domenica 19 settembre 2010

Sfera di cristallo

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La valle dell'Elba a Dresda Fonte: Wikimedia Commons; foto: Martin Röll (Martinroell), Copyleft

La Valle dell'Elba è un tratto di circa 20 chilometri del fiume Elba che scorre nella città tedesca di Dresda e che nel 2004 è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO in quanto il paesaggio, pur presentando le sue rive e scogliere naturali, è parte integrante dell'area urbana della città.

Nel 2006 l'UNESCO ha inserito la valle dell'Elba nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità in pericolo, ventilando anche la possibilità di rimuovere il sito dalla lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità. Questo a causa del progetto di costruzione di un ponte stradale che dovrebbe attraversare il fiume, con un serio impatto sull'integrità del paesaggio.

Il 26 giugno 2009, a seguito della conferma della progettazione del ponte, l'UNESCO ha annunciato di aver rimosso la valle dell'Elba dalla lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.” (Fonte Wikipedia)

Proviamo a sostituire la parola PONTE con “impianto di risalita” “pista da sci” oppure “resort da 248 stanze” o anche “strada” e Valle dell’Elba con Dolomiti e potremmo aver previsto il futuro.

 

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venerdì 17 settembre 2010

Un Grillo ad Antersasc

Alberto Rossi, un nuovo amico che scrive sul blog Dosstrento articoli dei quali spesso condivido anche le virgole, mi segnala, sul blog di Beppe Grillo, un servizio completo, in home page, sulla strada delle polemiche per Antersasc di cui accennavo giorni fa.

Il testo contiene qualche inesattezza, corretto invece quello che dicono nel video Dissinger, Presidente Federazione dei protezionisti altoatesini, e Michil Costa, esponente dei Verdi altoatesini.

Ecco il video:

 

Per la precisione: il TAR ha bloccato momentaneamente la costruzione della strada, se ne riparla in primavera. Si spera che il casino mediatico sollevato faccia tornare a ragionare.

Seconda precisazione: le 1100 marmotte da abbattere di cui si parla sia nel video che nel testo: è un balletto che si ripete da anni ogni anno, ne parlavo già qui: il Kaiser Durni stabilisce che le marmotte sono troppe e che ne devono essere abbattute un numero che varia, di anno in anno, fra 1000 e 2000; WWF, LAV, ambientalisti ricorrono al TAR il quale, di solito ma non sempre, blocca il decreto. Se non lo blocca il TAR si rivolgono al Consiglio di Stato e la maggior parte delle volte le marmotte si salvano la pelliccia. Come quest’anno: il TAR ha detto no.

Nell’articolo di Grillo pare che le 1100 marmotte da abbattere siano legate al progetto Antersasc, ma non è così. E’ uno dei suoi vizi quello di mescolare fatti veri ma che non hanno relazione fra loro per fare un minestrone mediatico di grande impatto emotivo.

Coraggio, Dissinger, coraggio, Costa, fate più casino che potete! Chissà che il baccano non svegli qualche coscienza.

(Alberto, mantengo la promessa, parola! Ma vorrei argomentare, e mi hai beccata proprio in un momentaccio.)

mercoledì 15 settembre 2010

Che domenica bestiale!

La loro:

Apertura di Mediaworld a Bolzano, giovedì 9 settembre: 12.000 persone, 650.000 euro di incasso, ore di coda per entrare. Venerdì, sabato e domenica si è ripetuto il casino.

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(fonte quotidiano Alto Adige, foto Ognibeni)

La mia:

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Königspitze / Gran Zebrù; Monte Zebrù (in tedesco?); Ortler / Ortles; Hintergrathütte / Rifugio Coston

Non farei cambio :D

martedì 14 settembre 2010

Non c’è parola

"Non c’è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perché della loro morte."
Un sopravvissuto di Hiroshima

Citazione posta da Elsa Morante in chiusura del suo (splendido a mio avviso) “La Storia

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La micia Lamicia

Date una scorsa a questo post di Enrica e all’interessante e civile dibattito che l’ha seguito nei commenti.

Poi pensatela come volete, non chiedo altro a nessuno dei miei 25 lettori: solo una scorsa al suo post.

mercoledì 8 settembre 2010

E’ questo che volete?

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Alpe di Siusi, estate 2010

Ieri Paolo (benvenuto, peraltro! :) ) mi ha commentato questo post dell’anno scorso: un atto di accusa e di rimpianto per quanto stanno facendo all’Alpe di Siusi.

