venerdì 28 settembre 2007

Il silenzio dei blog

Bagan, Birmania. (Fonte Wikipedia, l'encicolpedia libera. Immagine rilasciata con licenza Copyleft)

Oggi molti blog non vengono aggiornati: uno sciopero del silenzio in favore delle popolazioni della Birmania il lotta contro la dittatura.

Ma se parlare a poco serve, tacere serve ancora meno, o no?

Questo blog sostiene la popolazione birmana. Parlando però.

Diamo i numeri

Giacomo Balla, Numeri innamorati
Collezione Mart


L'ecoregione Alpi segue i
confini definiti dalla Convenzione delle Alpi e misura 190.912 km quadrati, di cui il 27,5% in Italia.

Le Alpi […] ospitano 30.000 specie animali e 13.000 specie vegetali che testimoniano la grande ricchezza biologica presente.


Tra le specie animali sono presenti 20.000 specie di invertebrati, 200 uccelli nidificanti, 80 mammiferi, 80 pesci, 21 anfibi, 15 rettili.

Tra le specie vegetali oltre 5.000 funghi, 4.500 piante vascolari ovvero il 39% della flora europea, 2.500 licheni, 800 muschi, 300 epatiche.

L'estensione dei ghiacciai alpini si è dimezzata nell’ultimo secolo.

I ghiacciai alpini italiani sono circa ottocento e occupano una superficie di 500 km quadrati


Forti di 4.7 milioni di posti letto censiti, 60 milioni di arrivi annui, 370 milioni di pernottamenti annui, oltre 600 impianti di innevamento artificiale esistenti, più di 10.000 impianti di risalita sciistici (media 4,6 impianti di risalita ogni 100 kmq), le Alpi rappresentano il 10% circa delle presenze mondiali turistiche.

Tra il 1980 e il 1999 il trasporto delle merci in Europa è cresciuto del 55%.

Secondo il Libro Bianco del 2001 pubblicato dalla Commissione Europea il 44% delle merci viene trasportata su strada , il 41% via mare, l'8% su ferrovia e il 4% sulle vie di navigazione interna.

Tra il 1990 e il 2002 la CO2 è cresciuta del 23,9%. L’Italia ha il più alto numero di auto per abitante in Europa e il settore trasporti contribuisce per circa il 25% al totale delle emissioni di gas serra del Paese.
(fonte WWF)


giovedì 27 settembre 2007

A lezione dagli indovini

Il radar meteorologico del Monte Macaion (TN)
(fonte Meteo Webcam)


Copio/incollo dal sito del ufficio stampa della provincia di Bz, magari a qualcuno interessa (a me si per esempio, non e' detto che non ci vada):

Visita guidata al radar meteorologico sul Macaion

Osservare da vicino i segreti e il "lavoro" di un radar meteorologico: è la singolare proposta dell'Ufficio Idrografico della Provincia con la visita guidata - aperta a tutti - in programma domenica 7 ottobre sul Monte Macaion in alta val di Non. Iscrizioni entro martedì 2 ottobre.

Domenica 7 ottobre l'Ufficio Idrografico propone ai cittadini interessati una visita guidata al radar meteorolgico di Monte Macaion nel Comune di Fondo in val di Non). L’iniziativa è aperta a tutti, per chi ne avesse necessità è previsto un servizio navetta con pullmino.

Nella mattinata i tecnici delle Province di Bolzano e Trento, che assieme gestiscono il radar, ne illustreranno il funzionamento e le particolari applicazioni in ambito meteorologico. Il pranzo, a base di polenta e carne grigliata, sarà preparato dai NU.VOL.A. - Nucleo Volontari Alpini - a Malga Manzara con un piccolo contributo spese (circa 6-8 € a persona a seconda del numero di partecipanti).

Nel pomeriggio per chi è interessato sarà possibile rientrare attraverso i sentieri del bosco con il supporto informativo del personale forestale. Per motivi organizzativi è necessaria l'iscrizione entro martedì 2 ottobre.

Per ulteriori informazioni è possibile consultare la Rete civica all'indirizzo online www.provincia.bz.it/hydro/escursione_i.htm

Neve


Ieri non se ne vedeva, stanotte è arrivata

mercoledì 26 settembre 2007

Il lupo e l'agnello

Stemma ufficiale della SAT

Altro post lunghissimo relativo al disinteresse delle istituzioni nei confronti dell'ambiente.

La SAT (Società degli Alpinisti Tridentini - Sezione del CAI) gestisce, dal 1927, il Catasto Speleologico della Venezia Tridentina che censisce le 1723 cavità naturali finora scoperte. Copia del Catasto si trova nella sede del Museo Tridentino di Scienze Naturali. Il "Bus del Giaz" è censito col numero 187, una delle prime grotte inserite nel catalogo.


La LP 31 ottobre 1983 vieta lo “sfruttamento del patrimonio speleologico quando ciò possa determinare la distruzione o alterarne sensibilmente la consistenza attuale”.


