mercoledì 15 giugno 2011

Antichi mestieri

Non vorrei che questo blog passasse inosservato. E’ la nostra memoria, la nostra cultura, quello che eravamo e quello che siamo diventati. Cipputi la fa un po’ lunga, tira tardi, ci lavoricchia… ma se gli stiamo alle costole ne verrà fuori un piccolo capolavoro.

Ah, dimenticavo, anche il suo blog principale non è che sia proprio da buttar via!

sabato 11 giugno 2011

Se vi avanza qualche euro

potreste comprarvi due cime al prezzo di una:

già proprietà della Repubblica austriaca, vendute nel 2001 per 300.000 euro alla Società immobiliare federale, ora sono di nuovo sul mercato.

Se vi avanza qualche spicciolo, 121.000 euro per l’esattezza, potreste “portarvi a casa” il Gran Kinigat, (2690 m.), e il Rosskopf,  (2600 m.), 1,2 milioni di metri quadrati nella Gaital, in Tirolo. Ma sbrigatevi, se siete interessati: l’offerta è valida fino all’8 luglio.

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Gran Kinigat. fonte: Inalto.org, foto Giovanni Mazzolani

venerdì 10 giugno 2011

Anche la SAT per l’acqua pubblica

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Tiers am Rosengarten: Wuhnleger

ACQUA COME BENE PUBBLICO

II Consiglio centrale della SAT, stimolato anche da alcuni interventi dell'Assemblea dei delegati, con la delibera del 20.05.2011 intende sollecitare l'attenzione dei propri soci e della collettività trentina sul tema dell'acqua come bene pubblico.

SAT facendo proprie te dichiarazioni delle massime istituzioni mondiali, in coerenza con la storia propria e sicura di interpretare anche quella della collettività trentina, di cui è stata nell'ultimo periodo non solo testimone ma anche protagonista,

fa propria l’affermazione che

l’acqua è un bene Comune, un diritto dell’umanità e non può essere assoggettata a meccanismi di mercato;

la proprietà della risorsa idrica deve rimanere pubblica dalla fonte alla distribuzione.

sensibilizza i Soci e le tutte le Sezioni

invitandoli a prendere coscienza della reale dimensione del problema dal punto di vista dei diritti fondamentali delle persone e da quelli sociali;

invita

gli organi di comunicazione a dare maggior risalto alla tematica propria per l’importanza vitale della questione.”

giovedì 9 giugno 2011

L’acqua dei ricchi

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Lorenzo Milani "Lettera dalla montagna" a Ettore Bernabei

Il Giornale del Mattino, 15 dicembre 1955, pag. 8

“Caro direttore,
col progetto di consorzio di cui ti parlai si darebbe l’acqua a nove famiglie. Quasi metà del mio popolo. Il finanziamento è facile perché siamo protetti dalla legge per la montagna. La benemerita 991 la quale ci offre addirittura o di regalo il 75 per cento della spesa oppure, se preferiamo, in mutuo l’intera somma. Mutuo da pagarsi in 30 anni al 4 per cento comprensivo di ammortamento e interessi. Nel caso specifico, l’acquedotto costerà circa 2 milioni. Se vogliamo sborsarli noi, il governo fra due anni ci rende un milione e mezzo.
L’altro mezzo milione ce lo divideremo per 9 che siamo e così l’acqua ci sarà costata 55.000 lire per casa. Oppure anche nulla; basta prendere pala e piccone e scavarci da noi il fossetto per la conduttura e ecco risparmiate anche le 55.000 lire. Se invece non avessimo modo di anticipare il capitale allora si può preferire il mutuo. Il 4 per cento di due milioni è 80.000 lire all’anno. Divise per nove dà 8.800 lire per uno. Se pensi che 8.000 lire per l’acqua forse le spendi anche te in città e se pensi che a te l’acqua non rende, mentre a un contadino e in montagna vuol dire raddoppiare la rendita e dimezzare la fatica, capirai che anche questo secondo sistema è straordinariamente vantaggioso.

