venerdì 28 novembre 2008

Notti bianchissime

La notte bianca dei musei, bianca davvero: 20 cm in città e nevica ancora, domani si va al mercato con le ciaspole.

Si è spaccato un ramo del grande cedro davanti a casa, bloccata la strada, divelta parte della recinzione e piombato in giardino da me. Per la terza volta una fortuna sfacciata: è davanti a una scuola, finché si ammaccano le auto e i miei gelsomini poco male.

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Crisantemi 

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Nandine

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Rosa Winchester Cathedral (credo)

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I pochi kiwi ancora da raccogliere han messo il colbacco
 

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Vite americana

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Acero

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Gatto

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giovedì 27 novembre 2008

Nessuno lo vuole ma tutti lo vogliono

testimage Webcam sul mercatino (Sito dell'Azienda di Soggiorno)

Le lamentazioni da bolzanina egoista e disinteressata ai guadagni dei concittadini le ho già fatte l'anno scorso, quindi per questa volta mi astengo, ma sta di fatto che i cittadini di Bolzano ne hanno piene le scatole da tempo.

Agli artigiani non interessa e non conviene, i ristoratori del centro chiedono qualità e non quantità, i baristi della piazza chiedono pietà e, per favore, cessi che nei loro c'è la fila.

I turisti del fine settimana se ne partono stremati dal casino, e si mettono in fila in autostrada dietro il "serpentone di auto" per chilometri e chilometri. Si e no sono riusciti ad avvicinarsi ai banchi di esposizione senza farsi pestare i piedi, infilare un gomito in un occhio, rovesciare sul cappotto l'imbevibile brulé. In compenso si portano a casa qualche cianfrusaglia made in china pagata a peso d'oro. E non sono io a dirlo, la solita criticona disfattista, leggete un po' cosa scrive oggi il quotidiano Alto Adige:

"Il Mercatino di Natale parla cinese. Ieri, in piazza Walther, gli espositori preparavano gli stand per l’inaugurazione. Tra le casette di legno, c’erano centinaia di scatoloni. La loro provenienza? «Made in China». «I turisti spendono poco e preferiscono prodotti economici», dicono i commercianti. «E’una tendenza - conferma Lucia Nardelli, membro della commissione che seleziona i venditori - E ogni anno scarseggiano le richieste degli artigiani. Temono di non guadagnare»". L'intero articolo si può leggere qui. E qui il video.

E meno male che ogni anno, a fine kermesse, "Bisogna ripensare l'evento" ""Basta con la paccottiglia e le chincaglierie" (Michl Ebner, presidente della Camera di commercio) e "Bisogna puntare sull’autenticità del prodotto" secondo l'assessore provinciale al commercio Werner Frick.

E quindi? Com'è che tutto il teatrino prosegue da 18 anni?

Un po' di numeri, fonte la camera di Commercio di Bolzano via il quotidiano Alto Adige di ieri:

I mercatini della provincia l’anno scorso hanno attirato 401.500 visitatori, "per un giro d’affari di 31,7 milioni di euro ed un totale di circa 70.200 pernottamenti".  Quanto spende ogni visitatore? "Nel 2007 hanno speso 55 euro al giorno (i germanici non superano i 50 euro!): 10 euro per mangiare e bere (crauti, gulash, speck, strudel ecc.) 20 euro tra souvenir e regali vari ed altri 25 nei negozi della città.

Il visitatore dei mercatini: "È italiano nel 60% dei casi, germanico nel 10% mentre i locali sono il 20%."

Secondo il direttore dell'Azienda di Soggiorno questi numeri sono approssimati per difetto, per grande difetto: "L’indagine offre uno spaccato solo parziale della realtà perché basa i suoi dati sui pernottamenti negli alberghi e sui passaggi in A22 ma non tiene conto di chi arriva in treno, col bus, in camper o dalla statale. A noi risulta - infatti - che il giro d’affari sia di 60 milioni di euro, praticamente il doppio, e che solo il Mercatino di Bolzano l’anno scorso sia stato visitato da 700 mila persone". (La città di bolzano raggiunge a stento i 100 mila abitanti)

E non contento del piatto ricco, Seppi aggiunge: "Perdiamo, rispetto a Merano, più di 50 mila visitatori l’anno perché a Bolzano gli stand chiudono il 23 dicembre mentre Merano va avanti fino al 6 gennaio. Questa faccenda va rivista e ripensata tutta".

Certo che va ripensata, ma non credo che il suo ripensamento coincida con quello della maggioranza non solo dei bolzanini ma anche di coloro che vorrebbero un mercatino più sobrio, meno urlato e soprattutto meno artificiale.

Per il momento, cari concittadini, facciamoci coraggio, ci aspetta un mese di passione: oggi alle 17 l'inaugurazione. Siamo sopravvissuti per 17 anni, ce la faremo anche questa volta. Io comunque starò a casa. L'avevate capito da soli?

