mercoledì 30 luglio 2008

Ladri d'acqua

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Ieri mattina si è conclusa la vicenda del prelievo abusivo, ovvero "furto di acqua", compiuto della società impiantistica Carosello Tonale ai danni dei laghetti posti sotto il ghiacciaio della Presena (Passo del Tonale).

I carabinieri, avvisati da una denuncia anonima, han visto dall'elicottero nei laghetti glaciali tubi e pompe che non dovevano esserci e un piccolo canale di collegamento fra i due specchi d'acqua per compensarne il livello creando di fatto un lago solo quando invece i laghi sono due. Il tutto serviva alla società per alimentare gli impianti di innevamento artificiale.

Giacinto Delpero, presidente in carica della società al momento dei fatti, ha patteggiato davanti al giudice Claudia Miori tre mesi di prigione, convertiti in 3.422 euro di multa, più una multa di 200 euro. La Provincia Autonoma è stata risarcita con un importo di 60.000 euro per danno ambientale.

Sono stati quindi restituiti pompe e incassi della Carosello Tonale, sequestrati in ottobre dell'anno scorso.

Era stato fatto espresso divieto da parte dell'ufficio tutela del paesaggio della Provincia Autonoma di Trento dello sfruttamento dei laghetti, era invece stata data la concessione per l'uso del vicino "rio del Piss". Ma chissenefrega? A me serve l'acqua e la prendo dove mi comoda, con o senza autorizzazione. La società avrebbe dunque indebitamente prelevato circa 30 litri al secondo di acque pubbliche senza averne diritto per un periodo difficile da quantificare.

Multa e risarcimenti saranno pagati dalla Carosello Tonale perché, dice il nuovo presidente Lino Daldoss, Delpero non ha operato a titolo personale ma a nome e per il bene della società.

Secondo Daldoss rimane comunque il problema dell'acqua per l'innevamento artificiale del ghiacciaio. Perché, dice Daldoss, «se sul ghiacciaio non si fa neve, sarà ben difficile prevederne la sciabilità, sul lungo periodo»

Interessante sull'argomento ghiacciai l'articolo di Luca Mercalli sull'edizione di Torino di Repubblica on line del 28 luglio, anche se non dice novità sconvolgenti: "I 20 anni che sconvolsero l'esistenza dei ghiacciai". E impressionante la carrellata di fotografie che mette a confronto i ghiacciai com'erano e come sono.

Detto questo, suona strana solo a me questa cosa: "bisogna innevare il ghiacciaio altrimenti non si scia"?. Per di più fregando l'acqua alla comunità.

Tanto poi quei 60.000 euro di risarcimento alla Provincia sono le briciole di quanto rientra dalla finestra sotto forma di contributi alle società impiantistiche in continuo inarrestabile declino economico. E prima fra tutte proprio la Carosello Tonale che, quando è stata aperta l'inchiesta, aveva i conti talmente in rosso da spingere il magistrato a mettere sotto sequestro quello personale del presidente stesso.

Soliti discorsi, solita vecchia pentola di fagioli brontolona.

fonte: giornale l'Adige di oggi, cronaca di Trento, pagina 18

L'incontrollabile e pericoloso animale abbattuto a Bolzano

Hirsch

Il cervo ucciso a Bolzano (Fonte: sito dei vigili del fuoco volontari di Bolzano a documento dell'intervento effettuato)

Guardatela bene questa foto, cliccatela e guardatela in dimensione originale. Pare una bestia pericolosa e incontrollabile o un povero animale spaventato e ferito, ormai domo?

Le ferite non erano incurabili, lui era accovacciato e tranquillo.

Dice oggi Calissoni (LAV Bolzano) al quotidiano Alto Adige:

"Lo sguardo spezza il cuore. E' una foto agghiacciante. Conferma in toto il fatto che al momento degli spari il cervo era accovacciato, tranquillo. E non era gravemente ferito. La postura contraddice in pieno la tesi dell'ufficio caccia e pesca. C'era tutto il tempo per anestetizzarlo. E lo si poteva salvare perché non era in pericolo di vita."

La foto riporta come orario le 12.42, "una decina di minuti prima che gli sparassero. Il cervo era fermo lì da circa tre quarti d'ora. Sapevamo per testimonianza di un fotografo che si era seduto, ms non immaginavamo si fosse addirittura accovacciato. Questo significa solo una cosa: era tranquillissimo".

"Come avevamo evinta dalle fotografie scattate dopo la sua morte le ferite erano superficiali. L'ungulato è rimasto fermo per decine di minuti. Fosse stato ferito seriamente sul pianerottolo si sarebbe formato un lago di sangue, e invece in foto se ne vede solo poco. Il cervo si era procurato solo delle escoriazioni mentre correva sull'asfalto, visto che i suoi zoccoli sono morbidi, fatti per correre nel bosco.