Il “Bus del Giaz” in Paganella è importante perché al suo interno conserva formazioni di ghiaccio perenne nonostante non si trovi a quota altissima, a differenza di altre grotte trentine che racchiudono invece depositi di neve. Molto nota dagli abitanti della zona, fino all'inizio del '900 era sfruttata come cava di ghiaccio dagli albergatori dei dintorni.


Nel 2004 la Provincia concede l'autorizzazione alla Società Paganella 2001 Spa per i lavori di allargamento di alcune piste vicine alla grotta e all'installazione degli impianti per la neve artificiale. Nessuno in Provincia si preoccupa dell'impatto dei lavori sulla grotta protetta per legge.

Memore della distruzione, sempre in Paganella, della "Busa della Neve" a metà degli anni '80, il geologo del Museo Tridentino di Scienze Naturali propone al direttore dei lavori di bloccare l'ingresso della grotta con un chiusino con botola, in modo da salvaguardarla ma contemporaneamente permetterne l'accesso. L'ingegnere si dimostra disponibile ma non ne fa nulla, e la grotta viene riempita dai detriti di scavo, danneggiandola in modo molto grave.


Sollecitato da un articolo comparso sul quotidiano "l'Adige" a firma Fabrizio Torchio, Paolo Nicoletti, dirigente provinciale afferma che la grotta non risulta né censita né tantomeno tutelata. Questa presa di posizione solleva un'ondata di proteste e di indignazione. Il consigliere provinciale dei Verdi Bombarda l’8 luglio 2004 presenta un'interrogazione in merito alla Giunta, la Società Speleologica Italiana vuole passare alle vie legali, ne parlano diversi articoli sulla stampa locale.


L'Assessore competente risponde all'interrogazione di Bombarda confermando la distruzione della grotta ma si giustifica dicendo che il Catasto Speleologico è privato e in mano alla SAT e che non si conosceva l'esistenza del Bus del Giaz.


Non mi dilungo in troppi particolari che si possono trovare nell'esauriente articolo pubblicato sul bollettino SAT n.2 del 2007, liberamente scaricabile, in formato .pdf, da qui.


In ottobre 2006 la pista accanto al "Bus del Giaz" viene messa sotto sequestro: gli impiantisti reagiscono arrivando a dire che in fondo non è che un buco e che pochi danni si farebbero a chiuderlo definitivamente, sollevando l'indignazione sia degli ambientalisti che degli abitanti del comune di Fai.


Dal processo che si è tenuto nell'aprile scorso al Tribunale di Trento, Dario Toscana, presidente della società Funivie Paganella 2001 e Girolamo Farina, direttore degli impianti, escono assolti dall'accusa di violazione delle leggi di tutela paesaggistica, "perché il fatto non sussiste".


Franco de Battaglia, editorialista del quotidiano "il Trentino", il 21 giugno del 2007 scrive un articolo amareggiato del quale riporto qui qualche stralcio:


"L’aver trasformato in "spezzatino" le competenze degli assessorati provinciali, per impedire che si consolidasse una dirigenza competente e responsabile, ha consentito di blandire i soldi dei ricchi (impiantisti, lobby comunali ecc) e di depotenziare i controlli ambientali (dalle foreste alla caccia) ma ha inferto colpi gravissimi al territorio, che è un bene comune, non solo economico.

L’autonomia è responsabilità: non può essere menefreghismo o furbizia, come nel caso del "Bus del Giaz'', che appare sempre più grave, perché "proprio" la sentenza suggerisce che non si tratta di un incidente episodico, ma di un sistema distorto che viene legittimato. Di qui le reazioni. Si giunge infatti al paradosso per cui "l'ignoranza" del territorio giustifica la sua distruzione. diventa un'attenuante, non un'aggravante. "Non studio, non mi informo, non faccio sopralluoghi, non preparo un dossier scientifico adeguato e allora - nell'ignoranza – ogni distruzione viene legittimata e assolta". […]


E’ inammissibile che un servizio o un assessorato, o un Comune non conoscano il territorio su cui rilasciano autorizzazioni. Se non lo conoscono chie­dano. In questi casi vale comunque il principio della responsabilità oggettiva: se un funzionario non sa ne risponde il suo capo, su per la scala fino ai vertici.

[…]

La terza colpa - occasione mancata - è quella della Giustizia. E’ un peccato che l'assoluzione legittimi la passività, la stupidità distruttiva nel lavorare, rispetto al dovere di una intelligente attenzione responsabile. Senza un richiamo all'attenzione responsabile come può essere tutelato il bene comune rispetto agli interessi dei prepotenti, le ragioni dei più deboli, del territorio, della bellezza, della cultura, contro l'inciviltà?


Quanto ai distruttori hanno perso una buona occasione per stare zitti, invece di accusare la SAT di non pubblicizzare abbastanza il catasto delle grotte, che è un servizio a beneficio di tutti. In realtà è la solita storia del lupo e dell'agnello, raccontata già dalle favole di Esopo e Fedro […]: la colpa non e di chi sbanca le grotte, ma di chi le ha censite nel catasto. Anche questa è una storia da insegnare ai ragazzi. E’ sempre il lupo, con le zanne a ruspa e i soldi del branco, ad avere ragione, almeno fin tanto che le pecore non si ribelleranno.


