sabato 30 agosto 2008

Achille Gadler se n'è andato

Alcuni dei titoli publicati da Achille Gadler

Credo che non ci sia montanaro trentino o altoatesino non più giovanissimo che non abbia in casa una delle guide di Achille Gadler, che non l'abbia consultata, sulla quale non abbia cercato un riscontro, un suggerimento, il nome di una cima, la valutazione di una salita. Che non ci sia iscritto alla SAT di Trento che non l'abbia visto in sezione a scartabellare cartine, a riordinare diapositive, a presentare una gita.

Achille se n'è andato martedì scorso, a 88 anni, nella sua Trento. Un altro grande personaggio della montagna che ci lascia in quest'anno bisesto che ha visto morire Detassis, Cesarino Fava, Rigoni Stern, Unterkircher...

Referendum chi?

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Masi in Ultental/Val d'Ultimo (BZ)

19 aprile 2004: appare, sulla stampa locale, un articolo a firma Giorgio Pasetto a commento dei risultati di un interessante referendum: nonostante le pressioni delle categorie economiche, il clima di tensione, l'invito del sindaco all'astensionismo, le minacce, inaspettatamente il referendum consultivo pro o contro la costruzione di una nuova telecabina in Ultental/Val d'Ultimo, aveva superato il quorum richiesto. E il risultato della consultazione lasciava poco spazio alle interpretazioni: il 93% dei votanti era contrario alla realizzazione. La Provincia e il Comune non potranno non tenerne conto.

Soddisfazione degli ambientalisti, dei democratici di ogni colore politico e madrelingua, dimostrazione che si può mettere la salvaguardia dell'ambiente, davvero splendido in valle, davanti al bieco interesse di pochi, l'attaccamento dei sudtirolesi alla loro terra dà i suoi frutti, no a un Alto Adige asservito agli impiantisti, finalmente una storia che finisce bene e i cattivi devono restare a guardare. Tarallucci, vino. Sipario.

29 agosto 2008:
Franco Bernard e Irene Senfter, candidati dei Verdi alle elezioni provinciali di novembre, vanno a fare una "gita ecologica", come la chiamano loro, in Ultental:

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Lavori per la costruzione della nuova cabinovia in Ultental. (*)

"Presso la Äußere Schwemmalm sono in corso impressionanti lavori di scavo mentre il diboscamento per i tralicci della cabinovia ormai ha raggiunto quota 1.900. Contemporaneamente si sta spostando la strada provinciale a Pracupola per ottenere lo spazio necessario per la stazione a valle. Rapidità straordinaria, se si considera il fatto che la concessione per i lavori non è stata emessa prima del giorno 11 agosto 2008." (*)

Cosa accidenti è successo? I cittadini hanno cambiato radicalmente parere o i loro amministratori se ne sono allegramente fregati, del risultato del referendum, del parere dei loro elettori, del calcolo dei costi a dir poco sorprendente, del dubbio vantaggio per l'economia locale del progetto?

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(fonte: sito dei Verdi - Grüne - Vërc Südtirol/Altoadige)

Non si capisce nemmeno molto bene da dove dovrebbero saltare fuori i quattrini per coprire le spese dell'opera: il piano di finanziamento conta di ottenere un contributo da parte della Provincia pari al 75% del costo dell'opera, la legge prevede invece un finanziamento massimo del 45%.

Bernard e Senfter hanno raccolto in valle più perplessità e scetticismo da parte degli abitanti che entusiasmo e aspettative, a fronte di pressioni di ogni tipo da parte dei sostenitori dell'impianto nei confronti di albergatori, artigiani, commercianti, "costringendoli a investire nel progetto, in parte anche indebitandosi, minacciando di tagliare fuori dalla vita economica della valle chi non partecipa" (*).

I due candidati sostengono inoltre di aver sentito sulla loro pelle la tensione e il clima di intimidazione che aleggia in valle: durante il loro sopralluogo sono stati seguiti da un tizio munito di telecamera che filmava la scena. Quando si è cercato di avvicinarlo per chiedere spiegazioni, il tizio se la sarebbe data a gambe rifugiandosi nel bosco. "Apparentemente aveva l’incarico di documentare l‘eventuale partecipazione di abitanti della Val d’Ultimo…"(*) dicono i due ambientalisti.