La foto verrà fatta vedere al professore universitario che ci sta assistendo per l'esposto presentato in procura" (firmato: da.pa)

fonte Quotidiano Alto Adige del 30 luglio 2008, pag. 19

Certo, c'è ben altro per cui scandalizzarsi. C'è sempre ben altro, purtroppo. Sono anche piena di contraddizioni, perché non sono vegetariana. Ma la violenza inutile, soprattutto a una creatura indifesa, a me, ancora, indigna.

E non mi fido di chi non ha pietà.

venerdì 25 luglio 2008

Ancora sul cervo in città

Fonte: sito del quotidiano Alto Adige.

Oggi si legge sul giornale che Claudio Calissoni, responsabile della LAV Alto Adige, durante il suo sopralluogo al parcheggio dove è stato ucciso il cervo, ha inspiegabilmente trovato, e prontamente segnalato in questura, un proiettile calibro 9 circa a due metri dal punto in cui è crollato l'animale e dove, secondo la ricostruzione del fatto, non dovrebbe esserci. Ciò dimostrerebbe quanto pericoloso sia stato anche per gli operatori sparare diversi colpi in un posto così piccolo come il pianerottolo del parcheggio. Altro che soluzione migliore!

Come promesso, ecco i link degli ulteriori articoli apparsi sul quotidiano Alto Adige fino a ieri, sulla controversa storia del povero cervo abbattuto in città: da notare come nel tempo cambia la cronaca e la ricostruzione dei fatti. Prima non si trova il sedativo, poi il sedativo c'è ma non l'hanno lasciato usare. Prima pare abbia fatto una strage di passanti, poi si scopre che una è caduta per conto suo, l'altra ha leggere contusioni e di terrorizzato c'era solo lui, non centinaia di persone. Pare che i giornalisti prima vogliano prendere le parti delle forze dell'ordine e dell'autorità, in seguito, annusata l'aria e la reazione dei lettori, abbiano cambiato atteggiamento.

Comunque pare confermato che la carcassa sia stata venduta a qualche ristoratore. Anche questo mi piacerebbe fosse chiarito.

Alto Adige — 24 luglio 2008
Cervo ammazzato, un dossier di accuse
«Giusto abbatterlo, lo rifarei»
«L'uccisione doveva essere l'ultima ratio»
23 luglio:
Cervo ammazzato: partono le denunce
«Hanno sparato, bastava il sonnifero»
«Ma si poteva anestetizzare»
Tarfusser apre un inchiesta
L' animale nella rete, foto decisiva per l indagine
La rabbia dei lettori: «Un esecuzione»
Proteste da tutta Italia: Bolzano, che figura
«Soluzione da macellai, che deve far riflettere»
22 luglio:
Caccia al cervo per le vie del centro
MA PERCHE AMMAZZARLO?
Perchè ammazzarlo a fucilate? Doveva vivere
Introvabili le fiale di sedativo Tre colpi per ammazzarlo

mercoledì 23 luglio 2008

Chi siamo noi per giudicare?

Karl Unterkircher (fonte: sito ufficiale di Karl)

"Per Karl, rinunciare alla montagna, sarebbe stato soffrire maggiormente e morire più lentamente". Tra le tanti frasi che ho letto in questi giorni, questa é una di quelle che mi ha colpito maggiormente. Scritta da uno sconosciuto forse non si é nemmeno reso conto quanto sia vero.
In questi ultimi anni spesso la gente mi diceva "ma come fai, sempre sola con tre bambini, non hai paura per tuo marito". Io non l´ho mai giudicato per questo (e allora perché gli altri dovrebbero farlo?). Ho amato Karl anche per la sua capacitá di fare una vita un pó diversa, il suo coraggio di vivere i suoi sogni, per la sua forza di volontá e la sua immensa tranquillitá. Karl con i suoi 38 anni ha vissuto una vita molto intensa, piena di soddisfazioni, sono grata per aver potuto condividere con lui quasi dodici anni di gioie e dolori.

Il nostro amato Karl ora riposa lassú, nel suo mondo, libero e sereno. Sono sicura che da lassú guiderá me e i nostri figli con la sua mano sicura.

Un grande grazie per tutti coloro che in queste ore difficili ci stanno cosí vicino."

Silke Unterkircher.