Ora vengo a sapere, leggendo un'interrogazione ancora del consigliere Bombarda, che la Provincia si farà carico di ripristinare la grotta. E Bombarda giustamente chiede: chi pagherà? Chi ha distrutto o ancora la collettività?

La risposta dell'Assessore si può riassumere in "ora ripristiniamo che è urgente, chi pagherà lo vedremo dopo"


Fonti:
Bollettino SAT n.2 del 2007
Sito Web dei Verdi del Trentino
QuestoTrentino, n.13 del 30.6.2007

EcceTerra.org
Gruppo Grotte Rovereto Emilio Romer - CAI SAT

martedì 25 settembre 2007

MontagnaLibri

Ho fatto un salto in piazza Walther al padiglione del TrentoFilmFestival dedicato all'editoria di montagna, aperto fino al 30 settembre qui a Bolzano.

Per iniziare mi disturba parecchio il fatto che sul sito ufficiale i comunicati stampa in versione integrale relativi alla manifestazione siano scaricabili in formato .doc fregandosene allegramente di chi non può o non vuole usare formati proprietari. E anche la mostra non mi ha fatto tremare le vene dei polsi.

La maggior parte dei libri esposti si possono tranquillamente reperire in una qualsiasi libreria solo un po' fornita e i testi più interessanti (non moltissimi peraltro) sono solo in consultazione e non in vendita.

Una sezione piuttosto consistente è dedicata ai libri fotografici, ma anche questi sono quasi tutti i soliti libroni patinati costosissimi abbastanza intercambiabili uno con l'altro.

La sezione "storia" mi ha lasciata abbastanza indifferente, mi sono segnata solo un paio di titoli che potrebbero interessarmi ma speravo meglio.

Novità, pochine. Un diluvio di titoli di Mauro Corona, Messner e Diemberger. Pochi libri tecnici e guide.

Il Bookshop è gestito dalla libreria Disertori di Trento: abbastanza fornito ma, anche in questo caso, non molto di più di quanto trovo nelle librerie cittadine.

Ovviamente non ho resistito e qualche spesuccia l'ho fatta ma non ho messo in crisi il bilancio familiare :D

In conclusione, da una "mostra internazionale dell'editoria di montagna" mi aspettavo decisamente di più.

lunedì 24 settembre 2007

Alplakes


Logo di Alplakes.org

"Regione Lombardia - in collaborazione con Regione Veneto e Provincia Autonoma di Trento - organizza la seconda conferenza biennale del progetto Alplakes

Si terrà a Gardone Riviera (26-28 settembre 2007) la seconda conferenza internazionale del progetto "Rete dei Laghi Alpini" (Alplakes) nell'ambito del programma Interreg III B Spazio Alpino.

Il convegno internazionale ha l'obiettivo di raccogliere le più significative esperienze europee nella gestione sostenibile dei laghi: esperti provenienti dall'intero Arco Alpino illustreranno le politiche e le scelte strategiche attuate dalle regioni per la gestione integrata delle acque, per la promozione dell'ecoturismo, per la diffusione di modelli di educazione allo sviluppo sostenibile.

Il convegno costituirà anche un importante momento di scambio tra gestori dei laghi, professionisti del turismo, autorità pubbliche, associazioni locali, formatori e studiosi in merito alla protezione e valorizzazione dei laghi e dei bacini a livello dell'arco alpino."

(fonte: regione Lombardia)


domenica 23 settembre 2007

Desmontegada

Malga Bordonona, Bresimo (TN)

E' tradizione: i primi giorni d'autunno le bestie scendono dalle malghe e tornano in valle per passare l'inverno al caldo nelle stalle. In molti paesi la desmontegada è un evento: si fa festa, gli animali attraversano l'abitato incoronati di fiori, i malgari tornano in famiglia, c'è la banda, il parroco benedicente, tutto la gente in strada a parlare della stagione passata, del tempo, del fieno, delle patate, degli ultimi lavori da fare prima del freddo.

A Cavalese la desmontegada delle càore è diventata un'attrazione turistica: figuranti in costume, mostra concorso del formaggio di malga, la "Pedalata Gustosa", menu a tema nei ristoranti dei dintorni, visite guidate al caseificio.

Nelle ultime edizioni sono stati coinvolti circa 300 operatori e si sono contati circa 10.000 visitatori.

Io preferisco ricordare quando le vacche, tornando in valle, passavano davanti a casa mia senza tanto clamore e i pastori si fermavano sulla nostra porta a fare quattro ciàcole con gli zii e a bere un biceròt. L'odore di malga che restava nell'aria per un paio di giorni era il segno della fine dell'estate e delle vacanze: delle corse nei prati a piedi scalzi, dei furti nei frutteti dei vicini, delle battaglie con le "pive". Ora di far bagagli e chiuder casa, si tornava a scuola.

