono.

Mi piacerebbe sapere cosa passa in quelle testoline pennute. Perché di là può succedere il finimondo e di qua basta un fremito? Cos'è quel muretto, il limite dell'universo? Finis terrae?

giovedì 18 dicembre 2008

Un gipeto in ospedale

Gypaetus barbatus. foto: Wikimedia Commons, licenza public domain.

Non è cosa usuale vedere un avvoltoio appollaiato sul tetto della chiesa, nemmeno in val di Rabbi, parco nazionale dello Stelvio. Estinto sulle Alpi da circa un secolo, il gipeto lo si pensa svolazzare sulle Ande, fa parte dell'iconografia della Death Valley, è uscito da parecchio dall'immaginario delle nostre vallate dove è più comune l'aquila.

Probabilmente era Ikarus, giovane esemplare rilasciato la primavera scorsa in val Martello nel quadro del progetto di reintroduzione del rapace.

Ancora meno consueto trovarlo a bordo strada ad un incrocio in una grigia mattinata di dicembre, in evidente difficoltà, probabilmente affamato, forse inesperto e incapace di cavarsela da solo nelle condizioni di tempo e di neve così difficili di questi giorni.

E' stato raccolto dai forestali di Rabbi e portato al centro faunistico del Casteller in attesa di essere probabilmente trasferito in un ospedale per pennuti specializzato, forse in Austria.

Spero vivamente che l'omonimia con il mitologico Icaro non gli porti sfiga e che se la cavi.

Aggiornamento dall'ANSA: "Ha ripreso le forze ed e' ormai fuori pericolo Ikarus, il gipeto recuperato ieri a Rabbi, in Trentino, dai forestali che operano nel Parco Nazionale dello Stelvio. L'avvoltoio e' stato visitato da un veterinario e viene alimentato gradualmente, in attesa del suo completo recupero. E' affidato alle cure del Centro di recupero avifauna selvatica della Provincia autonoma, gestito dalla Lipu nella nuova sede a San Rocco di Trento [...]"

martedì 16 dicembre 2008

La storia finita

Repubblica on line pubblica oggi copia della lettera scritta nello scorso settembre da Walter Bonatti alla Società Geografica Italiana, con la quale vuol mettere il sigillo alla polemica sul ruolo da lui svolto nella conquista italiana del K2 nel 1954.

Finalmente è fatta giustizia, finalmente la storia dell'alpinismo mondiale viene riscritta riconoscendo i meriti di Walter e cancellate le ombre gettate su di lui dalle insinuazioni non propriamente signorili di Compagnoni. Bonatti fu uno dei pilastri della spedizione, se non ci fossero stati lui e l'hunza Mahdi, la loro abnegazione e forza di volontà, e soprattutto l'ossigeno portato fino lassù da loro due mettendo a rischio la loro stessa vita, Compagnoni e Lacedelli sul K2 non sarebbero arrivati.

Su Wikipedia, per chi non la sapesse, la storia che non racconto di nuovo.

Resta l'amarezza di una grande impresa finita in polemiche, bugie, mistificazioni, balle, querele, ingiustizie, rancori. Poteva essere una grande festa dell'alpinismo italiano, sono stati invece 50 anni di veleno.

Succede troppo spesso che noi italiani riusciamo a comportarci alla Tafazzi, a fare la figura dei rissaioli e a sporcare quello che di buono riusciamo a fare.

lunedì 15 dicembre 2008

Ringraziamento pubblico :)

testata

Voglio ringraziare qui una persona squisita e di animo gentile, che sa muoversi in rete con discrezione, senza approfittare di una citazione su questo blog per farsi pubblicità, inserire commenti con link, invadere uno spazio altrui come un elefante in una cristalleria.

Paolo invece, responsabile di WILDLIFE CARE, titolare del sito WILDLIFE SHOP, ha bussato con discrezione alla mia mailbox complimentandomi per il ristorante per pennuti che ho allestito, e senza tentare di vendermi nemmeno uno spillo mi ha dato un paio di consigli operativi e oggi un corriere mi ha consegnato a casa un "piccolo omaggio per la sua attività di "ristoratrice".

Il "piccolo omaggio", che poi tanto piccolo non è, consiste in 10 palle di grasso per cince, una simpatica mangiatoia di legno, e una serie di fotografie pennute una più bella dell'altra :)

Solo il costo della spedizione via corriere supera la definizione di "piccolo omaggio".