Articolo 544 bis

foto di Ludwig Thalheimer. Fonte, sito del quotidiano Alto Adige

Anche il Procuratore della Repubblica Cuno Tarfusser fa parte, evidentemente, di quei cittadini che il sindaco di Bolzano definisce come troppo emotivi. Infatti non si accontenta delle, peraltro contraddittorie, relazioni di chi ha partecipato all'abbattimento del cervo malauguratamente sceso in città, e vuol vederci chiaro.

"Attendo l'esposto degli animalisti e già ieri mattina ho chiesto una relazione dettagliata di quanto accaduto alla Questura. Bisognerà in primo luogo verificare se vi fosse realmente la necessità di uccidere il cervo". Queste le parole del Procuratore pubblicate oggi sul quotidiano "Alto Adige".

C'è una fotografia di Thalheimer che mostra l'animale tranquillizzato, isolato da una rete tesa dai pompieri, ormai non più in grado di nuocere. Non era possibile sedarlo, curarlo e reimmetterlo in natura? Siamo certi, si chiede Tarfusser, che non si sia violato l'articolo 544 bis del codice penale che recita: "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da tre mesi a diciotto mesi."?

Era pericoloso? Era ferito in modo irrimediabile? Ci sono diverse versioni e i bolzanini hanno diritto di sapere se l'emergenza è stata affrontata con professionalità e senza emotività (degli operatori non dei cittadini indignati!), quanto abbia contribuito la concitazione degli operatori a terrorizzare il cervo, se realmente l'animale sia stato inseguito con le sirene spiegate, chi abbia deciso di sparare e perché visto che i veterinari dell'Asl dichiarano, sulle pagine del giornale, "noi eravamo pronti a sedarlo ma ci hanno fermato".

Secondo il veterinario dott. Mulé, membro del centro recupero fauna, "era possibile anestetizzarlo ma la situazione non è stata gestita nel modo migliore." E se lo dice lui qualche motivo per credergli c'è: pochi giorni fa il professionista, insieme ad alcuni colleghi, ha sedato e catturato una tigre fuggita da uno zoo nel ferrarese, senza spargimenti di sangue.

Fra l'altro, dov'e' finita la carcassa dell'animale? Alla riserva cittadina, dove dovrebbe essere, non si è vista. All'istituto zooprofilattico provinciale,  nemmeno. Nella pentola di qualcuno?

E comunque, dr.Spagnolli, cerchi di aver rispetto per i suoi concittadini, dalla volontà dei quali lei ha ottenuto il mandato di sindaco, vada a leggere i commenti sul blog del quotidiano "Alto Adige" e le mail pubblicate oggi sul giornale, e dia risposte argomentate, risponda alle obiezioni invece che accusarli di eccessiva emotività. "Questa è la realtà, dove gli animali si uccidono. Non viviamo in un lungometraggio Disney con il lieto fine obbligatorio. Non risponderò a lamentele dettate dall'emotività" è una dichiarazione grossolana, che non produce informazione e dà l'impressione di un'arrampicata sugli specchi. Che Le piaccia o meno Bolzano ci ha fatto una pessima figura, e non arrivano solo da qui le vibrate proteste. Se ne faccia una ragione.

Domani, quando gli archivi del quotidiano renderanno disponibili gli articoli senza violare alcun diritto, posterò riassunti e link. Per il momento qui il comunicato della Provincia Autonoma.

(fonti: quotidiano alto Adige, Comunicato della Provincia Autonoma di Bolzano, quotidiano Il Trentino, TG3)

lunedì 21 luglio 2008

Sentieri nel ghiaccio

herzog Copertina del libro

Werner Herzog
Sentieri nel ghiaccio

Editore: Guanda  (collana Prosa contemporanea)
Pagine: 80
Anno: 1994
Prezzo: € 11,00
ISBN: 978-88-7746-709-6

Un libro minimalista, che dopo i barocchismi di "Terre Alte" è una boccata di aria pulita.

Il grande regista Werner Herzog, nel novembre 1974, dopo l'uscita di "L'enigma di Kaspar Hauser", parte a piedi da Monaco per raggiungere Parigi dove giace, seriamente ammalata, Lotte Eisner: storica del cinema, scrittrice, critica cinematografica e cara amica di Herzog.

Una specie di voto laico: se arrivo a Parigi a piedi, lei guarisce; finché cammino lei non muore. Questa convinzione gli dà la grinta di continuare anche quando, bagnato come un pulcino, stanco, infreddolito, avrebbe voglia di casa e di calore, del suo "piccolo (che) ora è di sicuro a dormire, aggrappato al bordo della sua coperta".

Il racconto è tratto dal suo diario di viaggio, è una summa dei suoi rapidi appunti presi per strada. Regista cinematografico anche in questo frangente: ogni sensazione viene indotta nel lettore da un'immagine, scarna, senza commenti, con frasi secche e brevi. Niente sentimentalismi, niente melò.