Autunno

Torrente Lorés, Val di Sole (TN)

“Sono lontani i giorni del Nord-Est e mi sono costruita la casa dove comincia il bosco. Vado d'ottobre con i miei ricordi per i boschi ed i monti. Nell'ampia valle c'è un luogo dove crescono le betulle: l'autunno sparge sulla terra il pianto d'ambra delle loro foglie”

Mario Rigoni Stern - Uomini, boschi e api

sabato 22 settembre 2007

La dolorosa storia di malga Busetto

Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti, Feltrinelli Editore, Milano, 2007, pp.64


Post lunghissimo e farina del sacco altrui.

Non ho riscontri, non ho potuto sentire l'altra campana, ma ce ne sono tante storie simili per non credere a Paolo Rumiz, persona seria, che racconta questa storia:


Perché l’acqua si mise a correre


Bassano, è piovuto tutta la notte, al mattino il Grappa è uno scivolo traslucido d'acqua. Più tendo l'orecchio e più lo sento che gronda. Decine, centinaia di torrenti, in tutte le tonalità che la pioggia è capace di esprimere. Non è tempo da gita in montagna, ma qualcosa mi spinge egualmente lassù. Forse la voglia di uno scoglio fermo, dopo la cieca navigazione in pianura del giorno prima. "Vada ai Coi Alti, i ga el fogolar," mi consiglia l'albergatore. Guarda verso le nubi: "Una volta l'acqua ci metteva ventiquattr'ore a scendere. Oggi ce ne mette sei. La va quatro volte più svelta".

"Come mai?" gli chiedo.

"Succede da quando hanno cacciato i pastori dal Grappa. Avevano messo su un alpeggio stupendo. Tuto el Veneto 'ndava veder che bel che'l jera. Quattrocento bestie, abbeveratoi, pascoli, malghe rimesse a nuovo, il terreno e le acque a regime. Poi la politica si e messa di mezzo, il pascolo è uscito fuori controllo. E il Grappa è diventato una cascata."

Chiedo chi, esattamente, si è messo di mezzo.

"Vada a domandarlo alla Curia. Qua conta solo i preti, i politici xe paiassi che no val niente. Lori i va e i vien, el pievan resta. Lo chieda, lo chieda ai preti che fine ha fatto il pascolo di Malga Busetto."


Con il tempaccio, su ai Coi Alti, non c'è quasi nessuno al vecchio albergo San Giovanni. Solo una signora, accanto al fuoco, che legge Il ponte sulla Drina di Ivo Andric. Storia bosniaca, non comune in mano a un italiano. Una donna forte, scarponi e capelli neri a caschetto, come una vivandiera partigiana. Anche lei è salita con la pioggia. Le chiedo se conosce Malga Busetto e che cosa è successo lassù. Si presenta: Lucia Zanarella, di Ponte San Martin, sinistra Brenta.

Lucia conosce bene la storia. Tutto comincia negli anni ottanta, quando tale Giovanni Parolin fonda in pianura una cooperativa zootecnica di ex mezzadri. Senza volerlo, crea un perfetto kibbutz, che funziona alla grande. Per migliorare la qualità delle sue bestie da carne, chiede al Comune di Cismon un pezzo del Grappa da bonificare come pascolo per l'estate. Chiama esperti dall'Università di Padova, rimette a posto ottocento ettari di pascolo abbandonato. Il ripristino funziona così bene che arrivano visitatori anche dall'estero. La malga diventa un'azienda modello, aperta a tutte le cooperative del Veneto. La vicina casera della Pertica è trasformata in sede di incontri culturali e attira subito grandi nomi: Olmi, Meneghello, Rigoni Stern. Malga Busetto è gia un faro per i liberi contadini.


Ma Giovanni commette un errore grave, per un cattolico veneto. Lascia pascolare insieme le vacche dei "bianchi" e quelle dei "rossi", e cosi facendo mette a repentaglio il feudo elettorale dc. La sua azienda mobilita il Veneto migliore, sforna prodotti da concorso, versa cifre record all'erario, è la prima ad allinearsi alle norme europee. Ma non importa: gli enti pubblici non vogliono né il suo latte né la sua carne, perché la sua è un'azienda che ha sgarrato. Chiesa, politica e Università si alleano per demolire l’esperimento, accusano Parolin di aver scelto i "comunisti". Le banche si adeguano. Dopo cinque anni la cooperativa è sfrattata, le bestie sequestrate. Finiscono il pascolo, il lavoro, la malga. E con la malga, spariscono i visitatori, le osterie, il regime delle acque. Scompare un mondo.


Lucia chiama al telefono il pastore sconfitto, lo conosce da anni. Dopo mezz'ora Parolin Giovanni - classe 1935, mani grandi, occhi azzurri e capelli candidi come Abramo - sbuca dal temporale, si pulisce gli scarponi infangati, ci dà la mano con un sorriso. Pranziamo insieme, mentre fuori piove su praterie di anemoni. Sul tavolo polenta fumante e brasato. Giovanni si segna, ringrazia per il pane e il vino "che allieta i cuori". E’ un patriarca che rinnova tra di noi qualcosa di antico.