Fonti:
Mercatini d'oro, giro d'affari da 31 milioni - Alto Adige — 26 novembre 2008 
Centinaia di prodotti "made in China" "Sì, ma i turisti li comprano" - Alto Adige - 27 novembre 2008

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mercoledì 26 novembre 2008

Finito non finito

plattnerKarl Plattner (***)

Dopo alcuni anni di lavori, nel 1977 venne inaugurato e restituito alla città Schloss Maretsch, castel Mareccio. Fra le varie feste e manifestazioni forse l'evento più importante fu la mostra antologica dedicata a Karl Plattner, pittore di respiro internazionale, nato in val Venosta, cittadino del mondo, che rimase però legato fortemente alle sue radici altoatesine anche nelle sue opere.

In quel tempo il mio babbo era direttore dell'Azienda di Soggiorno, proprietaria del castello, e per un paio di anni tutto il suo e nostro mondo ruotò attorno al restauro: ferie saltate, racconti, preoccupazioni, nottate, consigli di amministrazione, coliti, incontri con esperti, consulenti, restauratori, personaggi stranissimi, che finivano spesso a cena a casa nostra. E per la durata dell'esposizione mezza famiglia, amici e conoscenti si trovarono coinvolti nella mostra di Plattner: chi a fare il guardiano notturno, chi quello diurno (che tuttora, dopo giornate intere fra le sue opere, di Plattner non ne può più), chi alla reception, chi al bookshop. Ne ho riparlato l'altro giorno con Ale (bookshop), anche lei si ricorda con simpatia questo signore gentile, serio e sottile, così intrinsecamente triste ed elegante, che portava nello sguardo l'annuncio dei suoi ultimi drammatici anni e di "Quel mondo duro e tenero insieme; affilato, impietoso ed insieme ansioso, sognante di fuga, di follia che è nelle cose di questo pittore di confine, di un confine non soltanto geografico ma culturale" L. Sciascia*

Insomma, oltre a piacermi parecchio, ho qualche motivo ulteriore per essere affezionata all'opera di Plattner, motivo che va un po' oltre la mia scarsa cultura artistica e inesistente capacità di critica. Mi piace molto sia il suo "mondo duro" delle figure drammatiche e stupefatte che il mondo "tenero" dei suoi paesaggi altoatesini.  plattner_maso

Landschafr - Paesaggio (1980-81) finito, accostato al non finito***

La faccio breve (oddio, non sono più a tempo :D): sono andata a vedere la mostra "finito non finito", ospitata nelle sale di Unibz nell'ala che faceva parte del vecchio ospedale.

Valeva la pena, anche se alcuni accostamenti mi sono parsi un po' tirati per i capelli. Accanto ad opere finite, alcune molto note altre meno, sono esposti diversi non finiti che, secondo i pannelli esplicativi che anticipano la mostra, sono opere con una dignità compiuta e che ai finiti che le affiancano possono essere in qualche modo apparentate.

rnanchtlichesZwiegesprch196465-vi

Nächtliches Zwiegespräch - Conversazione notturna (1964-65). Accostato a questo non finito (fine anni 70) ***

Alcuni si, sono quadri anche piuttosto belli. Altri sono interessanti, si intravvede, forse, cosa Plattner avesse in mente, l'abbozzo della composizione, le scelte cromatiche. Alcuni invece mi paiono davvero solo pasticci nei quali io non vedo niente, e forse nemmeno lui. Veramente difficile immaginare che strada avrebbe preso l'opera, che racconto ne sarebbe uscito dalle sillabe buttate lì sulla tela, se nemmeno lui, dice, spesso sapeva dove sarebbe andato a finire: "La mia pittura nasce come un alfabeto. Come dalle lettere si può formare una parola, da una macchia di colore deriva una forma. E' un'unione organica di elementi che scaturiscono nel corso del divenire del lavoro. Nello sviluppo dell'opera io scopro l'oggetto o il soggetto che si va definendo, allora subentra la memoria o l'inconscio e prende forma quello che ho elaborato"**. Pretendere di capirlo io mi pare davvero presuntuoso.

Chissà, peraltro, se gli avrebbe fatto piacere vedere esposto qualcosa che lui non aveva pensato di terminare, chissà se l'avrebbe riconosciuta come cosa sua. Mi viene il dubbio, a volte, che Plattner sia usato come bandiera dell'arte altoatesina, bandiera della quale si sarebbe già visto e detto tutto: ormai occorre ravanare nel retrobottega.

La mostra finisce sabato 29 novembre, come sempre io arrivo in zona Cesarini. Merita una visita se fate ancora in tempo.

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* fonte: prefazione al catalogo della mostra "finito non finito" a firma di Primo Schönsberg, assessore alla Cultura, Ricerca e Piano di Sviluppo strategico del Comune di Bz.

** Frase raccolta e trascritta nella prefazione di cui sopra, estrapoalta da un documentario dedicato a Plattner di Bruna Dal lago Veneri, Nora Veneri e Osmund Zöschg per RAI Sender Bozen, proiettato durante la mostra.