Herzog è attento ai particolari, raramente descrive scene d'insieme. Mi è rimasta impressa l'immagine del volo sbilenco di un corvo privo di mezza ala, di un gattino nerissimo che caccia le mosche sulla parete. Poi la voce stridula di una maestra isterica che esce dalla finestra di una scuola, gli sguardi sospettosi di chi lo incontra in paese sporco, bagnato, triste e zoppicante. Ma anche dell'accoglienza disinteressata di due donne che gli offrono cena, bagno e riparo per la notte e di una "pasta di contadino" che gli dà uno strappo col trattore. Un piccolo mondo fatto di vita quotidiana, di campi, lavoro, letame, strade blu.

"Pallidi, pallidi si distinguono i crinali dei Vosgi. In pianura due lunapark, gigantesche ruote, tunnel dell'orrore, castello medioevale, tutto abbandonato, vuoto e sigillato. Ha l'aria del finito per sempre. Nel secondo c'era anche uno zoo; uno stagno per le oche, sullo sfondo un recinto di caprioli. Qualcuno trasporta fieno su un trattore. I monumenti ai caduti sono le mie soste. Le contadine parlano molto tra di loro. I contadini sono stanchi da morire. Dappertutto vedo autobus fuori uso. Su, avanti, mi dico"

Ogni tanto inserisce un paragrafo onirico, ci vuole un attimo per capire e prenderne le misure, ma poi insieme a lui si vola.

Molto parco di parole, occorre investire in fantasia per immaginarsi luoghi e situazioni. Ritornello di tutto il cammino: il freddo, la neve, la pioggia, le sempiterne vesciche e il male alle gambe, ai piedi. Ma "io non torno indietro, io vado avanti." 

Tutto sommato libro triste, con un ritmo sincopato, capisco che possa non piacere. A me invece è piaciuto moltissimo.

Lotte è guarita ed è vissuta ancora diversi anni; a lei un altro grande regista, Wim Wenders, ha dedicato "Paris, Texas" uscito nel 1984 poco tempo dopo la sua morte.

sabato 19 luglio 2008

Bersntol

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Val dei Mòcheni, scendendo dal Rujoch

Bersntol lascia, chiude il blog. Che notizia è? Ce ne sono milioni di blog in fin dei conti, aprono, chiudono, si clonano, uno più uno meno che cambia?

A prescindere dalla simpatia che mi ha sempre suscitato e quindi al piccolo vuoto che lascia, la notizia è nel suo penultimo post, "Amore e odio":

"Un blog chiamato Bersntol non può che amare la Valle (valle dei Mòcheni, N.d.f.); nelle intenzioni iniziali voleva esserne un omaggio.
Ma le scelte compiute da altri negli ultimi anni mi stanno facendo sentire estraneo, e lontano.
"

E allega alcune fotografie desolanti, di scempi ambientali, disinteresse per l'ambiente, interessi di pochi, arroganza e superficialità di qualcuno che ci vive. Una delle più belle valli trentine, isola linguistica e culturale unica, che pareva avesse trovato la strada per uno sviluppo dolce, viene divorata velocemente dagli interessi e dall'arroganza di pochi. La solita storia, insomma, quella del tutto subito e chissenefrega.

Bersntol si sente sempre più estraneo, non si riconosce in questo cupio dissolvi,  gli viene il magone ogni volta che mette il naso fuori di casa, non trova più molti motivi per rendere omaggio alla valle, gli manca il fiato e decide di tacere.

Ma ogni voce indipendente che si spegne, per quanto piccola, è una perdita. E' una denuncia in meno, una foto in meno, un post in meno a diffondere la cultura del rispetto e della bellezza.

Buona strada, Bersntol, sconosciuto compagno di sentiero. E tanti auguri alla Bersntol, alla ancora bella val dei Mòcheni: non tutto è perduto e ci vivono anche persone che della cultura del rispetto hanno fatto un mestiere. Speriamo che le loro voci si alzino forti e chiare, e che chi dovrebbe ascoltarle per mandato lo faccia se non vuole passare alla storia come il devastatore di una civiltà e di un mondo.

martedì 15 luglio 2008

Spam

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Genziana verna

Qui un po' di foto del trekking in Dolomiti 2008

(per equipaje: ho finito di rastrellare, in compenso ora le lumache mi stanno mangiando il rimanente)

lunedì 14 luglio 2008

Terre alte

terrealte Copertina del libro

Grande Carlo:

Terre alte - Il libro della montagna

Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 222
Prezzo: € 12,00
ISBN: 978-88-7928-962-7

"La nostra fantasia è un pezzo di stoffa che freme su un valico. Le nostre montagne sono quelle dei pazzi, dei poeti, dei banditi e degli innamorati"

Poteva forse mancare in questo blog la recensione di un libro con tale titolo? Ebbene si, poteva proprio mancare.