Non ho mai fatto pubblicità su questo blog e mai ne farò, non so se quello che lui vende in rete sia più o meno caro più o meno di qualità (ehm.. la mangiatoia a primo sguardo pare molto ben fatta), ma sicuramente lui è una persona di qualità, che fa con passione il suo lavoro e se sa trattare i pennuti con la sensibilità con cui tratta i rapporti in rete dev'essere circondato da uno stormo di creaturine cinguettanti.

E' molto bello incocciare ogni tanto persone così.

domenica 14 dicembre 2008

Scende la valanga!

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Valanga sull'Everest (foto Ilan Adler, fonte Wikimedia Commons, licenzata Copyleft dall'autore)

Teoria:

"Se ti prende una valanga, sci a valle e via!"
E' praticamente impossibile sfuggire in velocità ad una valanga, anche essendo ottimi sciatori. E' molto meglio fuggire lateralmente alla direzione della valanga, oppure meglio ancora riuscire a togliersi gli sci e cercare di rimanere a galla nella valanga movendosi con ampi movimenti. Prima di essere investiti e di essere trascinati con velocità elevata, è utile cercare di aggrapparsi a qualcosa pure di riuscire a fermarsi o almeno, di far passare un po' della neve della valanga sotto di noi.

(fonte: scuola di scialpinismo Righini - CAI Milano)

Pratica:

"[...] Se ho provato a scappare, per esempio. Certo, appena ho visto il distacco, che pure all’inizio sembrava cosa da poco, ho cominciato a risalire il versante opposto con tutta la lena possibile. Ma è questione di secondi, non è che di strada se ne può fare tanta. Magari in fase di discesa ci si può mettere a uovo e tentare una libera alla Hermann Mayer, ma in salita, con le pelli ai piedi, il raggio d’azione è veramente risibile.

Se ho provato a nuotare, come suggeriscono di fare. No, non ci ho provato. O meglio, non sono neanche riuscito a pensare di ipotizzare di tentare di provarci. L’onda d’urto che precede la massa valanghiva non ha nulla a che vedere con il vento, neanche con la Bora a centodieci che pure ho provato a Trieste, anni fa, e che mi faceva barcollare, è vero, ma non mi sollevava mica da terra! Dopo lo schiaffo dello spostamento d’aria, con relativo atterraggio scomposto, è difficile fare qualunque cosa. E poi la valanga, la mia valanga almeno (di altre non ho esperienza), non ha niente a che vedere con l’acqua.
E’ come trovarsi all’interno di una gigantesca betoniera: lo stile libero riesce malissimo. La massa ti avvolge, ti impasta, ti disarticola. Già mantenere una congruenza morfologica è un’impresa impossibile, coordinare dei movimenti è pura teoria. Forse varrebbe la pena togliersi gli sci e rannicchiarsi per cercare di salvare gli arti, ma non è detto che così non si finisca più sotto. Comunque, pensare di riuscire a dominare in qualche modo la situazione è per lo meno illusorio.
[...]"

Ma tutto il resto del testo è molo bello, emozionante e avvincente. Leggetelo, è QUI, su "Nazione Indiana", a firma Roberto Cotti, il travolto, e Guido Fossati, uno dei soccorritori.

E' bella e ben scritta anche la parte emozionale, del durante e del dopo, compreso il nuovo modo di pensare alla montagna e a chi rimane in attesa di una telefonata. Che può essere tragica o liberatoria. Un bel dilemma, per chi ama andare per monti ma ama anche chi resta a casa a preocuparsi.

giovedì 11 dicembre 2008

Quarantaquattro capre in fila per sei..

Quarantatre a dire il vero, scappate, o lasciate scappare dal maso Rotwand di Ratschings, e bloccate a 2000 metri sotto una grossa sporgenza rocciosa, circondate da un paio di metri di neve, senza niente da mangiare per giorni.

Sono state viste per caso da un cacciatore che ha dato l'allarme, ma salire fin lassù, parecchio sopra l'ultimo maso, per aprire un sentiero e farle scendere era troppo pericoloso per le valanghe.

Un elicottero della protezione civile, con un volo apposta, è riuscito a calare sulle bestie alcune balle di fieno per alimentarle, ma di recupero non se ne parlava. Pericoloso, altre priorità, tutta la regione coperta di neve, gente senza luce... insomma per le povere capre si metteva male.

Finché quattro paesani, volontari, si sono messi in strada e a piedi, battendo traccia in mezzo a cumuli di neve, hanno raggiunto le bestiole e le hanno ricondotte in paese lungo il sentiero appena aperto. Così stanche, indebolite dalla fame e dalla paura, che per lunghi tratti se le sono dovute portar giù in braccio.