*** fonte: il bel catalogo della mostra "finito non finito", edizioni Tappeiner, 2008

Karl Plattner su:
Wikipedia
cainoinc (Diego Brambilla?)
"L'arte a stampa"
Arte.go

martedì 25 novembre 2008

La monaca, il frate, il culo e le ortiche

Mamma da ragazza si svegliava la mattina con l'acqua del bicchiere gelata sul comodino e il ghiaccio sulle finestre. Non si scaldava che nelle stanze comuni, la legna era preziosa, le camere da letto erano gelide. Mezz'ora prima della nanna si infilava nel letto la monega, poi ci si preparava in cucina vicino alla stufa, e, tolta la monega, via sotto il piumino come missili.

La mónega. Per cortesia di Nonna Ivana che ringrazio

Il telaio ricurvo teneva le lenzuola sollevate dal cuore della monega, lo scaldino ricolmo di braci, impedendo al letto di prender fuoco. Io in montagna ho usato la versione tecnologica dell'aggeggio: una resistenza elettrica incandescente faceva la funzione delle braci.

Vedo sul blog di Nonna Ivana che in Emilia si chiama frate, la suora è lo scaldino: sempre in convento siamo, chissà perché.

Un po' di tepore la monega lo dava, ma era un tepore illusorio: il culo era rovente, piedi, mani, spalle ghiacciate. Ci si acciambellava nella cuccia calda lasciata dalla monega, fuori dalla cuccia le lenzuola erano sgradevoli e diacce, allungare le gambe un atto di coraggio, ci voleva lo stesso un bel po' di tempo per entrare in temperatura.

Da qui il modo di dire: "cercarse el fret per el let" quando ci si impiccia in complicazioni inutili, parente stretto del "fregar el cul nele ortighe", note situazioni che vengono subito prima di "metter el cul nelle peàde".

lunedì 24 novembre 2008

Fotogiornalismo con i fiocchi

Brooks de Wetter-Smith's photograph of an iceberg titled "Ice Tunnel" (Courtesy of Peabody Essex Museum) fonte The Boston Globe, The Big Picture, News stories in photographs.

Ho scelto questa foto dell'Alaska perché questo è un blog principalmente outdoor, ma c'è di tutto. La stazione spaziale, la guerra in Congo, il mondo del minuscolo al microscopio elettronico, l'incendio in California, una tempesta in Yemen che ha lasciato ferite insanabili nella meravigliosa città di Shibam, patrimonio universale UNESCO. Una marea di argomenti e di foto splendide.

A destra, accanto al titolo, due menu a tendina per scegliere zone del mondo e categorie da sfogliare. Sono un po' fissata per le foto, ammetto, ma sono davvero belle.

E noi qui in Italia che non mettiamo il naso fuori dal nostro orticello, fra Berlusconi e Veltroni e la Gelmini!

domenica 23 novembre 2008

Telekabul

20/03/2001: ""Quando morirò, a cent'anni, morirò soddisfatto. Non ho autocritiche da farmi. Ho sempre fatto quello che mi piaceva. Mi sono divertito". Sbagliò solo nella data, a causa del suo grande ottimismo. Mi parlò anche della sua malattia. "Perché sei andato via dalla Rai?" "Il centro-sinistra stava per vincere. C'era Occhetto, la macchina da guerra che si metteva in moto"."E allora?". "Ci voleva un telegiornale più cauto, meno astioso, meno combattivo. Io ho detto: me ne vado. E ho cominciato a dire cose violentissime sulla Rai e su Dematté. Sai perché?""No"."Avevo il cancro ai polmoni. Ero convinto di morire di lì a poco. Pensavo che fossero le mie ultime dichiarazioni""

Sabelli Fioretti intervista Sandro Curzi

Pali, palle, cince e ciance

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Cinciarella (Parus caeruleus)

Equipaje è pronta ad agire ma chiede istruzioni, Marzia sarebbe pronta ma teme di allestire un ristorante per gatti, Enrica fa la sua parte come può nel centro di Milano, il gambero rotto sta già pregustando polenta e osei... la mangiatoia per pennuti interessa.

Dunque, algoritmo per la costruzione della mangiatoia fatta in casa a costo tendente a zero. Che da comprare in giro se ne trovano, anche in rete, saranno anche più belle della mia ma costano un occhio della testa, e non sono momenti, questi.

Qui le foto del risultato finale, che ci si capisce meglio con l'immagine sotto gli occhi.

Procurarsi un palo alto circa 2 metri, possibilmente liscio, in modo che le unghiette di chi sappiamo non facciano presa, abbastanza sottile da risultare scomodo all'arrampicata: 3 cm di diametro bastano, il mio è sovradimensionato ma quello avevo. Se non fosse abbastanza liscio, avvolgere gli ultimi 50 cm in un foglio di lamierino, di plastica liscia, insomma ci siamo capiti. Se il palo è di metallo risolve il problema del liscio ma per fissare la mangiatoia in cima ve la pelate voi, eh?

Piantarlo a mazzate nell'orto, in un posto che sia visibile da una finestra molto utilizzata (altrimenti che lo mettiamo a fare se non per goderci lo show?) ma a qualche metro da ogni supporto per gatti.