A prescindere dalle considerazioni paesaggistiche ed economiche, che hanno comunque il loro grande rilievo, mi domando: a cosa cavolo servono i referendum se lasciano il tempo che trovano? E' mai possibile che questi reucci si sentano così forti ed intoccabili da poter fare il contrario di quel che ritiene giusto chi li ha votati? In una valle così piccina dove ci si incontra tutti i giorni e bisogna rispondere di persona, guardandola in faccia, alla gente per strada, al bar, dal panettiere, è possibile passare così allegramente sopra alla volontà popolare per l'interesse di pochi?

Chissà se nel 2010 questa giunta comunale sarà riconfermata: in cabina elettorale non c'è nessuno a filmare o a prendere nota nascosto dietro una tenda.

Fonti:

(*): sito dei Verdi - Grüne - Vërc Südtirol/AltoAdige

Quotidiano Alto Adige:
anno 2004:

Referendum, 91% contrari alla cabinovia
e-mail taroccata agli albergatori 
«Rinunciare alla cabinovia è un autogol»
Durnwalder: il referendum va accettato

Anno 2005:
Rispolverato il progetto cabinovia

Anno 2006:
Rispunta l'ipotesi cabinovia

Anno 2008:
Una cabinovia contestata
«Atto di forza contro la volontà della gente»

venerdì 29 agosto 2008

Cent'anni e un giorno: Ettore Castiglioni

0000000743 "Il vuoto alle spalle - Storia di Ettore Castiglioni"

Il 28 agosto 1908 nasceva a Ruffré, in provincia di Trento, da una famiglia milanese colta e benestante, Ettore Castiglioni, splendida figura di alpinista, scrittore e antifascista.

Meno famoso di molti suoi contemporanei, forse per il suo modo schivo di porsi e per la scarsa simpatia che nutriva per il mondo accademico ufficiale del CAI, lontano dalle invidie e dall'agonismo di molti alpinisti contemporanei è probabilmente un alpinista tuttora sottovalutato e uomo del quale non molti conoscono la storia.

Tita Piaz gli fece da padrino: con lui infatti Ettore, tredicenne, fece la sua prima arrampicata sulle Torri del Vajolet e a 15 anni, insieme al fratello Bruno, aprì la sua prima via nuova sulla parete ovest del Pelmetto. Da allora inanellò quasi 200 prime in Dolomiti, in val Masino, sul Bianco, insieme a grandi nomi dell'alpinismo del tempo: Giovan Battista Vinatzer, Vitale Bramani (l'inventore del ViBram che Ettore collaudò per lui in diverse occasioni), Bruno de Tassis, che gli fu sempre amico e che disse di lui: "Ci sono i ricchi, i poveri e i signori: lui era un signore".

Il suo diario, del quale Vivalda ha pubblicato ampi stralci con il titolo Il giorno delle Mésules, ci mostra un uomo inquieto e solitario, colto, esigente con sé e spigoloso con gli altri, con un approccio estetico all'arrampicata che finì col concepire come personale conquista emotiva più che come gesto atletico di cui vantarsi nell'ambiente alpinistico contemporaneo.

Grande conoscitore dell'alpinismo scrisse diversi articoli per la "Rivista della montagna" del CAI e per altre pubblicazioni del settore; compilò Per il CAI/Touring club alcune importantissime guide(*) per la collana "Guida dei monti d'Italia", su gruppi montuosi che conosceva profondamente per averli prima attentamente esplorati, spesso da solo, attraversandoli in lungo e in largo in un'attività che gli dava spesso più gioia e pace interiore dell'arrampicata.

Chiamato alle armi nel 1942 presta servizio negli Alpini come sottotenente istruttore nelle Dolomiti e in Val d’Aosta.

Da sempre disgustato dalla retorica fascista nel corso degli anni matura la sua idea di democrazia e di antifascismo e al momento dell'armistizio, insieme a una dozzina di Alpini suoi ex allievi si nasconde in una malga sull'Alpe Berio vicino a Valpelline, a circa tre ore di cammino dal confine svizzero, e da lì aiuta un centinaio di persone a fuggire oltre confine guidandole sui sentieri che potevano essere, soprattutto d'inverno, molo pericolosi. Perché i gendarmi svizzeri al confine chiudessero un occhio, contrabbandava e trasportava anche tome di formaggio. Fra tanti che aiutarono ad espatriare ci fu anche il futuro presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

Di quei tempi Ettore sul diario, che si interrompe all'inizio del 1944, non parla, meglio essere prudenti. Secondo una ricostruzione di Marco Ferrari, basata su documenti e numerose interviste e pubblicata da Corbaccio col titolo "Il vuoto alle spalle - Storia di Ettore Castiglioni" Ettore avrebbe dedicato gli ultimi mesi di vita collaborando con il CNL in diverse operazioni avanti e indietro attraverso il confine svizzero. Arrestato durante uno di questi sconfinamenti, resta prigioniero per alcune settimane nel Vallese e, appena rientrato in Italia, riprende, da solo, la sua collaborazione con la Resistenza. Il suo gruppetto dell'Alpe Berio si è, infatti, nel frattempo disperso.