Strani animali gli uomini eh, capaci delle peggiori nefandezze nei confronti della loro stessa specie, capaci di violenza e brutture inenarrabili nei confronti delle bestie, e capaci di mandare un elicottero apposta per foraggiare un piccolo gregge disperso e di farsi un mazzo tanto per recuperare le capre di un compaesano. Il quale dovrà pagare un bel po' più di una cena ai suoi amici, se la sono meritata direi.

I nomi dei quattro? Eccoli: Michael Larch, Hans Larch, Oliver Santer e Helmuth Larch

Una volta tanto una storia di animali che finisce bene :)

mercoledì 10 dicembre 2008

Windows 2.0

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E nel frattempo, fiocca

Windows

Nel senso che se continua così domani esco dalla finestra!

Dalla finestra dello studio, 2 ore fa:

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Dalla finestra del bagno, 1 ora fa:

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Dalla finestra dello studio, mezz'ora fa:

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E continua. So mica cosa salvo dell'Lorto stavolta.

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martedì 9 dicembre 2008

Concomitanze

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Catinaccio, 7 dicembre 2008

l'avrà visto qualcuno? Era lì sopra il loro naso, bastava alzare lo sguardo.

sabato 6 dicembre 2008

Un anno dopo

 

foto Francesco Del Bo per Repubblica On line

Antonio Schiavone, Angelo Laurino, Roberto Scola, Rocco Marzo, Antonio Santino, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi.

venerdì 5 dicembre 2008

Una sorella. Anzi no, due.

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Quiz: in questa foto ci sono 2 sorelle germane, quali sono?

Sbagliato!

Questo post per dare il benvenuto nella blogosfera alle mie sorelle: quella vera e quella Vera. O viceversa? :)

Senza polenta e senza paròl

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Resti della "Guerra Bianca". Sullo sfondo la Presanella

Il Trentino era fronte, c'era la guerra in casa. Non solo in senso figurato, ma la guerra entrava in casa con le restrizioni, gli obblighi, le requisizioni, in un'economia di sussistenza dove ogni chilo di grano era indispensabile per superare l'inverno, le ore di lavoro dei pochi uomini non richiamati essenziali, gli animali fonte di vita e il paiolo sul fogolar era il centro della casa.

Il Centro studi per la Val di Sole pubblica, a cura di Udalrico Fantelli, una raccolta di "ordinanze governative emesse dal capitanato distrettuale di Cles (TN) e da altri enti pubblici durante la prima guerra mondiale"* dalla quale traggo gli stralci che seguono.

Vi sequestriamo la lana:

"I. R. Capitanato distr. Cles

Il N. 122/36 Cles 14 ottobre 1916

A tutti i Signori Preposti comunali e ai molto rev. Curatori d'anime del distr. politico di Cles.

Si rende attenta la popolazione che anche tutta la lana proveniente dalla tosatura autunnale è sequestrata per i bisogni dell'esercito. - Resta quin­di proibita ogni vendita e scambio come pure la lavorazione per proprio uso della lana ricavata la quale deve venir consegnata per intiero all'incettatore militare, il quale la prenderà in consegna a Cles il giorno 12 dicembre per i comuni del distr. giudiziale di Cles, a Cogolo il giorno 14 dicembre per i co­muni di di Pejo Cogolo Celledizzo e Cusiano il 16 Dicembre per i comuni di Mezzana, Termenago, Castello, Comasine, Pellizzano, Cellentino, a Malé il 18 dicembre per Malé Bollentina Terzolas Rabbi ecc. a Fondo il 20 dicembre per i comuni del distretto giudiziale di Fondo'.

Si osserva che non è necessario che ogni possessore di lana si presenti per­sonalmente alla consegna ma può far consegnare la lana da altri o anche un fiduciario può raccogliere e consegnare la lana di tutto il comune.

Indicazioni più precise si possono avere dal rispettivo posto di Gendarmeria La tosatura autunnale occor esser terminata per il giorno della raccolta e tutta la lana consegnata all'i. r. Amministrazione dell'esercito. Contravvenzioni saranno punite con multa ed arresto. Questo avviso è da pubblicarsi nel modo usuale e dal pergamo in maniera che sia noto a tutti.

Per l'i. r. Consigliere di Luogotenenza (firma illeggibile)"

Poi vi portiamo via anche stracci e pelami vari:

"K. u. k. Wolle Einkaufs Stelle fi r Tirol u. Voralberg" Innsbruck

Lodevole Comune di Celentino

Come da decreto Qu N. 20.900 del 29 aprile 1916, viene interessato codesto Comune di partecipare ai singoli proprietari di lana, stracci e pelo che l'incetta incomincierà col giorno 16 Dicembre alle 8 antim.
Come luogo di consegna viene stabilito la Cancelleria Comunale di Cusiano.
All'ora fissata devono essere presenti i detentori o i rappresentanti di questi articoli.
Ogni trasgressione verrà punita severamente.
Il Sig. Capocomune vorrà gentilmente avvisare il curatore d'anime acciò annunci tale ordinanza dal pulpito, onde evitare alle parti il rigore delle leggi.
Colla massima stima

Pietro Ziglio Rappresentante della I. e R. W. E. St."