Questo il suo commento:

Cantieri all'Alpe di Siusi?
Ci sono ancora, oggi, fine estate 2010!
Pensate che bella sorpresa per chi ha fatto 800 chilometri ed ha speso una bella sommetta, fidandosi dei depliant, dei siti promozionali, delle foto "ufficiali"!
In trenta anni di vacanze in montagna, una fregatura così non mi è mai capitata.
Per le mie vacanze, poco male; ma chi restituirà la pace all'Alpe, e all'Alto Adige la dignità perduta?
Paolo

Paolo è un turista, una delle persone che si cerca di blandire e corteggiare perché venga in Alto Adige a portare lavoro, soldi, benessere. Cercando di vendergli pace, silenzio, montagna, “paesaggi mozzafiato, panorami grandiosi, natura incontaminata”. Persona che non verrà più. E’ questo che volete?

E Paolo non è una vecchia acida rompiballe come me che in Alto Adige già vive.

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Ne ho contati 16 in un’ora di passeggiata. Per 16 volte mi sono spostata sul bordo della strada per non farmi arrotare e ho annusato gas di scarico.

Convincere Paolo che non tutto l’Alto Adige è così, adesso, sarà molto difficile. Nemmeno l’Alpe di Siusi è tutta così, almeno finora!

L’Alpe sa essere anche molto bella, vero Andrea? E anche l’Alto Adige ha fatto più di molte altre regioni per mantenersi decente. Ma i cantieri aperti, gli scempi in atto o in programma, la malintesa valorizzazione del territorio, sta erodendo anche qui paesaggio e cultura. Bisogna stare attenti, molto attenti, attaccarsi alle caviglie degli amministratori pubblici come cagnetti ringhiosi, cercare di salvare il salvabile perché le Dolomiti sono patrimonio dell’umanità non dei soliti quattro furboni che stanno approfittando della nuova (non necessaria) pubblicità data dall’UNESCO per tirarsi su le maniche.

Qualche segnalazione, tanto per tenere desta l’attenzione:
la strada di Antersasc e di seguito: Durnwalder: la strada di Antersasc serve (non si capisce il senso di una strada che distrugge uno dei posti più belli delle Dolomiti per raggiungere una malghetta privata. Diventerà un agritur? Negano, ma a pensar male…)
Carezza, il terzo lago 
Catinaccio fronte 1
Catinaccio  secondo fronte
Catinaccio, paradiso dello sci
 I Verdi: «A Fundres un nuovo attacco all’ambiente»
Sesto: marcia contro gli impianti (Croda Rossa – Monte Elmo)

Giù le mani dalle Dolomiti o ci faremo male!

mi fermo qui ma non è finita qui.

Terzo lago

Doveva essere invisibile… (il terzo lago di Carezza visto da passo Santner. Foto Federico Z., che ringrazio)

Però, Paolo, l’Alpe è anche questa (nessun ritocco né timbro clone):

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Ed è per questo, porca eva, che mi girano come pale di elicottero: come si può vedere la bellezza e volerla distruggere con furia iconoclasta? Per soldi, soldi, soldi che non bastano mai.

Mi consola il fatto che, quando noi barbari ci saremo estinti, le Dolomiti saranno ancora lì.

lunedì 6 settembre 2010

Un pasticcio bilingue

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Cartelli “bilinguizzati” col pennarello

Io non parlo bene il tedesco, lei, una bella signora meranese, non parla bene l’italiano. La cosa non ci è di nessun impedimento: ce la ciacoliamo allegramente lungo tutto il sentiero, parlando di fiori, di lavoro, di viaggi in giro per il mondo, di cucina, di grappe: lei si diletta a confezionare liquori aromatizzati con le erbe e mi racconta ricette, tempi, gradi alcolici. Ci suggeriamo a vicenda i vocaboli che ci mancano e ce la caviamo brillantemente parlando “gemischt”(*). E funziona così quasi sempre, in Alto Adige / Südtirol.

Tutto bene fino a quando non iniziamo a discutere dei nostri monti, passione comune: non ci capiamo. Come diavolo faccio a capire che il rifugio a lei più caro, la Flaggerschartenhütte, è il rifugio Vallaga? E come faccio ad apprezzare la sua salita al Glockenkaarkofl se me lo devo scrivere per scoprire a casa dopo un controllo che è la Vetta d’Italia?

Nessun conflitto etnico, amiamo entrambe la nostra terra comune, viviamo alla bellezza di 28 chilometri di distanza, ci capiamo su quasi ogni argomento, e non riusciamo a parlare di monti perché abitiamo su due pianeti linguistici diversi.

L’altro dì fermo un malgaro e gli chiedo se sono giusta per la Malga di Corvara e questo mi guarda stranito: Corvara sta dall’altra parte dell’Alto Adige, qui siamo in Passeier! Colpa mia che non riesco a scovare dalla memoria Rabensteiner Alm. Che ci sia qualcosa che non funziona a questo punto mi pare evidente.

E c’è parecchio che non quadra nella guerra che contrappone da più di un anno (da sempre, forse) CAI, Alpenverein, Provincia, SVP, Roma, Procura, quotidiani, APT, uomo della strada sulla questione dei toponimi bilingui e sulla segnaletica dei sentieri, diventati monolingui per un colpo di mano dell'SAV (Südtiroler Alpenverein, omologa tedesca del CAI).