"La terra è la madre," dice. "Va rispettata, fatta riposare come una regina. Io ho nove fratelli e mi ricordo mia mamma, quand'era incinta. Era riverita da tutti e riceveva il cibo migliore." Allunga la mano aperta, la stringe per afferrare una zolla immaginaria, soppesarne 1'energia vitale. "Guarda quanto è piena di microelementi. I lombrichi... sono lì che lavorano sempre, giorno e notte... e non fanno mai sciopero... La terra è tempo, domanda tempo. Per fermarsi, per pensare, per crescere. Oggi stiamo uccidendo il tempo."


"Cosa succede, Giovanni?"

"Tutto è cominciato con la disintegrazione della grande famiglia patriarcale. Era una perfetta unità economica capace di funzionare senza sprechi, a bassa energia, con rispetto della natura. Un trattore solo bastava per trenta, quaranta persone. Abbiamo distrutto questo sistema per incentivare i consumi, ma non l'abbiamo sostituito con niente. Le unità unifamiliari si sono svenate di spese, ognuna ha voluto il suo campetto e il suo trattore, poi non ce l'hanno fatta più. E hanno svenduto la terra."


"Perché non avete tenuto duro?"

"Perché negli anni settanta le donne si son rifiutate di cercar marito nelle famiglie contadine. Volevano operai. Le donne ga copà la tera... Ma la risposta ce l'avevo: era la cooperativa! L'unica alternativa possibile alla crisi del vecchio mondo. Si salvava la terra e anche la cultura contadina."


"Chi si è messo in mezzo?"

"La cooperativa era una fregatura per il potere. Con noi non c'erano sprechi, l'industria vendeva meno trattori, automobili, falciatrici... Così ci hanno segato. Chiaro, no? E poi figurati, io assumevo chiunque... Mi no ghe domando a nissun se el va in cesa o cossa che el vota. Per questo ci hanno fatto morire."


"Risultato?"

"Uno sviluppo avvelenato. La guardi, la ricchezza del Nordest! Falde inquinate per sempre, centinaia di migliaia di famiglie senz'acqua, terrene senza humus, alluvioni e siccità, il Grappa senza più i pascoli... Tutte le volte che vede il Po in piena, ci pensi: dietro non c'è l'effetto serra, ma la politica... Cento, mille storie come Malga Busetto... Cento, mille umiliazioni nei confronti dei piccoli giardinieri di Dio che cercano di tener duro sul territorio..."


Gli chiedo come andrà a finire.

"In vent'anni Federconsorzi e Coldiretti si saranno mangiati la terra e le multinazionali governeranno su tutto. La monocultura tv accelera il processo, ci spinge alla demenza e all'autodistruzione. Viviamo un'epoca di oscurantismo, liquidiamo tutto, le osterie, i piccoli punti di vendita, la buona scuola professionale, la cultura. L'ltalia non parla più di economia primaria... è una follia... Ma come si fa a non capire che l'agricoltura è ricchezza? Guarda, con un chicco ne fai cento! Dimmi, quale industria è in grado di esprimere una simile crescita? "


All'improvviso il monte si scrolla di dosso le nubi, una luce obliqua inonda lo Scarpon fradicio d'acqua e la cima maggiore, tutta intrisa di rivoli. "Monte Grappa tu sei la mia patria" fa la canzone della Grande guerra. Ma quassù la patria è solo un imbroglio. Il Grappa come il Piave, mai così stuprato come da quando è stato promosso "fiume sacro" d'ltalia. Nella Grande guerra era gia tutto chiaro, mi dice Lucia. Dopo Caporetto, il governo aveva promesso la terra ai contadini, in cambio della vittoria. La vittoria venne, ma i contadini non ebbero nulla. Poi fu il fascismo, Mussolini fece il concordato e anche in Veneto la maggioranza delle curie fece combutta con gerarchi e latifondisti per fregare i contadini. La fine di un'illusione, durata lo spazio di un mattino.


"Ascolta," mi esorta indicando la pianura, "ascolta il grande silenzio del Veneto. Un mondo che tace, che ha sempre subito... Da piccola la sentivo, in casa, la fame di pane e di terra... era una fame antica di mille anni... Nel '55, quando ero bambina, studiavo nella stalla, perché quello era l'unico posto dove si poteva. Studiavo tanto, così a scuola puzzavo di stalla... Dopo le elementari non c'era futuro: una bambina poteva studiare solo dalle suore, mia mamma mi aveva preparato gia il corredo, ma io piansi, non volli, a undici anni presi la bici e andai a Padova da sola a fare l'esame di ammissione..."


Le chiedo che sogni avesse, allora.

"Sentivo la sapienza antica di una civiltà bastonata, sapevo che il popolo affamato della mezzadria conosceva il valore immenso della terra, aveva il senso delle stagioni, portava rispetto alla natura. Cosi, dopo 1'università, ho speso tutta me stessa per la campagna veneta. Sono diventata responsabile delle Acli Terra e ho spiegato ai contadini che l'unico modo per reggere alla modernità era la cooperazione, ho mobilitato migliaia di persone per la riforma fondiaria. Viaggiavo cinquantamila chilometri l'anno per parlare con la base..."