Poi portiamo via il mais:

"Cles 10 Dicembre 1916

A tutti i Comuni del distr. politico di Cles

Giusta Ordinanza luogotenenziale dei 26/X 1916 BLP N. 74 si partecipa quanto segue:

§1

Del grano turco raccolto nel proprio esercizio agricolo gli agricoltori possono usare quale foraggio per il loro bestiame il 10% di quei quantitativi che riman­gono loro della produzione complessiva dopo diffalco il fabbisogno per la se­mina.

§2

Il grano turco che sotto l'osservanza della prescrizione del § 1 non è destinato per il foraggio e per la semina, dovrà venir offerto e venduto all'istituto di guerra per il traffico del grano.

Contravvenzioni alla presente ordinanza vengono punite, qualora non suben­tri la persecuzione penale in sede giudiziaria a mente del § 35 dell'ord. Imp. 11 giugno 1916 B.L.I. N. 76 dalle autorità politiche distr. con multe fino a Cor. 2000 o con arresto fino a tre mesi, e concorrendo circostanze aggravanti con multe fino a Cor. 5000 o con arresto fino a sei mesi. Questa ordinanza è subito da pubblicarsi in modo usuale e dal pergamo.

L'I. R. Consigliere di Luogotenenza (firma illeggibile)"

E quindi, del paiolo, che ve ne fate?

"Notificazione

Si porta a pubblica notizia, che in base al decreto dell'i. r. Capitanato distr. in Gloss dei 5 ottobre 1916 N° 128/36 d'ora in poi deve venir consegna­to tutto il rame, qualunque forma esso abbia.

Perciò saranno da consegnarsi tantosto all'Ufficio comunale anche le caldaje ed i pajoli della lisciva o per cuocere il foraggio per gli animali, siano esse state insinuate per il cambio o meno, siano esse murate o meno. Sono anche da consegnarsi tutti i pajoli della polenta, tutti i coperchi di rame e tutte le vasche di rame dei focolari economici.

Eccettuati dall'obbligo della consegna sono soltanto le caldaje dei ca­seifici e quelle adoperate per industrie, come p. e. per tintorie, concerie, ecc.

Coloro, che, in seguito a perquisizioni praticate più tardi dall'Autori­tà, venissero trovati in possesso di oggetti di rame, andranno soggetti a pene severissime ed inesorabili.

(firma illeggibile)"

Le campane, i mariti ed i figli se li erano già portati via da un pezzo, le une fuse per fare cannoni, gli altri in Galizia per una guerra che combattevano sentendosi, in molti, dalla parte sbagliata con le loro donne, terre e case ostaggi dell'impero.

* fonte: Udalrico Fantelli, "SI PARTECIPA PER NOTIZIA E SOLELCITA PUBBLICAZIONE AI SIGNORI PREPOSTI COMUNALI E CURATORI D'ANIME - Raccolta, selezione e commento delle principali circoalri e ordinanze governative emesse dal capitanato distrettuale di Cles (TN) e altri enti pubblici durante la prima guerra mondiale (1914 - 1918) - parte seconda, 1916 -

Edito dal Centro studi per la Val di Sole - collana I QUADERNI DEL MUSEO - n.3

mercoledì 3 dicembre 2008

3 dicembre

Giornata europea delle persone con disabilità - Dal viaggio all'accoglienza

Via .mau. che ringrazio per avermelo ricordato. E per la splendida vignetta di Vauro che pubblica.

Ciao, cedri

querciaBolzano, Passeggiate di Sant'Antonio

Io ho una mia topografia verde nella testa: in primavera allungo la strada e faccio giri viziosi per vedere la fioritura di due magnolie bellissime. Poi ci sono le tamerici di parco Petrarca, un glicine centenario in viale Venezia, un altro a San Maurizio; viale Principe Eugenio tutto rosa in maggio, le vigne rosse di castel Mareccio l'autunno, le grandi querce sulle passeggiate, un enorme ciliegio che merita una deviazione in via Vittorio Veneto quando è bianco di fiori in primavera e quando è color ruggine l'autunno. Poi c'è la casetta delle camelie in via Montello, quella fiorita tutto l'anno in via Battisti, una serie di rose di Merano lungo la strada che porta all'Ospedale. E tanti altri angoli verdi o singole piante alle quali sono affezionata.

