lunedì 4 novembre 2013

La cultura al macero

E no, non sto facendo l’ennesimo pippone tipo “signora mia” “o tempora o mores” e “l’ignoranza dilaga”. Per quanto…

Questo post è un requiem per una libreria cooperativa storica di Bolzano, e quando chiude una libreria è sempre una gran perdita per una città. Per Bolzano poi, città che non pullula di librerie, e dove negli ultimi anni hanno buttato la spugna diversi librai.

shapeimage_4Oggi è iniziata la svendita da KoLibri, che a fine mese chiude i battenti. Per qualche giorno tutti i 12.000 titoli presenti in negozio al 30% di sconto per poi, se resta ancora qualcosa, abbattere i prezzi in modo da far fuori tutto: quello che non viene venduto verrà portato al macero. Già, libri al macero, mi piange il cuore. La liquidazione della cooperativa, oberata dai debiti, non permette altra soluzione: il liquidatore spiega che per legge non è possibile privilegiare alcuni creditori rispetto ad altri quindi non è possibile restituire l’invenduto agli editori, nemmeno a quelli che li ritirerebbero volentieri. Per quello è partita la campagna “adotta un libro”, per evitargli la triste fine del macero (mi torna in mente, a proposito, il bellissimo “una solitudine troppo rumorosa” di Bohumil Hrabal).

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foto KoLibri

Riuscite a non piangere, bolzanini, pensando a tutti questi libri distrutti? Sono passata oggi pomeriggio, la cassa scampanellava con insistenza: pare che la svendita sia iniziata bene.

D’altra parte non era la mancanza di clienti il grosso problema: il negozio è in un posto centralissimo, a due passi da piazza Walter; ha (aveva) una scelta di titoli interessante, sia testi in lingua italiana che in lingua tedesca (come mi piacevano le loro vetrine bilingui!). Multilingue e multietnica era anche la clientela.  E anche un po’ alternativa. KoLibri nasce infatti dalle ceneri della libreria “la Sinistra” e ha mantenuto poi sempre quel carattere aperto pluriculturale e anticonformista, sia nella scelta della saggistica sia negli eventi che, periodicamente, organizzava nell’ammezzato.

La cooperativa può vantare, fra chi è stato socio o chi lo è ancora, persone come Alex Langer, Benno Simma, che ne propose il nome e ne disegnò il logo, lo storico Giorgio Delle Donne (Firefox mi chiude da solo la sua home page senza dirmi il motivo), gran parte dell’intellighenzia bolzanina.

No, non è colpa di IBS o di Amazon, né dell’ebook: come si legge  in un’intervista rilasciata da Renato Bariletti, uno dei soci dipendenti, a Fabio Zamboni sul quotidiano Alto Adige on line del 13 ottobre scorso:

«La cosa triste – spiega Bariletti è che lo spirito ideale con cui una cooperativa gestisce un’attività come questa deve scontarsi con il cosiddetto mercato. E ancora più triste è che non chiudiamo perché vendiamo meno libri: negli ultimi anni siamo stati in costante crescita e lo scorso anno abbiamo avuto un aumento di vendita del 16 per cento, in un mercato italiano che era a meno 10».

E allora? «E allora sono stati i debiti accumulati, ad ammazzarci. Quelli pregressi, aumentati accanto a quelli sostenuti per l’ultimo rinnovo dei locali un paio d’anni or sono e per l’acquisto di un programma di gestione bilingue. A Bolzano nel frattempo hanno chiuso altre quattro librerie – Libri & libri, Librolandia, quella in piazza Adriano e quella in via San Quirino. E noi invece di poterne “approfittare” ci vediamo costretti a chiudere. La vera concorrenza, comunque è arrivata dalle librerie gestite direttamente dagli editori, come Giunti. Loro hanno condizioni molto più favorevoli, hanno la merce al prezzo di costo».

E internet ha inciso sulla vostra fine? «In parte sì, molti acquistano online o scaricano, ma la concorrenza non viene da lì. E nemmeno dall’ebook: qui a Bolzano, poi, ne circolano davvero pochi».

Su “Salto”, il “portale bilingue di informazione e social network altoatesino” come si autodefinisce, Gabriele Di Luca fa un’analisi un po’ più profonda: “Forse, per trovare una risposta, bisognerebbe tirare in ballo il collasso di un intero mondo. Non solo quello della “sinistra alternativa”, ma più in generale dell’impegno interetnico e culturale lentamente prosciugatosi, o comunque non più capace di stringersi attorno a uno dei suoi simboli più riconoscibili. La crisi del settore, la possibilità di acquistare libri in rete e la nascita di punti vendita alternativi, filiali delle grandi catene, ha fatto il resto.”