Non è ancora chiaro che missione gli fosse stata affidata quando, l'11 marzo del 1944, attraversa con gli sci la Valmalenco verso Maloja munito di un passaporto falso prestatogli da un cittadino svizzero al quale, senza baffi, poteva vagamente assomigliare.

Doveva essere una missione molto importante se Ettore, scoperto ed arrestato dalla polizia svizzera e rinchiuso al terzo piano dell'Hotel Longhin, privato di scarpe, sci, giacca a vento e pantaloni, decide ugualmente di calarsi dalla finestra con la classica corda fatta di lenzuola annodate alle 5 di mattina di un gelido 12 marzo e di tentare il rientro.

L'Archivio Federale di Berna conserva la sua deposizione firmata che recita: "Mi trovavo con alcuni amici a fare un'escursione con gli sci nei pressi della capanna Porro (Disgrazia). Con noi c'era anche Oscar Brändli che mi diede il suo passaporto per facilitarmi il viaggio fino a Maloja nel caso mi avessero fermato durante la traversata. Il motivo del mio viaggio era far avere a mio nipote Saverio Tutino, domiciliato a Lugano (albergo Elois) un paio di scarpe basse, della biancheria e un certo numero di scritti (appunti di diario). Avevo intenzione di consegnare queste cose ad un certo Belli qui a Maloja che glie le avrebbe fatte avere. Quest'ultimo abita qui (cosa che a noi non risulta, chiosano i gendarmi). Io volevo solo portare queste cose al Belli e poi tornare in Italia. Firmato, Ettore Castiglioni"(**)

E' solo l'idea insopportabile di altri mesi di prigionia a fargli annodare quelle lenzuola, avvolgersi la coperta attorno alle gambe, calarsi dalla finestra ed affrontare la tormenta di neve, la salita e il Ghiacciaio del Forno con i ramponi, recuperati sotto un sasso dove li aveva abbandonati, legati alla bell'e meglio con pezzi di lenzuolo sotto le babbucce di feltro?

"Per noi era chiaro, racconta oggi Brändli, che Castiglioni era in missione per conto del Comitato di Liberazione Nazionale, l’organo direttivo del movimento antifascista." (***)

Doveva essere per forza un motivo importante per rischiare la vita in piena coscienza, sapendo per esperienza a cosa stava andando incontro.

Dal quotidiano "popolo Valtellinese" del giugno 1944:

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"Assiderato a 3000 metri
in stranissime circostanze

da Chiesa Valmalenco
In località Passo del Forno, a poche  centinaia di metri dal confine svizzero, è stato rinvenuto, dopo circa due mesi dalla morte, il cadavere di un uomo di circa 35 anni, in stranissime condizioni di equipaggiamento.
A circa 3000 metri, lo sconosciuto era ricoperto  soltanto da due paia di mutande, senza abiti e a capo scoperto, e si trovava avvolto da una coperta da letto; i piedi, calzati con babbucce, recavano i ramponi da ghiaccio.
Dall'insieme dei rilievi, si esclude l'ipotesi di un delitto e si ritiene invece che lo sventurato sia evaso dalla Svizzera in circostanze fortunose.
La salma, che non fu potuta identificare per mancanza di documenti, è stata tumulata a Chiesa Valmalenco" (****)

"Fu proprio Carletto Negri, il vecchio amico alpinista, ad avvistare una macchia nera emergere nei pressi del valico del Forno: si precipitò e vide che era lui. Stava ancora con la schiena appoggiata al masso di granito, i ramponi ancora ai piedi, e le gambe semicoperte dalla neve" (**)

Con il ritrovamento del corpo di Ettore, sorpreso dalla tormenta nel suo tentativo estremo di rientro in Italia, il 5 giugno 1944 si conclusero tristemente quasi 3 mesi di ansia e di affannose ricerche.