Procurarsi un sottovaso di plastica per cassette o per vasi molto grandi, ampio a piacere. Praticare sul fondo del sottovaso parecchi fori in modo che la pioggia non si fermi sul fondo che diventa un pantano (fare la prova sul lavandino di casa). Inchiodare solidamente il sottovaso sul palo. Se il sottovaso è bello grande e sporge molto dal supporto l'eventuale gatto che abbia scalato il palo della cuccagna si troverà in serie difficoltà a superare il "tetto" (i climber mi capiscono bene, vero? :P)

passeri

La banda di teppisti (stava nevicando, ieri :)

Non è finita: i nostri adorabili uccellini sono dei veri porcelli: ogni tanto bisogna far pulizia alla mangiatoia. Per non dover smontare ogni volta tutto l'ambaradan non metto il becchime direttamente nel sottovaso ma in scodelline di plastica (gli imballaggi per cibi del supermercato vanno benone) a loro volta forate e appoggiate nella mangiatoia su un rialzo di qualche genere (quattro sassetti piatti agli angoli, dei legnetti, insomma vedete voi) in modo che scorra l'eventuale pioggia.

Mi rifiuto di costruire anche il tetto, se piove si procurino l'ombrello, che sarà mai. Se nevica portino mezza giornata di pazienza che andrò a spalarla via, e poi in città non nevica quasi più. Per riempire la mangiatoia, il grande vaso rovesciato della foto per scala, o amico alto a disposizione se siete gnomi come me. Il tempo per costruire l'aggeggio è inferiore di quello impiegato per leggere fin qui come si fa.

Le gatte, dopo un paio di tentativi, si comportano da "è acerba l'uva", sanno di non arrivarci e se ne disinteressano.

Cibarie: pane vecchio sbriciolato, briciolame vario, l'immangiabile torta di zia Caterina, croste di formaggio a pezzettini, avanzi di pastasciutta, avanzi di polenta, mangiano quasi di tutto, paiono galline. E, ovviamente, semi misti, con una netta preferenza per quelli di girasole. Li trovo in sacchetti da un chilo all'esorbitante costo di 2 euro, al supermercato Despar; nei negozi per animali a un po' meno ma sempre carucci, per esempio nel negozio in cima a viale Venezia; a meno della metà sfusi al mulino Silbernagl al ponte di Sant'Antonio. Ai non bolzanini non so che dire. La LIPU li mette in vendita sul sito a pacchi da 4 chili a 14 euro. Mi pare letteralmente una follia: quando si è sparsa la voce, 4 chili di semi se ne vanno in 10 giorni.

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Ne lascio sempre qualcuno per loro sull'albero.

Frutta: qualche acino d'uva, i merli van matti per i cachi, mezza mela. Sì la preferiscono "iniziata" i pigroni.

Poi le palle di grasso da appendere in giro, adorate dalle cince, che da un po' sanno usare anche i passeri. E qui ci starebbe un bel ragionamento di etologia su come i pennuti si trasmettono il sapere fra generazioni.

Equipaje, fare in casa le palle di grasso e semi è da suicidio, davvero. Ho provato con lo strutto ma fa un po' schifo, la casa puzza da schifo, e soprattutto viene uno schifo. Io le trovo fatte al mulino di cui sopra al prezzo più vantaggioso, altrimenti nel negozio di animali a 4 euro 11 palle. Wildlife shop sul sito le vende a 3 euro per 6, LIPU a confezioni da 6 a 3,5 euro/confezione. Caro ma spero serva anche per finanziare qualche oasi.

Cmq se vuoi, puoi mettere pallettine di strutto, anche burro eh, o di altri grassi animali, a cucchiaini, mescolati a semi nella mangiatoia. Per vedere le cince appese puoi costruire delle retine con arachidi, nocciole, noci sgusciate. Le retine delle confezioni di aglio al super, degli scalogni (che non sono bianche) per esempio. Oppure collane di arachidi con buccia infilate su spaghi.

Poi bisogna portare un po' di pazienza e sperare che si accorgano di noi. E pian piano ci si adegua alle loro preferenze, si impara a capire cosa desiderano i nostri ospiti che, pare strano, ma non dappertutto gradiscono gli stessi menu.

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Verdone attaccabrighe

Lati spiacevoli, poi non ditemi che non vi avevo avvertiti ;) : i nostri dolci passerotti cagano come una mandria di mucche, tenete le mangiatoie lontanine dal balcone, dal posto macchina, dallo stenditoio, dal davanzale del vicino. In primavera toccherà ramazzare un cumulo di bucce vuote di sementi varie che tappezzano per un raggio di 3 metri attorno. Ogni tanto arrivano i piccioni, Enrica, si. Se arrivano loro non resta niente per gli altri e sono antipatici anche a me. Ho risolto... con la cerbottana: un tubo da elettricista caricato a bacche di bagolaro, di sorbo,  sai come si faceva da ragazzini? Non fa abbastanza male da ferirli ma abbastanza per tenerli, alla lunga, lontani.

Lati negativi ampiamente sopportabili mi pare; in compenso passo un sacco di tempo a sbirciarli. Ho appeso un canederlo a un rametto dell'alloro davanti alla finestra dello studio: basta alzare gli occhi per vedere una cincia appesa, è bello e rasserenante.