"E come andò a finire?"

"Un giorno Beniamino Brocca, presidente delle Acli di Padova, un amico caro, mi convoco nel suo ufficio. Mi disse: 'o te sparissi ti o sparissi le Acli de Padova, ordine del vescovo'. Era affranto, povero Beniamino. Per ordine del Vaticano stava iniziando la liquidazione di una grande classe dirigente."


"Perché ti erano contro, Lucia?"

"Non volevano che i contadini mangiassero la foglia... La Coldiretti non voleva contadini liberi, voleva un popolo deprivato, incolto, assistito... voleva gestire un'agonia per costruire il voto di scambio. I talibani esistono dappertutto, caro mio. Quelli di casa nostra avevano deciso che la terra non doveva acquistare dignità, evolversi... Fu terribile: vennero in cinquemila, con i trattori, a protestare per la mia rimozione. Ma non ci fu niente da fare. Non potevo credere che ci fosse di mezzo la chiesa."


"E poi?"

"Tempo fa ho trovato un documento dei primi di ottobre del 1922. Sanciva l'accordo tra la Curia di Padova e gli agrari fascisti. Solo allora tutto mi à sembrato conseguente. In Italia tutto è contro chi vuole cambiare."


"La sinistra ti ha aiutato?"

"Ho cercato di coinvolgerla in ogni modo. Anche in operazioni umanitarie in Bosnia. Ma anche lì, quante delusioni... Talibani anca quei… La sinistra xe voda su tuto. I cattolici almeno i ga el paternoster…


Paolo Rumiz, La leggenda dei monti naviganti, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, 2007, p.64 e seguenti


(spero di non violare i diritti postando 4 pagine del testo su 339. In caso contrario condenserò il post ma mi pare un vero peccato)

giovedì 20 settembre 2007

Tibet: Cry of the Snow Lion

La locandina

Cinehollywood Srl distribuirà, a partire dal 29 settembre, il primo titolo della nuova collana "TrentoFilmFestival", e precisamente il documentario "Tibet: Cry of the Snow Lion", vincitore del premio della Giuria Internazionale nella 53sima edizione del FilmFestival. Il documentario verrà commercializzato da librerie e vidoeteche al prezzo di Euro 14,90.

TrentoFilmFestival e Cinehollywood hanno firmato un accordo biennale di collaborazione che prevede da parte di TrentoFilmFestival la segnalazione dei migliori titoli presenti alla rassegna mentre Cinehollywood si farà carico di negoziare, con registi e produttori, licenze e distribuzione dei titoli selezionati.

(fonte: TrentoFilmFestival, comunicati stampa)

lunedì 17 settembre 2007

Citando Citati

Val Pusteria

Ritrovo in un cassetto un ritaglio di "Repubblica" dell'agosto 2005. D'accordo o meno sull'analisi di Piero Citati merita la lettura. Peraltro per buona parte di quest'estate ho letto nelle lettere al quotidiano Alto Adige missive accorate di turisti abituali che segnalano la lenta perdita di identità dei paesi altoatesini.

Ecco il testo dell'articolo di Citati:

"IL VIANDANTE, il ciclista, o l' automobilista, che si lasciano alle spalle la Collegiata di San Candido col suo Cristo indifeso, attraversano un paesaggio verdissimo. Pochi chilometri più in là c'è l' Austria: Sillian, Lienz, il Tirolo orientale. Ma l' Austria è molto meno bella dell' ultimo radioso lembo della Val Pusteria con i suoi piccoli paesi, che Gustav Mahler e Hugo von Hofmannsthal amavano.


Tra questi paesi, mi piace soprattutto Obervierschach (Versciago di Sopra), dove forse la grazia e l'eleganza sudtirolese toccano il culmine. Masi secolari, oscuri o improvvisamente luminosi, con finissime ondulazioni e orlature e croci greche: legna tagliata con precisione, per un inverno che forse non verrà mai: discrezione; e su tutti i balconi moltitudini di gerani e di petunie d' ogni colore, come se i balconi e i cimiteri rivaleggiassero con la fecondità della natura. Infine, la chiesa gotica di santa Maddalena, che guarda dall' alto il paese addormentato.


Oggi, questa bellezza è minacciata. In mezzo al paese, sinistre e altissime gru gialle annunciano la costruzione di un grande albergo, che l' anno prossimo vedrà trionfalmente la luce. Non c' è il minimo dubbio che l' albergo distruggerà completamente il fascino di Versciago: adombrando per sempre masi, legnaie, fiori, chiese, stradine. Non capisco perché il comune di san Candido, al quale il paese appartiene, non abbia previsto di far costruire l' albergo cinquecento metri più in là. Sarebbe bastato.


I sudtirolesi, dopo aver salvato valli bellissime, sembrano oggi animati da un' immaginazione suicida. Guardano verso l' Italia e la Francia. Là trovano modelli: l' orribile Misurina, la Liguria occidentale distrutta, la Costa Azzurra distrutta, Deauville, Rouen, Positano, Siracusa, Agrigento distrutti. Farebbero meglio a guardare verso Fermo o Ascoli Piceno, nelle Marche, dove non è scomparsa, o forse è accresciuta, la grazia del tempo di Leopardi.