 

(*) Pale di San Martino; Gruppo dei Feruc; Alpi Feltrine; Odle, Sella, Marmolada; Dolomiti di Brenta; Alpi Carniche.

(**) fonte: "Il vuoto alle spalle - Storia di Ettore Castiglioni"

(***) fonte: "in memoria di Ettore Castiglioni"

(****) fonte: Sonntag, 12. März 1944: tragische Flucht nach Italien

altre fonti:
Fluchtziel Maloja, Schweiz: September 1943–April 1945 Fuggiaschi ...
ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Area7, settimanale di critica Sociale
Intraisass

giovedì 28 agosto 2008

Puro da morire

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Rosengarten/Catinaccio: Rifugio Preuss, Porte Neigre, Val di Fassa (TN)

Fino a che punto si può far uso di mezzi artificiali senza togliere valore all'arrampicata? Ha senso piantare chiodi, usare staffe ed ogni altro mezzo tecnico per superare una parete altrimenti impossibile?  Fino a che punto è lecito usare corda e chiodi per assicurarsi?

Paul Preuss (1886-1913), alpinista austriaco attivo a cavallo fra la fine del 1800 e i primi decennii del 1900, sostenne, in polemica con la tendenza dell'alpinismo contemporaneo e con alpinisti come Tita Piaz, la scalata nel pieno rispetto della montagna, che lui intendeva senza l'uso di mezzi artificiali di nessun genere. Niente chiodi, la corda ammessa solamente per assicurare un compagno di cordata meno capace, non ammetteva nemmeno la discesa in  corda doppia: secondo lui l'alpinista deve arrampicare in salita difficoltà tali che sarebbe in grado di arrampicare in discesa al ritorno.

Le regole base per l'alpinista puro erano, per Paul, sintetizzate nei seguenti capisaldi che vennero pubblicati su una rivista del settore:

  1. Non basta essere all’altezza delle difficoltà che si affrontano, bisogna essere superiori ad esse.
  2. La misura delle difficoltà che uno scalatore può affrontare in discesa, con sicura e piena coscienza delle proprie capacità, deve rappresentare l’estremo limite delle difficoltà da lui affrontate in salita.
  3. L’impiego di mezzi artificiali trova giustificazione solo in caso di pericolo incombente.
  4. Il chiodo da roccia deve essere un rimedio di emergenza, e non il fondamento del proprio sistema di arrampicata.
  5. La corda può essere una facilitazione, ma non il mezzo indispensabile per effettuare una scalata.
  6. Tra i massimi principi vi è quello della sicurezza. Non però la sicurezza che risolve forzosamente con mezzi artificiali le incertezze di stile, bensì la sicurezza fondamentale che ciascun alpinista deve conquistarsi con una corretta valutazione delle proprie capacità.

Fedele alle sue regole scalò in solitaria molte cime e aprì nuove vie in Austria, nel Silvretta, nel Wilder Kaiser in Tirolo, in Dolomiti, fu fra i pionieri dello scialpinismo che muoveva allora i primi passi, e nel 1911 stupì il mondo alpinistico salendo in libera e in solitaria la parete Est del Campanil Basso in Brenta, la parete NE del Crozzon di Brenta, la parete Nord della Piccolissima di Lavaredo, la traversata del Sella e salì le Cinque Dita del Sassolungo per quattro vie diverse. Ripetè in libera tutte le già note vie delle torri del Vajolet, in una strepitosa stagione dolomitica passata alla storia.

Morì in ottobre del 1913 cadendo per cause ignote mentre scalava lo spigolo nord del Mandlkogel in Austria, solo e slegato, vittima della sua stessa etica di arrampicata. Il suo corpo fu trovato sepolto dalla neve diversi giorni dopo l'incidente.

Tuttora non si possono ignorare le domande che Preuss si pose e pose al mondo dell'alpinismo, sono le domande che separano l'arrampicata sportiva dall'alpinismo classico, l'alpinismo "leggero" dalle spedizioni pesanti, e la presa di coscienza dell'abuso dei mezzi artificiali e del chiodo ad espansione che profanava le pareti decretò il disconoscimento dell'arrampicata artificiale come mezzo per scalare qualsiasi montagna per la via più diretta, quel modo di arrampicare che aveva decretato, secondo Messner, "l'assassinio dell'impossibile"(*)

A Paul Preuss è dedicato il piccolo rifugio privato nel cuore del Catinaccio/Rosengarten, punto di partenza per raggiungere la base delle Torri del Vajolet.