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Verdone (Carduelis chloris chloris)

PS: le foto non sono splendide, sono sempre fatte attraverso i vetri in più con poca luce e sotto una nevicata.

giovedì 20 novembre 2008

Ristorante all'aperto


Cinciarella alle prese col canederlo. Bolzano, lorto, by Edo.

Ho riaperto il ristorante per volatili, come tutti gli inverni. Non ci sono volute molte ore per veder arrivare la gang dei passeri: piccoli teppisti pennuti che viaggiano sempre in gruppo; e poche ore ci sono volute alle cince par scoprire il loro canederlo di grasso e semi. Agilissime e veloci, piccole trapeziste senza rete, eleganti equilibriste dal raffinato cappellino .

In montagna è arrivta la neve e sono scesi in città anche i verdoni: tempo mezzo secondo e stanno già attaccando lite con chiunque svolazzi nei dintorni: lampi gialli di piume così impegnati a beccarsi a vicenda da scordarsi di mangiare;  

I pettirossi! Anche i pettirossi fanno una minimigrazione: d'estate non li si vede in giro, dall'autunno inoltrato fino alla tarda primavera sono in pianura. E troppo spesso trovo sulle scale un corpicino di pochi grammi, una pallottola di piume, con il collo spezzato da una delle mie gattacce. Sono territoriali e distratti a controllare il loro regno, a corteggiare le femmine, a tenere lontani i rivali. Sono presuntuosi e un po' bulli, si mettono in mostra, saltellano e volano rasoterra. Ogni volta che ne vedo uno mi si stringe il cuore: quanti giorni durerà?

I merli se ne fregano di tutto e di tutti: simpatici e confidenti, ti vengono fra i piedi mentre vanghi, a scavare lombrichi nella terra appena smossa. Da stare attenti a non pestarli. Specialisti nello sradicare l'insalatina appena trapiantata: chissà che bella larva ci sarà sotto quella piantina sofferente! Tornati dalla campagna autunnale nei vigneti dei dintorni, si sono già mangiati i pochi cachi salvati dalla grandine e metà delle bacche della mia pyracantha e alle gatte fanno marameo.

merlo

Ladruncolo pescato con il becco nella marmellata (foto attraverso i vetri, la qualità è quella che è)

I fringuelli sembrano galline. Belli rotondi, saltellano, razzolano e becchettano sempre sul terreno, difficile vederli fra i rami. Paiono golosi e un po' tonti, impegnati solo ad ingozzarsi senza guardare cosa gli succede intorno. Ma non si sono mai fatti acciuffare dalle belve, si vede che poi tanto scemi e distratti non sono.

I codibugnoli hanno fatto una rapida comparsa poi sono spariti. Colpa mia, non avevo ancora aperto i battenti della mensa. Li sto aspettando, speriamo tornino.

E fra i miei preferiti, la capinera. Si vede poco, ma si sente, eccome si sente. Canta a squarciagola per ore intere, estate ed inverno, di solito bella eretta sul filo della luce o in cima al cipresso. Da domandarsi come facciano polmoncini così piccini a fare un baccano del genere. E come canta bene! Mica un cip cip da quattro soldi, ma cascate di note, tirate lunghissime senza prender fiato, trilli, gorgheggi. Non scende mai fra noi terricoli, non si abbassa a mendicare becchime nella mangiatoia, lei si arrangia da sola, e dall'alto del suo filo ci copre di musica.

Life & Google

"Adams, Ansel" source:life

c-vi

"Grand Canyon National Park," Grand Canyon, AZ. - Location: AZ, US - Date taken: 1941 Photographer: Ansel Adams.

Fonte, Google Image

Google ha siglato un accordo con Time Warner, proprietaria dei diritti sull'enorme archivio iconografico di Life, la rivista americana famosa per i suoi servizi fotogiornalistici, uscita con cadenza settimanale dal 1936 fino al 1972 poi, con un paio di interruzioni e con cadenze diverse, fino al 2007.

I milioni di fotografie dell'archivio Life, scattate da grandi nomi del fotogiornalismo, molte delle quali inedite, sono state digitalizzate, organizzate, archiviate e rese disponibili in rete dal progetto "LIFE photo archive hosted by Google". Già parzialmente suddivise in decenni e in macroargomenti, sono anche raggiungibili con chiave di ricerca dalla Home page del progetto, da google image aggiungendo "source:life" e sono elencate nelle normali ricerche insieme alle altre immagini che soddisfano i criteri impostati.

chiave di ricerca: Capa italy source:life

capa

Italian refugee women carrying their belongings in baskets while fleeing their homes in the Cassino and Liri Valleys during Allied invasion of Italy, WWII. - Location: San Pietro, Italy - Date taken:
1944 - Photographer: Robert Capa

Il mio babbo comprava Life quando abitavamo in Germania ed ero piccina picciò; tornato in Italia rimase qualche anno abbonato alla rivista per mantenere in esercizio il suo inglese, e alcune foto me le ricordo ancora: credo di essermi appassionata alla fotografia sulle sue pagine.

Be', e adesso chi mi schioda da qui? ;)

martedì 18 novembre 2008

Pasticciona!

Ho fatto qualche casino ravanando qui e là e si sono persi i link ad alcune foto.