Una noia mortale.

"Poesia, entusiasmo, adrenalina: è questa la montagna raccontata da Carlo Grande" recita la quarta di copertina. Se il recensore mi volesse dire dove ci vede adrenalina ed entusiasmo, gli sarei grata. E anche sulla poesia avrei da discutere.

Niente da dire circa gli argomenti, da ognuno di questi si potrebbe trarre una bibliografia infinita: Alberi, Animali, Acqua, Sentieri, Pietraie eccetera eccetera. E' lo stile che trovo insopportabile. Enfatico e melò, nostalgico e vagamente messianico, debordante luoghi comuni ed espedienti retorici che non l'avrebbero passata liscia col mio professore del ginnasio.

Qualche spunto interessante qui e là per sviluppare un'informazione, altrimenti nessun approfondimento ma sentimentalismo scambiato per profondità. Emotivo ma non emozionante, senza un guizzo di ironia o di leggerezza, dall'alto della sua sensibilità pare guardi con una punta di disprezzo chi vive la normale vita fra lavoro e impegni e combatte con la quotidianità lontano dai pochi eletti che vivono, capiscono e si meritano la montagna.

Testo pieno di corsivi e virgolette che sottolineano innumerevoli e spesso splendide citazioni altrui, che sono il bello del libro, cucite fra loro da una prosa sospirosa farcita di aggettivi e dall'esibizione delle sue belle letture, e chiuso da un'interessante bibliografia.

"Ma occorre mettersi in gioco, raccontare e ascoltare parole autentiche. Come i bambini, che vogliono una fiaba prima di abbandonarsi alla notte, noi attendiamo un racconto - prendetemi sulle ginocchia, narratemi una storia - per dare un senso alla vita, in attesa del grande buio.
[...]
Chi non accetta avventure e rischi, chi rifiuta la natura ed è interessato solo al proprio tornaconto, alla sicurezza e alla stabilità, chi soffoca gli impulsi alla purezza che vibrano in ogni autentica giovinezza, perderà la gioia di vivere e cancellerà il suo paesaggio interiore: che ne sarà delle forre, delle sorgenti, delle nuvole e dei venti, delle cime e degli abissi dentro di lui?
E ora basta frasi, basta parole. Altre ne verranno. Voglio camminare e salire. Questo libro è finito.
"

Meno male.

domenica 13 luglio 2008

Speed Rock

Il 19 e 20 di luglio, sulla parete a piombo della diga ENEL di Bissina in Valle di Daone (Trentino occidentale), si sfideranno gli specialisti di arrampicata in velocità nella quarta delle sei gare valide per la IFSC World Cup 2008, lo Speed Rock.

Per l'ottavo anno sugli 80 metri di muraglia verticale della diga verrà ricavato il percorso sul quale si affronteranno una cinquantina di atleti di 12 nazioni, compresa la Russia, vincitrice nel 2007 sia della prova maschile che di quella femminile con Sergej Sinitsyn e Valentina Yurina (che realizza anche il nuovo record, 26”36), e favorita anche quest'anno nonostante la presenza dei forti Qixin Zhong, cinese, e Tomas Oleksy, polacco.

L'Italia sarà rappresentata allo Speed Rock da Lucas Preti, Michel Sirotti e Matthias Schmidl.

sabato 12 luglio 2008

Gatto

Aurore De La Morinerie

Aurore De La Morinerie (Fonte: la rete)

Non c'entra un cavolo con la montagna, ma questa è casa mia e ci cazzeggio a mio piacimento: da qui in avanti anche gatti :-P

Pom, per, dime el ver

Bimbi del maso (Foto Val)

Giugar a dàrsela (acchiapparella), a scónderse (nasconderello) a le bele statuine: a chi tocca "star sotto"?
Le conte: tramandate per tradizione orale di generazione in generazione, variate di poco di valle in valle, spesso filastrocche senza senso, in un idioma sconosciuto o misto italiano/dialetto, a volte un po' sboccate: "ehi, popìn, no se dis cagar, fila a lavarte gió la boca col saón!" "Ma mamaaaaaaa, l'é la contaaaaa!"