Questo disastro ha una ragione. Nel Sudtirolo è scomparsa la figura del Sovrintendente ai Beni culturali, ridotto a semplice funzionario. Qui nessun La Regina e Paolucci possono impedire ai sindaci di Roma e Firenze di sconvolgere città e musei. Qui importa soltanto l' autorità politica e amministrativa, che pochi giorni fa, violando la sentenza di un giudice sudtirolese del Tribunale di Bolzano, ha raso al suolo a Monguelfo, un edificio del sedicesimo secolo.


Un futuro più oscuro si addensa, probabilmente, sulle regioni italiane previste dalla recente riforma. I poteri dei Sovrintendenti diminuiranno o scompariranno, l' ignoranza e l' arroganza delle autorità politico - amministrative cresceranno ogni giorno. A chi importa che un piccolo paese venga abolito? O che Palazzo Barberini abbia il suo museo? Basta costruire alberghi sempre più grandi, o minacciosi palazzi regionali, o musei che sogneranno di imitare gli infernali Beaubourg o Musée d' Orsay."

domenica 16 settembre 2007

El Nisio

Mezzana (TN)
Il Nisio è stato l'ultimo narratore del paese.

Qualcuno ricorda ancora quando, prima e dopo la prima guerra mondiale, girava da una stalla all'altra per fare filò e raccontare la sua storia. Un giorno dopo l'altro narrava, a puntate, un racconto senza fine. Vi figuravano principi, soldati, contesse bellissime e fanciulle insidiate.

Ogni sera cambiava stalla e chi poteva lo seguiva, per ascoltare quanto gli usciva dalla mente fertile. Si ascoltava lui stesso, felice di udire le tante cose che uscivano da sole dal suo pensiero.

Era quasi cieco, ma si guadagnava il pane tagliando legna: l'esperienza e il tatto lo aiutavano dove gli occhi non ce la facevano più. Un paio di colpi precisi e il ciocco era spaccato.

E' un personaggio che pare uscito dalla leggenda, ma mio zio, che è ancora vivo e vegeto, l'ha conosciuto e l'ha ascoltato raccontare le sue storie al caldo della vecchia stalla di famiglia qualche inverno di non tantissimi anni fa. Non so che fiine abia fatto, il Nisio, né da quanti anni sia morto o dove sia sepolto, ma affido questi pochi bit alla rete perché ne conservi il ricordo.

(fonte: diario di Pietro)

sabato 15 settembre 2007

Ancora Off Topic e pure in zona Cesarini


Oggi era il Software freedom day, manifestazione mondiale dedicata a Free Software, standard aperti e digital divide, organizzata dalla Free Software Foundation con la partecipazione di diversi altri soggetti presenti sulla scena dell'informatica internazionale, fra i quali spicca Canonical, la società che sta dietro a Ubuntu, una delle distribuzioni Linux più popolari.

In Italia sono 7 i team che hanno organizzato qualche iniziativa.

Segnalazione un pò tardiva, ma parlare di software libero non sono mai bit sprecati.

Copyleft Festival

Logo del Copyleft

Decisamente off topic ma è un argomento che mi sta a cuore. Ad Arezzo è in corso il Copyleft festival, una tre giorni dedicata alla libera circolazione delle idee e alla cultura libera.

Ci saranno dibattiti, spettacoli, presentazioni di opere varie rilasciate con licenza Copyleft, aree dedicate a Wikipedia e a Linux, Wu Ming presenterà la sua ultima opera, Manituana, Francesco Trento e Aureliano Amadei "Venti sigarette a Nassirya".

Fra gli altri sarà presente anche Vibrisselibri, "associazione che ha lo scopo di pubblicare in rete opere letterarie e saggistiche e di promuoverne successivamente la pubblicazione in carta".

mercoledì 12 settembre 2007

Ecoappennino

1° Fiera Expò delle Tecnologie per il Risparmio Energetico e le fonti rinnovabili in Montagna

Per tre giorni (venerdi-sabato-domenica 28-29-30 settembre 2007) si svolgerà a Porretta Terme, noto centro termale dell'Appennino Bolognese, la prima fiera-expò delle tecnologie per il risparmio energetico e le energie da fonti rinnovabili utilizzabili nelle zone di montagna.

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Saranno allestite 6 piazze tematiche dedicate a:
1) solare fotovoltaico, termico, a concentrazione;
2) energia da biomassa;
3) miniidroelettrico;
4) minieolico;
5) bioedilizia,
6) risparmio energetico e gestione calore.

fonte: Ecoappennino

Trento a Bolzano

Il 20 settembre verrà inaugurata a Bolzano l'edizione autunnale del TrentoFilmfestival della montagna. Anche quest'anno nell'ambito della rassegna bolzanina si terrà MontagnaLibri, mostra/mercato internazionale dell'editoria di montagna. Resterà aperta, nella tensiostruttura di piazza Walther, fino al 30 settembre con orario 10-19.