Un’amica che bazzica attivamente KoLibri mi raccontava di una storia simile a Trieste. Ma a Trieste si è mosso Claudio Magris, che in quella libreria è uso giocare a scacchi, e una soluzione si è trovata. Qui non abbiamo Magris e Langer purtroppo non c’è più. Ora tutti si stracciano le vesti ma (Sempre De Luca): “Quando, nei mesi scorsi, già era nota la difficilissima situazione nella quale versava Kolibri, avevo più volte contattato Silvia Maranelli per convincerla a denunciare la situazione, rivelandola così a un pubblico più vasto. Ma il messaggio era sempre quello: “Aspettiamo, forse si può ancora fare qualcosa, e creare allarme, in un frangente del genere, sarebbe peggio”. Una comunicazione più tempestiva avrebbe cambiato qualcosa? Se qualcuno avesse potuto intervenire, forse, l’avrebbe fatto anche senza attendere l’eventuale clamore della notizia. La speranza non è comunque bastata e le parole che avete appena letto, purtroppo, hanno il sapore delle considerazioni postume.

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foto Salto

Ora spuntano tante persone che, pur sapendo dei problemi, non sapevano che “Dei 230 soci iniziali si è passati agli attuali 77. Ma soltanto 22 fanno ancora parte del vecchio gruppo, precedente cioè il tentativo di creare un’inversione di tendenza (mediante l’acquisto di una tessera al costo di 100 euro una tantum e una politica di sconti ai soci) che poi però non ha dato i frutti sperati”; persone disposte a pagare i 100 euro per dare una mano. Sarebbero bastate? Probabilmente no. Avrebbero solo spostato il problema strutturale e culturale di un po’ di tempo. Però a mio avviso è mancata un’informazione a tappeto, un po’ di spam insomma, dove non hanno saputo arrivare gli addetti ai lavori forse qualcosa potevano fare i clienti.

Dei se e dei ma sono piene le fosse.

Bolzanini, abbandonereste il vostro migliore amico? No, vero? Allora adottate un libro! Non lasciate che vada al macero!

KoLibri, ci mancherai.

link:
Exit Kolibri
Adotta un libro. KoLibri svende tutto per evitare il macero
Chiude «Ko-libri» la libreria alternativa fondata nel 1978
L’AMARCORD: «Quei primi passi in via della Roggia»

sabato 2 novembre 2013

Halloween un piffero

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Flaas, Jenesien / Valas, S.Genesio

Sembrerò strana, ma a me andar per cimiteri altoatesini piace molto: sereni, accoglienti, raccolti.

Quasi ovunque, in Alto Adige, non è stato applicato l’editto di Saint-Cloude, meglio conosciuto come editto di Napoleone e i campisanti sono tuttora in centro al paese, accanto alla chiesa, non sono stati allontanati dalle case per motivi igienici e pratici. E sono belli, senza ostentazioni, senza tempietti di famiglia, marmi, angeli che brandiscono spade, madonne piangenti, monumenti di bronzo. Solo croci di ferro battuto o di legno, molte belle come opere d’arte o vecchie decine di anni. Qualche grande lapide sul muro di cinta ricorda i morti in guerra: tanti, troppi per paesini di poche anime: Russia, Galizia, Siberia.

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Asten, Sarntal / Laste, Sarentino. Ci abitano meno di 30 persone.

Sono la storia di una comunità, raccontano vite e morti, amicizie, mestieri, famiglie, guerre, ritorni. E perché la storia non svapori nel tempo Sarentino ha costruito la “Cappella della memoria”: un lunghissimo tralcio di vite corre ininterrotto sui muri dei due piani del memoriale ("Io sono la vite, voi i tralci” Giovanni c. 15,1-16,4), ogni tralcio una famiglia, ogni foglia una persona, una fotografia, dei nomi, soprannomi, date. Bimbetti, vecchioni, famiglie intere, cognomi italiani accanto a cognomi tedeschi, famiglie miste, gente arrivata da lontano o nata, vissuta e morta a due passi dalla chiesa. GSC_8235

Una famiglia di tessitori

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Una famiglia bilingue

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Non sono credente, non penso che risorgeremo, che ci sarà un dio a premiarci o a punirci, non credo nemmeno a fantasmi, zombie, streghe, Halloween. Ma ogni volta in un cimitero altoatesino mi emoziono.

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Seis am Schlern / Siusi allo Sciliar