"Pom, per,
dime el ver,
chi l'è sta
a cagar
su la porta del podestà"

"An tan tès
file mane pes
file mane cuculus
an tan tus"

"Aneghe taneghe
spuza luganeghe
spuza borèi
conteren al vintitréi
vintitréi l'è già passato
conteren al vintiquatro:
un, doi, trei, quatro
a star soto toca ti"

"Ari boari
cese e cornari
de oro de fin
del conte Martin
cava la rava
contra mirava
tom tomaiér
formai e botér"

"Pinzol ragazol
conta bianca
men cinquanta
damen un, damen doi
damen ot,
scarabòt
citaldela
esca badesca
tira dentro e fora questa"

"Totò baricò
quanti corni g'ha el me bò?
El me bò 'l ghe n'ha quatro
vai for ti ch'es 'n macaco"

"la me gallina sprecola
la fa trei övi al dì
se non la fus ‘na sprecola
no la faria cosi
e a star fora toca ti’"

"ai li ulè che tamosè
che taprofita lusinghè
tulilemblemblu tulilemblemblu"

"Soto el pontre de Verona
gh'é 'na vecia scoregiona
la ripete tut el dì
a bi ci di
"

conte della val di Sole, a mia memoria bambina

Onomastica

ritten3 
Il profilo dello Schlern dall'altopiano del Ritten

Gambero rotto mi prende garbatamente in giro in un suo commento al post di ieri, perché uso il doppio nome, quello tedesco e quello italiano, citando le località altoatesine. Ha ragione: non vedo il motivo per farlo.

Visto che Saint Vincent non si chiama San Vincenzo e che Antey-Saint-André non si chiama Sant'Andrea, e che le traduzioni di Tolomei sono, oltre che fantasiose e spesso senza storia né senso, sgradevoli e colonialiste; dato che non vedo motivo perché Uttenheim debba chiamarsi Villa Ottone e visto che i Rosszähne letteralmete sarebbero "Denti di cavallo" e non "Denti di terra rossa", cercherò di usare i nomi originali, quelli in lingua tedesca o ladina, escluso per i centri più grossi che il nome italiano ce l'avevano prima dell'avvento di Tolomei. E non mi sarà sempre facile, spesso dovrò andare a cercarmeli.

Augh, Mosco ha parlato ;)

(ok, ok, in calce la traduzione, ma imparateli eh! ;)
Schlern=Sciliar; Ritten=Renon)

giovedì 10 luglio 2008

Ancora capre mòchene

caoraStazione di Klobenstein/Collalbo (Ritten/Renon, Bz) 
Capra di bronzo con specchio "in mano"

Un allevatore chiosa il mio post nel quale parlo delle capre di razza mòchena, a rischio estinzione. Perso fra i commenti il suo intervento rischia passare inosservato, lo incollo quindi qui:

"Ciao! Sono uno dei circa 10 allevatori di questa razza e vi posso assicurare che non è poi messa così male.. anzi. I soggetti che abbiamo sono molto belli e il periodo più critico per questa razza è passato. Ora è attivo un progetto di recupero e ci sono diversi giovani allevatori dell'altopiano di Pinè e della Valle dei mocheni che vogliono aderire al progetto. Visto il numero ridotto dei capi ci vorrà del tempo ma i risultati di questo ultimo anno sono incoraggianti. Non vediamo grossi problemi per la consanguineità perchè le capre rimaste erano tutte provenienti da linee di sangue differenti e abbiamo 5 maschi pronti alla monta non inparentati."

Una buona notizia :)

Nell'immagine a corredo di questo post, una bella capra bronzea a grandezza naturale che fa mostra di sé davanti all'ingresso della stazioncina di Klobenstein, sull'altopiano del Ritten/Renon. La capra stringe nella zampa destra uno specchio. Cosa significhi non lo so, ma mi sto informando. Altra foto qui su wikimedia

Aggiunto in seguito:
Il mio concittadino Gambero Rotto mi scrive:
"La vanitosa capretta è opera dell’artista Franz Messner, lo stesso della sfera d’acciaio di villa Nicolussi-Leck a Frangarto (Frangart) e del “Knottnkino” a Verano (Vöran). Pare stia a simboleggiare l’altrettanto vezzosa ferrovia del Renon (Rittner Bahn), o almeno così si mormora ;-)"

Diavolo di un Gambero!

lunedì 7 luglio 2008

"La lunga marcetta"

Copertina del libro

Sabelli Fioretti Claudio; Lauro Giorgio(*)
"Da Masetti, frazione di Lavarone, a Cura, frazione di Vetralla. L’Italia
A PIEDI
"

Editore: Chiarelettere  (collana Reverse)
Prezzo: € 13,00
ISBN: 978-88-6190-017-2