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Catinaccio/Rosengarten, Torri del Vajolet/Vajolettürmen

(*) Articolo di R.Messner pubblicato nella "Rivista della Montagna" del CAI, fascicolo n°10 (1968).

mercoledì 27 agosto 2008

Solo una Carezza

  carezza2 Lago di Carezza, Val d'Ega, (BZ) - Foto Geis

E' uno dei laghi alpini più famosi, leggendari e cartolineschi del mondo. Quando non è in secca, è infatti soggetto a sensibili cambiamenti di livello, si colora di splendide sfumature di azzurro nelle quali si specchiano le guglie del Latemar. E facile da raggiungere, non come le centinaia di altri laghetti alpini altrettanto belli ma, fortuna loro, non lambiti dalla statale "delle Dolomiti".

Infatti è costantemente assediato dalle auto dei turisti che parcheggiano sull'altro lato della strada, e dove ci sono turisti in poco tempo compaiono bancarelle, Imbiss Stuben, carrettini di gelatai e la solita ben nota mercanzia. Che la Provincia di Bolzano decide di riordinare e regolamentare :

"Nuovo accesso e parcheggio adeguato al lago di Carezza

26/09/2007 11:49

Da giugno del prossimo anno cambia aspetto l'area che comprende parcheggio, chioschi e accesso al lago di Carezza. Sono in corso i lavori per ridisegnare l'intera zona, che prevedono di separare il parcheggio e i chioschi, l'accesso al lago spostato in sotterranea e rispondente alle esigenze delle persone con disabilità. Per consentire lo svolgimento di tali interventi, il parcheggio dovrà essere chiuso dal prossimo 7 ottobre.

"Il lago di Carezza è un'attrazione turistica e la situazione attuale dell'area non è più adeguata in termini di sicurezza", sottolinea il presidente della Provincia Luis Durnwalder. L'Azienda provinciale Foreste e demanio, assieme al Servizio strade della Provincia, sono incaricati della responsabilità degli interventi di adeguamento. I pericoli individuati riguardano la mancata separazione tra chioschi e parcheggi nonché l'attraversamento della strada per raggiungere il lago.

Il progetto di risistemazione, a cura dell'architetto Walter Angonese, prevede la costruzione di un nuovo sottopassaggio sotto la strada di Passo Carezza: in futuro il lago sarà raggiungibile dal parcheggio attraverso una rampa sotterranea lunga 42 metri, adeguata anche alle esigenze delle persone disabili. Ance i servizi igienici saranno posti al di sotto del livello stradale.

All'ingresso del parcheggio verrà costruita una struttura in legno che ospiterà tutti i chioschi e i diversi punti vendita: "L'accesso al parcheggio viene quindi separato dagli stand e inoltre si crea un'isola pedonale per i visitatori", spiega l'assessore Florian Mussner. I costi dei lavori si aggirano sui 900mila €, sostenuti dall'Azienda provinciale Foreste e demanio, dalla Ripartizione Servizio strade della Provincia e dai gestori dei chioschi. La conclusione dei lavori è prevista per il 15 giugno 2008, e proprio a causa degli interventi di scavo dal prossimo 7 ottobre il parcheggio al lago di Carezza verrà chiuso."*

La situazione al 23 agosto 2008 (quindi una stagione turistica intera in ritardo) è questa:

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DSC_0663e tremo all'idea di come sarà a lavoro terminato, che con la scusa della valorizzazione, della sicurezza, della risistemazione sta passando ogni nefandezza. Le premesse ci sono tutte anche qui.

* (fonte: comunicato stampa della Provincia di Bolzano)

sabato 23 agosto 2008

Interpretazioni provenzali

Paul Cézanne:

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Franz Mosco:

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Buon w.e.

Qualcuno se ne va qui, vuotando, mi racconta desolata mia sorella, le strade della Romagna interna, le belle strade del fuori porta e dei piccoli borghi che fino a pochi anni fa la domenica sera erano piene di auto che tornavano a casa dalla gita in campagna. Adesso non c'è in giro nessuno, tutti in fila al centro commerciale.

Io invece me ne vado qui, poi probabilmente qui, poi vedremo.

Il primo dei "qui" è un rifugio con la bellezza di 8 (otto) posti letto. Telefonato oggi prenotando per domani, sabato, agosto, convinte di trovar pieno, invece il posto c'è. Annata grigia per i rifugisti, questa.