Ecco, spero di non spenderci tutti i sudati risparmi ;)

lunedì 10 settembre 2007

Ingorgo


Catinaccio, attacco del sentiero per passo Coronelle, 9 settembre 2007.
(aggiungerne altrettanti già passati e altrettanti in attesa)


venerdì 7 settembre 2007

La superficie dell'orso

San Romedio (TN) - il recinto di Jurka
(mi scuso per la qualità dell'immagine ma è stata scattata in posizione precarissima)


"Questo mammifero si muove su superfici enormi (una femmina rilasciata in Austria ha occupato in un solo anno un’area di 4730 Kmq)"


Jurka nel recinto

(settembre 2007)

Nel rispetto di queste esigenze, Jurka, una degli orsi sloveni liberati nel parco Adamello Brenta, che ha il difetto di non leggere le linee guida del progetto "Life Ursus", di non rispettare i confini del parco, di scorrazzare dove più le piace fra piste da sci, baite, orti e stalle, è stata rinchiusa in questo triste recinto, spelacchiato, piccolo, squallido. Imprigionata per non essere abbattuta.


Gli errori li hanno fatti gli altri e in prigione è finita lei.




sabato 1 settembre 2007

I confini dei sentieri

La Provincia autonoma di Bolzano ha pubblicato un sito molto interessante e utile per la pianificazione delle uscite in montagna: "Escursioni in Alto Adige".


Inserendo il punto di partenza e il punto di arrivo desiderati, sul monitor si compone l'itinerario visualizzato su una cartina, mostra il sentiero da percorrere, una tabellina che indica difficoltà, tempo di percorrenza, dislivello in salita e in discesa, profilo altimetrico, chilometraggio, punti di appoggio con le loro caratteristiche e coordinate geografiche. E permette di scaricarne i dati GPS (che devo ancora provare).


Se invece si sceglie solo una zona di interesse il sito propone una mappa dei sentieri, punti di interesse, paesi e cime vicine e passandoci sopra col mouse visualizza le coordinate e le caratteristiche principali del punto selezionato. Il tutto viene formattato anche in formato stampabile.


E' anche possibile la visione 3D dell'area evidenziata, non eccezionale a mio avviso, e purtroppo solo per IE previa installazione di un piccolo plugin.


Il sito e' ancora in beta release, manca qualche traduzione in italiano, ma già funzionante e usabile.


Gran parte del lavoro è stato fatto da volontari del CAI e dell'Alpenverein (corrisponde, per parte tedesca, al nostro CAI) che dal 2001 han percorso più di 18.000 chilometri di sentieri facendo le rilevazioni GPS. Un'azienda privata ha curato invece lo sviluppo del sito.


Il progetto, organizzato dall'Alpenverein con la partecipazione della Provincia, ha ottenuto dalla UE il non esiguo finanziamento di 3 milioni di euro, in parte già erogati e gli altri in arrivo.


Purtroppo però ci sono grane in vista: la Comunità Europea chiede ragioni alla Provincia del perché per il progetto non sia stata fatta una gara d'appalto ma i siano stati scelti i vari soggetti a chiamata.

Per ora la Provincia, nella persona del Presidente della Giunta provinciale Durnwalder, ha risposto che "non aveva senso cercare aziende fuori della Provincia" e "abbiamo già presentato un portfolio per illustrare le nostre scelte" ma non pare che la risposta abbia soddisfatto la UE: non ha ancora aperto una procedura ufficiale ma minaccia di richiedere la restituzione del finanziamento se non si trova un compromesso o una giustificazione convincente.


Al Cai si dicono delusi, hanno lavorato gratis e totalmente all'oscuro delle procedure adottate. Luis von Metz, presidente dell'Alpenverein, sostiene a sua volta di aver dato l'inizio al progetto chiedendo finanziamenti alla Provincia, e di avere per gran parte curato il lavoro, rinviando, quindi, le responsabilità delle procedure di appalto e di finanziamento alla Provincia stessa.


In questo casino di competenze e finanziamenti, quello che spero è che non vada a perdersi un sacco di lavoro gratuito e soprattutto un servizio che mi pare utile e ben fatto.


Un'altra osservazione che mi vien da fare a caldo è questa: perché non c'è un progetto completo per la digitalizzazione dei sentieri di tutte le Alpi e si procede in ordine sparso? Se programmo un giro che inizia in Alto Adige e termina in Veneto, ad esempio, ottengo le informazioni solo della parte altoatesina. Gli escursionisti e i sentieri se ne impipano dei confini provinciali e dei finanziamenti a macchia di leopardo e non tutti han ben chiaro dove il loro percorso sconfina e in quale provincia si trovi esattamente il tal pezzo di sentiero. Almeno, coordinarsi fra province vicine? Le Dolomiti ad esempio fan parte di Alto Adige, Trentino e Veneto, ha senso un lavoro così?


Just my 5 cents.


(fonte: quotidiano Alto Adige di oggi)