"Chissà perché quel giorno io gli dissi: “Mi piacerebbe andare a Roma a piedi”. Di cazzate io ne dico spesso. La settimana prima avevo detto: “Vorrei fare la transiberiana da Leningrado a Pechino”. E la settimana prima andavo dicendo: “Compro un camper di lusso e giro per un anno l’Africa”. Oppure: “Prendo un aereo per la Norvegia e mi faccio tutte le tappe della nave postale”. Nessuno mi dava retta e nessuno mi rispondeva. Al massimo qualcuno si faceva una risata e mi diceva: “Io invece vado al Polo Sud”. Gente che non sa sognare. Invece quel giorno che gli dissi che avrei voluto andare a Roma a piedi Giorgio Lauro mi ascoltò con grande attenzione e mi rispose: “Anche io”. Bastano due parole a volte per dare una svolta alla propria vita. Figuriamoci se non bastano a cambiare il programma di un’estate. E allora niente fiordi, niente camper, niente transiberiana. Via verso la Capitale. A piedi. Lentamente."

"Da Lavarone a Vetralla. Attraverso strade, paesi, bar, gente e dialetti.

Claudio Sabelli Fioretti e Giorgio Lauro raccontano un’Italia a bassa velocità"

Di montagna in queste pagine non ce n'e' molta, ma ci sono un bel po' di altri ingredienti che conosciamo benissimo: fatica, caldo, sudore, sete, sfinimento, corpo a corpo con lo zaino per farci stare tutto, sentieri persi, cartine sbagliate, vesciche, male ai piedi, quel cazzeggio creativo che nasce dalla stanchezza e dal sole a picco sul cranio, che fa filosofare sulle peggiori scemenze del mondo.

E passi, milioni di passi, quelli che servono per raggiungere Vetralla, in provincia di Viterbo, partendo da Masetti di Lavarone, provincia di Trento. 142 ore di cammino con una media di 4,6 chilometri all'ora per percorrere 659 chilometri quasi tutti su asfalto, su strade statali e provinciali, accanto all'Italia motorizzata che schizza infastidita accanto a questi bradipi appiedati.

Chiunque abbia camminato per più giorni di fila si riconoscerà in qualche pagina di questo simpatico e spiritoso libretto che racconta con leggerezza l'avventura di due svitati che nell'estate 2007 attraversano mezza Italia perché "a giugno non avevamo un cazzo da fare", seguiti virtualmente da un sacco di gente per mezzo di Radio2 e di un blog aggiornato quotidianamente, e accompagnati fisicamente par tratti più o meno lunghi da amici, conoscenti, ascoltatori e supporter in una lunga transumanza collettiva.

(*) "Claudio Sabelli Fioretti è un giornalista. Ha lavorato per ABC, Cuore, la Repubblica, il Corriere della Sera, Genteviaggi, Io donna.

Vive con altri quattro abitanti a Masetti.

Giorgio Lauro è un conduttore radiofonico. Ha lavorato per Radio Popolare, Radio2, e per trasmissioni come Bar Sport, Caterpillar, Catersport.

Vive con altri quattro milioni di abitanti a Milano."
Fonte: quarta di copertina

Presanella

presanella

Fonte: Q.Bezzi "La Valle di Sole - Guida per il turista e la popolazione" Scuola tipografica Artigianelli Trento, 1959

venerdì 4 luglio 2008

Qua la zampa!

kale_getimg(Foto dal sito del Museo di scienze naturali di BZ)

Altri animali, altra mostra da segnalare:

Qua la zampa!
Al Museo di Scienze Naturali dell'Alto Adige 
Via Bottai, 1 - Bolzano
dall'08.07.2008 al 07.09.2008

Mostra fotografica di Ingo Arndt, che poi sarebbe questo tipo qui: bravissimo e noto fotografo naturalista tedesco che da sempre ha impiegato ogni minuto del suo tempo libero in giro con la macchina fotografica a seguire la sua passione: fotografare la natura. Finché, nel 1992, appena finiti gli studi, ha fatto di questa passione una professione, girando in lungo e in largo in tutti i continenti per diverse riviste naturalistiche con risultati notevoli.

La mostra di Bolzano è focalizzata su un soggetto un po' particolare: le zampe.

"Il fotografo naturalista Ingo Arndt ha viaggiato a lungo per scattare 5.400 fotografie di zampe! Le piante dei piedi ben evidenti su sfondo nero, in parte fotografate da sotto a un vetro, offrono all’osservatore un punto di vista inconsueto su un soggetto apparentemente banale.

Le foto di grande formato e dai colori intensi ritraggono zampe di gechi, uccelli, lucertole, rane, tartarughe e di diversi mammiferi con i loro cuscinetti plantari, le lamelle adesive, gli artigli e le membrane natatorie."(*)

Chiusa il lunedì, la mostra è visitabile dalle 10 alle 18 con ingresso libero.

E questa non mi scappa sicuramente.