Sto lavorando (e bestemmiando) per ripristinare il tutto. Sgrunt :D

Per non fare proprio quella che sparisce, un gatto:

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2005, Bolzano, via dr. Streiter. Foto Vera (si decidesse a bloggarsi, la potrei anche linkare)

Chissà se i pittori di gatti bolzanini sono la stessa persona o persone diverse.

Questo era dipinto su un muro in via dr. Streiter, me par, ora non c'è più purtroppo. Secondo me se n'è andato indignato: un gatto non è proprietà privata di nessuno, al massimo è un convivente, e anche capriccioso, di solito. :D

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domenica 16 novembre 2008

Enrosadira

La foto è presa questa sera da corso Libertà, fra tetti, ponteggi e bancarelle del "tradizionale" mercato di San Martino, una secolare tradizione che a Bolzano risale a un paio di anni.

Chissà se qualcuno ha alzato gli occhi dalle bancarelle e l'ha vista.

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Rosengarten

Dal dizionario De Mauro on line:
tra|di|zió|ne
s.f.
AU
1 trasmissione del patrimonio culturale delle generazioni passate, costituito spec. da consuetudini, memorie, notizie, ecc., attraverso la documentazione scritta, la comunicazione orale, l’esempio: t. orale, scritta
2 qualsiasi contenuto culturale trasmesso dalle generazioni passate: t. religiosa, letteraria, le tradizioni popolari | complesso delle consuetudini, degli usi e dei costumi trasmessi nel tempo: rispettare la t., essere attaccato alle tradizioni

Ora le tradizioni, soprattutto consumistiche, vantano BEN un paio di anni di storia.

E fra poco ci piomberà addosso il "tradizionale", imprescindibile, inevitabile mercatino di Natale.

Non cercatemi lì in mezzo, non ci sarò.

mercoledì 12 novembre 2008

Che tempo fa?

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Logo della trasmissione

Cosa mi serve la TV, quando i pochi programmi decenti si trovano in rete?

Sul sito della trasmissione condotta da Fabio Fazio "che tempo che fa" l'intervista a Messner incentrata sul Nanga Parbat, sulla scomparsa di suo fratello Günther e sulle polemiche che la seguirono, in occasione dell'uscita del nuovo libro di Reinhold: "Nanga Parbat. La montagna del destino".

lunedì 10 novembre 2008

San Martino

San Martino - affresco di Simone Martini (Fonte Wikimedia Commons - copyright Zenodot Verlagsgesellschaft mbH licenza GNU Free Documentation License)

Ci vuol ben poco a diventar santi, pensavo da ragazzina. Quel bel signorotto ben vestito seduto sul cavallo ha poco da sentirsi buono: bella forza, dividere il mantello a metà, manco glie l'avesse dato tutto al poverello. Così, o non basta per nessuno e Martino ha fatto una scemenza, o basta per entrambi e allora che buona azione è?

Mi è diventato più simpatico da quando so che è un San Martino sincretistico che si festeggia domani, a cavallo fra il santo cattolico, protettore dei viticoltori, e il pagano Bacco, dio del vino, che si festeggiava alla fine dell'anno agricolo quando i lavori dei campi erano finiti, il raccolto messo al sicuro, e si poteva alzare la testa dalla terra.

A San Martino si dovevano pagare i debiti, si riscuotevano i crediti, ci si sposava, soprattutto se l'annata era stata buona, si rinnovava l'enfiteusi, si rinegoziavano i contratti di mezzadria. Ancor'oggi "fare san Martino" in veneto vuol dire traslocare.

In Trentino Alto Adige ogni paese ha la sua festa di San Martino. Famosa è quella di Predazzo dove i ragazzi accendono 5 grandi falò in punti panoramici sopra i rioni del paese, attorno ai quali fanno più casino possibile con trombe, campanacci, tamburi per poi scendere in paese e continuare la festa nei loro rioni.

In diversi altri paesi i giorni precedenti la festa i bambini costruiscono lanterne di varie forme e colori e l'11 novembre appena si fa buio insieme ai genitori sfilano per il paese con le lanterne accese. Spesso la processione termina in chiesa dove si ricorda il santo o dove si rende grazia per il raccolto.

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Parrocchiale di Gries e convento dei frati Benedettini

Gries è un quartiere di Bolzano che fino al 1925 era comune autonomo, separato dalla città di Bolzano dal fiume Talvera. E un po' paese autonomo è rimasto, con le tradizioni di un paese tedesco, il suo costume, la sua banda, i suoi pompieri volontari, la sua compagnia di Schützen, la sua sagra, i suoi contadini (il famoso e premiato vino Lagrein della cantina Muri viene dalle uve del vigneto del convento dei Benedettini di Gries). E il suo San Martino.

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Lagrein

Ieri, domenica che precede la festa del santo, la parrocchia di Gries ha celebrato la fine dell'anno agricolo con una cerimonia di ringraziamento per il raccolto in chiesa e con una processione.