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Catinaccio

"Se vivrai secondo natura, non sarai mai povero; se invece vorrai seguire il variare delle opinioni umane, non sarai mai ricco."

Epicuro

Vabbe', a martedì, statemi bene :)

Controordine, compagni!

Questo è il meteo in zona or ora.

9-1

Dopo aver inutilmente atteso le schiarite promesse da meteotrentino, meteoaltoadige, meteononmiricordo... ci si legge mercoledì, fate i bravi nel frettempo :D

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giovedì 21 agosto 2008

Colori di Provenza

Ancora Testainferie mode, con più voglia di cazzeggiare che ragionar di cose serie.

Intanto ho messo in linea una prima gallery di foto provenzali.

Lago di Serre-Ponçon -Alpes de Haute Provence
(Lago artificiale creato dal fiume Durance, capace di 1,27 miliardi di metri cubi, lungo 20 chilometri, con la superficie di 28,2 chilometri quadrati ha uno sbarramento di terra lungo 600 metri e alto 115. E' il secondo bacino artificiale d'Europa.)

diga

Lago di Serre-Ponçon, la diga

lunedì 18 agosto 2008

Sic transit

coppi-vi

Col d’Izoard, Alpi francesi

E' stato bello trovare questo monumento, nel paese del Tour, proprio sul mitico Col d'Izoard e proprio quest'anno, l'anno di Riccò. A ricordo di ciclisti che erano prima di tutto uomini, e non quaqquaraquà.

mercoledì 13 agosto 2008

Gatti! (e padroni ;) )

Fonte: Katt-Trappa

Questo blog mi fa morir dal ridere: scalette per gatti in giro per il mondo. Dalle più semplici a quelle ardite o artistiche, quelle pericolanti e quelle che potrebbero reggere un puma; belle, improbabili, scalcagnate; dall'Australia alla Svezia il problema è sempre lo stesso: come evitare di alzarsi 180 volte al giorno per aprire, chiudere, aprire, richiudere, riaprire, richiudere... la porta a sua maestà il GATTO.

(appena cadono le foglie e si svela... posto anche la mia. anzi, le mie :-D)

martedì 12 agosto 2008

"La strage dei cuccioli"

Fonte: Alto Adige on line

"«E'una strage». E i numeri confermano la preoccupazione di Andreas Colli, rettore della riserva di caccia di Castelrotto: quarantuno caprioli mutilati dalle falciatrici nell'ultimo mese nella sua zona di competenza. Almeno mille cuccioli squartati in tutta la provincia. «E l'ufficio Caccia non li conteggia nelle statistiche venatorie». «I calcoli - replica Erhard, direttore dell'istituto provinciale - iniziano dal primo settembre e considerano solo gli esemplari più vecchi».
«E' una tragedia», dice Colli. Dall'erba appena tagliata arriva un lamento, simile a un fischio. I caprioli giacciono lì e piangono. Immobili in una pozza di sangue. Al posto delle zampe solo brandelli di carne. «Sentire i lamenti è straziante. Sono indifesi e siamo costretti ad abbatterli. Non resta altro da fare, purtroppo».

QUI il resto dell'articolo.

Ci sono anche alcune foto, non ce l'ho fatta a guardarle: mi è bastata la prima. Ma non guardare non serve a nulla.

lunedì 11 agosto 2008

Me la sono svignata di soppiatto

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Haute-Provence

Ogni volta che sconfino succede qualche casino. Questa volta ho cercato di sfidare il destino svignandomela in punta di piedi: lo sapevano 4 gatti, un paio quadrupedi e un paio bipedi, e dove di preciso nemmeno io.

Almeno una settimana da queste parti sono riuscita a farla.

Lungo la strada speravo di vedere questa ragazza, purtroppo non ce l'abbiamo fatta.

Girato un po' sulle strade del parco nazionale del Mercantour, bello e selvaggio, guidando per chilometri e chilometri in mezzo al bosco o alle praterie sulle strade deserte che uniscono paesini lontani da tutto, e fra borghi medievali senza negozi di souvenir, piadinerie e carrettini di gelato artigianale, senza guide turistiche con bandierine o ombrellini seguite da greggi fotografanti; dove la gente finora vive e non fa la bella statuina ad usum turisti.

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Annot

Come in Italia, dove c'è sci quasi ovunque c'è devastazione, binomio indissolubile.

Ci tornerò sopra.

Be', ora son qui, per un po' almeno.

Qui cos'è successo nel frattempo?