(*) (fonte: sito del museo di Scienze naturali dell'Alto Adige, presentazione della mostra)

Cammini infiniti

Locandina della mostra

Il 6 luglio alle 16 in Valle Stura si inaugura la mostra cammini infiniti, curata dalla nostra amica Marzia, che ne segnala l'apertura presentandola così:

"Che cos'è il pascolo vagante, se non un infinito cammino alla ricerca di pascoli per sfamare il gregge? Qui vi racconto quasi quotidianamente cosa accade ai pastori: scene romantiche di tramonti, nascite di agnelli, cieli blu, ma anche pioggia, neve, difficoltà. Questo è il mestiere, ma... la domanda sorge spontanea: è un mestiere senza tempo? Come resiste oggi, nel XXI secolo? Ecco perchè nasce questa mostra, in collaborazione con l'Ecomuseo della Pastorizia di Pontebernardo(CN), e con la Comunità Montana Valle Stura di Demonte."

Copio dalla locandina:

Un pastore, un cane, un gregge, milioni di passi alle spalle, altrettanti di fronte. Fino a quando?

Sabato 5 Luglio
Ore 9.00 Pontebernardo/Ferriere
Escursione guidata sul sentiero dei Becchi Rossi.

Ore 15.00 Ferriere
Visita al Museo del Contrabbandiere.

Ore 16.00 “Balo marmoto” musica d’Oc.

Ore 21.30 Pietraporzio
“La veià di Pastres” con Bidaia (Paesi Baschi),
R. Matta e P. Rouch (cornamuse d’Occitania),
Vioulo Bergero (valados), B. Le Rouzic (cornamusa scozzese),
S. Lombardo (flauti di Provenza). Direzione artistica S. Berardo.
Ballo finale

Domenica 6 Luglio
Ore 16.00 Pontebernardo
Inaugurazione della mostra documentaria
“cammini infiniti” a cura di Marzia Verona.

Seguirà
“Suonar, Balar, Tastar” gran concerto finale
con la partecipazione di tutti i suonatori.

Degustazione del formaggio dell’Ecomuseo
guidata da un maestro Onaf.

5 e 6 Luglio
stage di cornamusa scozzese

Ecomuseo della pastorizia
Pontebernardo - Pietraporzio (CN)
Per informazioni: Tel. 0171/955555 - www.vallestura.cn.it

La mostra Cammini Infiniti
sarà visitabile dal 6 Luglio al 31 Agosto
tutti i giorni dalle 15.00 alle18.00
(escluso il lunedì)

Io sto lontanissima, difficile che possa fare un salto, ma non si sa mai, fino al 31 agosto un po' di tempo c'è.

giovedì 3 luglio 2008

Ve lo immaginate?

Com'era il mio orto dopo 15 minuti di questo trattamento?

Circa così (vedi seconda metà del filmato):

 

SGRUNT!

mercoledì 2 luglio 2008

Chi non ha memoria non ha futuro

alpinisentieri Copertina del libro

Prezzo di listino: € 20,00
Editore: gruppo editoriale Mursia 
Collana: Itinerari e città
Data uscita: 01/07/2008

Nel novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra, l'ANA (Associazione Nazionale Alpini) presenta il risultato del lavoro di innumerevoli volontari che hanno ripristinato, in anni e anni di lavoro, centinaia di chilometri di trincee, gallerie, cittadelle militari, sul fronte alpino della guerra, creando così un grande museo a cielo aperto.

Dal Piemonte al Friuli passando per il Fronte Dolomitico è stata recuperata la memoria di una parte importante della nostra storia che ora è raccolta in una guida pubblicata dall'editore Mursia, che censisce i vari luoghi,  di ognuno ne racconta la storia, e suggerisce diversi itinerari di scoperta e percorsi escursionistici. 

Corrado Perona, presidente dell’ANA: «Abbiamo voluto realizzare uno strumento per tutti coloro che vogliono camminare sui sentieri della storia per imparare e per ricordare ciò che è accaduto durante la Prima guerra mondiale: i caduti, le sofferenze, gli eroismi, l’impegno, la solidarietà"

Il progetto è rivolto principalmente alle scuole e ai ragazzi perché si interessino della storia anche lontano dai banchi scolastici, continua Perona, "attraverso un’esperienza viva, tangibile sui luoghi della memoria. Per questo nel libro sono indicati anche i gruppi territoriali dell’ANA ai quali è possibile fare riferimento per organizzare visite e incontri"

Il 5 luglio il libro sarà presentato, alle ore 18, all'auditorium di Arabba in occasione delle celebrazioni per il 90° anniversario dalla fine della prima guerra mondiale.