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Parrocchiale dei Benedettini di Gries. Al centro della foto un trionfo di frutta che viene poi portato in processione dai giovani maschi

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Davanti all'altare un carro pieno di ortaggi

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Particolare di un costume femminile

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Archi di spighe

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Particolare di un gonfalone

(per non farla troppo lunga, segue nel prossimo numero)

Miriam

domenica 9 novembre 2008

Kristallnacht

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Notte dei cristalli - 9/10 novembre 1938 - (foto reperita in rete, linkata dal sito dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna)

Dalle memorie di Goebbels:

10 novembre

Riferisco la cosa al Führer. [...] Lui decide: si facciano proseguire le manifestazioni. La polizia si ritiri. Che gli ebrei toccassero una volta con mano la rabbia della gente. Questo è giusto. Impartisco immediatamente le istruzioni necessarie alla polizia e al partito. Quindi parlo brevemente e nel medesimo spirito alla direzione del Partito. Applausi scroscianti. Tutti si precipitano al telefono. Adesso l’iniziativa passa alla gente. [...]

Decido di tornare in albergo e vedo un [bagliore] rosso-sangue nel cielo. La sinagoga brucia... Estinguiamo il fuoco solo laddove necessario per preservare gli edifici attigui. Altrimenti, che vengano distrutte dal fuoco... Da tutto il Reich cominciano a piovere informazioni: 50, poi 70 sinagoghe stanno bruciando. Il Führer ha ordinato l’arresto immediato di 20-30 000 ebrei... A Berlino, 5, poi 15 sinagoghe stanno bruciando. Adesso la furia popolare impazza... Che le si lasci mano libera. [...] Mentre vengo ricondotto in albergo, vedo ovunque vetrine in frantumi. Bravo! Bravo! [in italiano nel testo – n.d.r.] Le sinagoghe bruciano come vecchie baracche. Le proprietà tedesche non vengono messe in pericolo. Al momento non resta niente di particolare da fare. [...]

11 novembre

Ieri: Berlino. Lì tutto è andato in modo fantastico. Un incendio dopo l’altro. Così va bene. Preparo un ordine per far cessare le azioni. Per ora può bastare... Pericolo che le masse possano venire troppo alla ribalta. In tutto il paese le sinagoghe sono in fiamme. Riferisco al Führer [...]. E’ d’accordo su tutto. Le sue idee sono estremamente radicali e aggressive. L’azione stessa si è svolta senza il minimo intoppo. 100 morti. Ma nessuna proprietà tedesca danneggiata.

(S. Friedländer, La Germania nazista e gli ebrei. Volume I: Gli anni della persecuzione, 1933-1939, Milano, Garzanti, 1998, pp. 277-279. Traduzione di S. Minucci) - ancora fonte sito dell'assemblea legislativa dell'Emilia Romagna)

sabato 8 novembre 2008

Il senso di Mario per la neve

Dal bel blog di Andrea, "Silenzi d'Alpe", la neve con gli occhi di Mario Rigoni Sern:

"Brüskalan; la prima neve dell’inverno, quella vera. Nevicava, nevicava, anche a ottobre e a novembre, ma la neve autunnale è una neve fiacca, flaccida, che si attacca agli scarponi. Ma quando brüskalanava era diverso. Il terreno dopo l’estate di San Martino era ben gelato e risuonava sotto le nostre scarpe chiodate con brocche e giazzini. Lo si sentiva nell’aria l’odore della prima neve: un odore pulito, leggero; più buono e grato di quello della nebbia.

Sneea
; neve abbondante e leggera giù dal molino del cielo. Si andava trepidanti in soffitta a prendere gli sci e le lame, i nostri slittini monoposto. Si sciava e si slittava sulla strada che scendeva verso la piazza, sfidando la guardia comunale e le sgridate delle madri e delle nonne, che andavano a messa scivolando sulla neve indurita destinata a diventare ghiaccio vivo, che nemmeno lo spazzaneve tirato da dodici cavalli sarebbe riuscito a intaccare
.

[...]"

Qui il resto. Da leggere.

Mario Rigoni Stern - "Sentieri sotto la neve" - Einaudi, 1998

venerdì 7 novembre 2008

Questa volta è andata meglio

capriolo  Foto Quotidiano Alto Adige on line

Fra gli ungulati altoatesini si dev'essere sparsa la voce che i bolzanini sono esseri curiosi e interessanti da osservare: dopo il capriolo che vive in centro città, la triste storia del cervo ammazzato in un parcheggio quest'estate sul quale non si è ancora finito di polemizzare, questa notte è stata la volta di una giovane femmina di capriolo, finita a gironzolare, spaventata, in piazza Walter.

Forse ha scelto un orario migliore, era notte e non c'era in giro un sacco di gente concitata, forse erano diversi i funzionari che si sono occupati della faccenda cervo, forse questa volta l'armadietto dei medicinali era stato riordinato e le fiale di sedativo sono state trovate in tempo, forse qualcuno non ha voluto ripetere la figuraccia fatta, forse semplicemente fortuna vuole che chi ha gestito allora la faccenda stanotte se ne stesse nel suo letto a dormire come un angioletto invece che a coordinare la caccia grossa, sta di fatto che il capriolo è stato anestetizzato, catturato, avvolto in una coperta e portato al canile sanitario dove è stato visitato da un veterinario, gli sono state curate le leggere escoriazioni, ed è stato poi liberato nel bosco.