Gli uni sono ancora risentiti, con buona ragione, dalle traduzioni fantasiose e prepotenti di Tolomei che si prese la briga di trovare, e lo stato italiano di imporre, una corrispondenza italiana ad ogni frazione, cima, torrente, prato, bricco di tutta la provincia. E quando non c’era, ovvero molto spesso, ad inventarla di sana pianta.

Gli altri si sentono stranieri in Italia, anche loro forse a buona ragione (non la discuto su questo post perché facciamo mattina), probabilmente aizzati dalla politica locale, e sicuramente in pieno diritto di protestare: i toponimi bilingui, e di conseguenza la segnaletica bilingue, è sancita da una legge costituzionale nata da un accordo internazionale. Soprattutto in considerazione che la nuova segnaletica, monolingue, rifatta a cura dell’SAV, è stata sovvenzionata per gran parte con soldi pubblici. Soldi di madrelingua italiana, tedesca e ladina.

Da qui un profluvio di motivazioni più o meno pretestuose, di atti di forza, di arroganza, di tentativi da parte dell’SAV di forzare la mano e mettere la politica altoatesina davanti alle cose fatte (politica tedesca ben lieta di mandare avanti qualcun altro a fare il lavoro sporco), che la pongono dalla parte del torto anche se le ragioni di fondo possono essere giuste; da parte italiana la solita, fastidiosa, lagna. E il solito, fastidiosissimo, revanchismo nazionalista, di altoatesini italiani e di sedicenti turisti che, senza aver capito una cippa di cosa c'è in gioco, starnazzano che non verranno mai più in ferie in Alto Adige aggiungendo al trito pregiudizio “non mi servono nei bar in quanto italiano” il motivo nuovo di zecca “ci sono i cartelli monolingue”. Chi sprizza indignato risentimento sono i partiti italiani di destra che cavalcano la tigre a fini elettorali (quelli di sinistra non sanno che pesci pigliare e da che parte stare e danno un colpo alla botte e uno al cerchio). Il che fa passare la voglia di prendere le parti della legalità e di sostenere il CAI che si affanna per trovare i toponimi italiani storici da salvare.

Un bel pasticcio. Che riempie le pagine dei quotidiani, gli uni e soprattutto gli altri, quelli italiani, a soffiare sul fuoco di un conflitto etnico che per le strade non ci sarebbe. Pasticcio nato un secolo fa e del quale siamo ancora prigionieri.

Kofelraster Seen

Il suddetto cartello bilinguizzato, indirizzava a questi due splendidi laghi: Kofelraster Seen

Io intanto, da sudtirolese di madrelingua italiana, sto facendo lo sforzo di imparameli i toponimi tedeschi, e dismettere quelli falsi, senza storia, inventati e colonialisti. Perché sono brutti, storicamente fasulli, artefatti. Perché vorrei capirmi con i miei concittadini quando parlo di un territorio sul quale, loro, vivono davvero. Perché se mi perdo possa farmi aiutare da chi il territorio lo conosce. E anche per rispetto.

Per contro pretenderei che il rispetto, del prossimo, delle leggi e delle regole, sia reciproco. Anche sulla toponomastica bilingue, finché un accordo auspicato e condiviso non stabilisca altre regole. E vorrei, con tutto il cuore, che insieme, altoatesini di tutti i gruppi etnici, si continui sulla strada della convivenza nonostante coloro che rimestano nel torbido. Non della convivenza civile e distratta, ma della compartecipazione e della comprensione(**).

 

(*)   gemischtsprachig = mistilingue
(**) cum – prehendere = prendere insieme, contenere in sé, abbracciare con la mente le idee, intendere appieno. (dizionario etimologico on line)

giovedì 2 settembre 2010

Guida alpina per corrispondenza

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Useppe sul Basso. Avrà imparato su un manuale? (foto Roby, spero mi dia la liberatoria ;) )

Leggo oggi sul glorioso news group ISM (it.sport.montagna) questo post:

Salve a tutti.

Vengo subito al quesito e ringrazio anticipatamente chi mi risponderà.
Come responsabile di un gruppo scout devo organizzare nei prossimi giorni un corso di arrampicata per un gruppo di ragazzi dagli 8 ai 15 anni.
Il problema è che io non ne so molto. Un ragazzo che doveva fare da istruttore avendo praticato questo sport estremo qualche volta purtroppo non può più venire ma i ragazzi ormai ci hanno fatto la bocca e non posso deluderli.

Cosa è che devo e che non devo fare assolutamente?
Potete consigliarmi qualche manuale online?

Saluti

Alberto

Montagna assassina questi gran cazzi, mi si scusi il termine. O questo sta trolleggiando, per scatenare una bella flame sul gruppo, oppure si è spiegato male, o è un totale irresponsabile.