cedri

Foto by Microsoft Virtual Earth, Bird eye

Questi quattro cedri del Libano li vedo dalle finestre di casa, alzo gli occhi dal monitor in studio e li vedo; da ragazzina mi perdevo a guardare gli uccelli sui loro rami invece che ascoltare la profe di geografia detta "Nevero?"; sotto le loro fronde ho giocato a uga e disu, a celo manca; hanno ospitato corvi e civette, cince e un gufo; li conosco da sempre, enormi e bellissimi. Pian piano li ho visti spelacchiarsi, perdere rami nelle giornate ventose, diventare pericolosi. A ogni nevicata un po' consistente devo chiamare i vigili del fuoco perché si schiantano sulla strada, è la terza volta in poco tempo che spianano qualche automobile, prima o poi fanno male a qualcuno: ci sono scuole lì accanto, il mercato al sabato, un discreto via vai di passanti.

Anche questa volta, come gran parte dei vecchi cedri sparsi in città, hanno ceduto sotto la neve pesantissima: un tronco di 50 cm di diametro è piombato sulla strada infilandosi, per puro culo, fra due auto parcheggiate: un paio di fanali rotti un paraurti ammaccato, la rete del mio Lorto acciaccata, poca roba ma vederlo cadere mi ha fatto paura. Se ci fosse stato qualcuno lì sotto poteva finire molto male, e non si può sempre contare sull'"indispensabile culo".

Sto scrivendo con il rumore della motosega nelle orecchie: uno è andato, un altro lo stanno tagliando adesso, poi toccherà a questi due di fronte. Son solo alberi, lo so, c'è ben altro, ma a me spiace lo stesso.

Silvia, vedrai che cambiamenti, quando torni, alla tua topografia verde, che strage di piante in città!

Mettiamola così: meglio adesso che in primavera, quando sono carichi di nidi. Sgrunt.

lunedì 1 dicembre 2008

Bollettino valanghe

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Bollettino valanghe di oggi 1 dicembre 2008, ufficio idrografico della provicnia di Bolzano, servizio valanghe

Scala Europea del pericolo di valanghe
Adottata in Austria, Francia, Germania, Italia, Scozia, Spagna e Svizzera.

SCALA DEL PERICOLO
STABILITÀ DEL MANTO NEVOSO
PROBABILITÀ DI DISTACCO DI VALANGHE


DEBOLE
Il manto nevoso è in generale ben consolidato e stabile
Il distacco è generalmente possibile solo con un forte sovraccarico ** su pochissimi pendii ripidi estremi. Sono possibili solo piccole valanghe spontanee (cosidetti scaricamenti)


MODERATO
Il manto nevoso è moderatamente consolidato su alcuni pendii ripidi *, per il resto è ben consolidato
Il distacco è possibile soprattutto con un forte sovraccarico ** sui pendii ripidi indicati. Non sono da aspettarsi grandi valanghe spontanee


MARCATO
Il manto nevoso presenta un consolidamento da moderato a debole su molti pendii ripidi *
Il distacco è possibile con un debole sovraccarico ** soprattutto sui pendii ripidi indicati. In alcune situazioni sono possibili valanghe spontanee di media grandezza e, in singoli casi, anche grandi valanghe


FORTE
Il manto nevoso è debolmente consolidato sulla maggior parte dei pendii ripidi *
Il distacco è probabile già con un debole sovraccarico ** su molti pendii ripidi. In alcune situazioni sono da aspettarsi molte valanghe spontanee di media grandezza e, talvolta, anche grandi valanghe


MOLTO FORTE
Il manto nevoso è in generale debolmente consolidato e per lo più instabile
Sono da aspettarsi numerose grandi valanghe spontanee, anche sul terreno moderatamente ripido

(*) Nel bollettino vengono descritti in modo più dettagliato (quota, esposizione, forma del terreno ecc.)

(**) Sovraccarico:

  • forte: es. gruppo compatto di sciatori, mezzo battipista, uso di esplosivo;
  • debole: es. singolo sciatore, escursionista senza sci.

Definizioni:

  • pendii ripidi: pendii con inclinazione superiore a circa 30 gradi
  • pendii ripidi estremi: pendii con caratteristiche sfavorevoli per quel che concerne l'inclinazione, la forma del terreno, la vicinanza alle creste e la rugosità del suolo
  • distacco spontaneo: senza l'intervento dell'uomo

ARPAV - CENTRO VALANGHE DI ARABBA

Per piazer, ste su con le rece! Anzi, ste ale vose case, eh?