Ogni tanto le storie di animali finiscono bene :)

Mi auguro comunque che il nostro amato sindaco questa volta tenga il becco chiuso.

Fonte: Quotidiano Alto Adige on line

giovedì 6 novembre 2008

Comitato difesa del Fiume Noce

noce

El Nós dal pont de la sega - Mezzana (TN)

Comitato di salvaguardia del fiume Noce e dei suoi affluenti, da attacchi che ne possano pregiudicare lo stato attuale:

"Perché il Comitato permanente per la difesa del fiume Noce?
Il ritorno del grande interesse dell’idroelettrico in Trentino, a seguito sia della fine della moratoria che dell’entrata in vigore di forti incentivi economici per produrre energia da fonti rinnovabili, può pregiudicare l’equilibrio ecologico del Noce, uno dei pochi corsi d’acqua della nostra Provincia Autonoma che conserva ancora caratteristiche di vera naturalità.
L’idroelettrico, pur utilizzando una fonte di energia rinnovabile come l’acqua, può divenire incompatibile con uno sviluppo sostenibile quando tale utilizzo è eccessivamente intensivo e quando l’impatto ambientale ingenerato diventa inaccettabile perché rompe equilibri biologici consolidatisi nel tempo, e pregiudica realtà economiche e sociali in fase di progressivo sviluppo.
Il paventato ulteriore sfruttamento idroelettrico del Noce in Val di Sole, con una serie di centraline anche se singolarmente di modeste dimensioni, rischia di compromettere irrimediabilmente l’equilibrio dell’ecosistema fluviale. Perché?
1. Il fiume è un ecosistema caratterizzato dalla presenza costante dell’acqua; se questa manca viene anche a mancare la linfa che lo mantiene in vita;
2. La naturalità del Noce con la sua acqua presente tutto l’anno (peraltro limitata dalla presenza di due invasi idroelettrici in alta quota) è un elemento insostituibile del paesaggio della Val di Sole, che la rende unica a livello alpino;
3. L’alterazione e la limitazione delle abituali portate avrebbero conseguenze negative sulla fauna ittica, sullo stato delle falde e sulla regimazione idraulica;
4. Verrebbe meno la capacità autodepurante del fiume. A questo riguardo i soli depuratori non sono in grado di depurare completamente le acque anche in considerazione degli aggravi del carico antropico determinati dai flussi turistici stagionali. [...]"

Mezzana-Tret

Lago di Santa Giustina - Val di Non

Le acque del fiume Noce sono già imbrigliate nel lago artificiale di Santa Giustina (182 milioni di metri cubi d’acqua per 8 chilometri di lunghezza e un chilometro di larghezza massima) e utilizzate dalla centrale ENEL di Taio; dal lago del Careser e dal lago di Pian Palù, anch'essi artificiali, per le centrali di malga Mare e di Pont a Cogolo.

Aderiscono al comitato, fra altri:

"FERRARI SALVATORE per ITALIA NOSTRA SEZIONE TRENTINO
CONCI MAURO per LEGA AMBIENTE
IPPOLITO ANTONELLA per WWF
"

Il resto QUI

Sono impreparata in materia, ma sono molto perplessa e preoccupata. Mi piacerebbe sentire altre campane, una valutazione costi ambientali/benefici seria, fatta da osservatori imparziali. E probabilmente lo stesso, dopo, sarò ugualmente perplessa e preoccupata. Sul fiume Noce l'unica concessione già rilasciata è per una centralina che verrà costruita sotto Malé, fra il paese di Bozzana e il ponte di Mostizzolo, a monte di Santa Giustina. Però poi spuntano le concessioni per gli affluenti: "due centraline sul torrente Rabbies, una sulla Vermigliana, una sul rio Fazzon e una sul Meledrio, che saranno costruite a breve. I progetti in via di valutazione dagli uffici competenti sono tre nel tratto di Noce tra Tozzaga e Mostizzolo da parte di un privato, Comune di Cis, Comune di Cles e Caldes." (*)

La stanno distruggendo la Val di Sole, pezzetto per pezzetto. Fra Marilleva e i suoi satelliti, alberghi spaventosi, capannoni, viadotti ferroviari, impianti di risalita con sbancamenti per parcheggioni accanto al fiume, centri commerciali, edilizia che definire discutibile è un eufemismo. Ora anche il fiume. E' la mia valle, ci torno ogni volta più amareggiata.

Intanto, compiti per casa, leggere questo documento: "Il progetto di ricerca “REPORT” (Regolazione delle Portate
Fluviali): linee guida per una gestione eco-compatibile delle
dinamiche fluviali."
(formato .pdf) redatto a cura di ricercatori di: Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento; Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Università di Trento ; Autorità di Bacino del Fiume Adige, Trento.

(*) fonte: Lara Zavatteri, su Ambientetrentino

domenica 2 novembre 2008

Camera con vista

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Sera sul Sasso Rosso e Cima Nana (Ultime propaggini N del Brenta, dal balcone di casa, 1 novembre 2008)