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Insomma bisogna concludere che la 991 è una legge sociale e meravigliosa.
Mi piacerebbe darti un’idea chiara di quel che significa l’acqua quassù, ma per oggi mi contenterò di dirti solo questo: s’è fatto il conto che per ogni famiglia del popolo il rifornimento d’acqua richieda in media 4 ore di lavoro di un uomo valido ogni giorno. Se i contadini avessero quella parità di diritti con gli operai che non hanno, cioè per esempio quella di lavorare solo 8 ore al giorno, si potrebbe dunque dire che qui l’uomo lavora mezza giornata solo per procurarsi l’acqua. Dico acqua, non vino! Tu invece per l’acqua lavori dai tre ai quattro minuti al giorno.

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A rileggere l’articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale» mi vengono i bordoni. Ma oggi non volevo parlarti dei paria d’Italia, ma d’un’altra cosa. Dicevamo dunque che c’è questa 991 che pare adempia la promessa del 2° paragrafo dell’art. 3 della Costituzione: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini». A te, cittadino di città, la Repubblica non regala un milione e mezzo, né ti presta i soldi al 4 per cento compreso l’ammortamento.

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A noi sì. Basta far domanda e aver qualche conoscenza. Infatti eravamo già a buon punto perché un proprietario mi aveva promesso di concederci una sua sorgente assolutamente inutilizzata e inutilizzabile per lui, la quale è ricca anche in settembre e sgorga e si perde in un prato poco sopra alla prima casa che vorremmo servire. Due settimane dopo, un piccolo incidente. Quel proprietario ha un carattere volubile. Una mattina s’è svegliato d’umore diverso e m’ha detto che la sorgente non la concede più. Ho insistito. S’è piccato. Ora non lo scoscendi più neanche colle mine. Ma il guaio è che quando ho chiesto a un legale se c’è verso d’ottenere l’esproprio di quella sorgente, ma risposto di no. Sicché la bizzettina di quell’omino, fatto insignificante in sé, ha l’atomico potere di buttare all’aria le nostre speranza d’acqua, il nostro consorzio, la famosa 991, il famoso articolo 3, le fatiche dei 556 costituenti, la sovranità dei loro 28 milioni di elettori, tanti morti della Resistenza (siamo sul monte Giovi! Ho nel popolo le famiglie di 14 fucilati per rappresaglia).

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Ma qui la sproporzione tra causa ed effetto è troppa! Un grande edificio che crolla perché un ragazzo gli ha tirato coll’archetto! C’è un baco interiore dunque che svuota la grandiosità dell’edificio di ogni intrinseco significato. Il nome di quel baco tu lo conosci. Si chiama: idolatria del diritto di proprietà.

[…]

DSC_3691_2Che i legislatori cattolici prendano dunque in mano la Rerum Novarum e la Costituzione e stilino una 991 molto più semplice in cui sia detto che l’acqua è di tutti. Quando avranno fatto questo, poco male se poi non si riuscirà a mandare due carabinieri a piantar la bandiera della Repubblica su quella sorgente. Manderanno qualche accidente al governo e ai preti che lo difendono. Poco male.
[…]

nonna Piera zia Isa

Ma sommo disonore è invece se potranno dire di noi che, con tutte le pretese di rivelazione che abbiamo, non sappiamo poi neanche di dove veniamo o dove andiamo, e qual è la gerarchia dei valori, e qual è il bene e quale il male, e a chi appartengono le polle d’acqua che sgorgano nel prato di un ricco, in un paesino di poveri.”

fonte:

Milani Lorenzo, “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca” editore Chiarelettere (collana Instant book), 2011, 89 p., brossura

Se volete leggerla tutta è pubblicata anche sul quotidiano L’avvenire on line di oggi.

Acqua, ancora acqua

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quest’ultima è foto di Vera

Si si la pianto, quando abbiamo raggiunto il quorum

lunedì 6 giugno 2011

Acqua

I lettori di questo blog non hanno bisogno di sentirselo ricordare, ma capitasse da queste parti qualcuno che non lo sa…

DOMENICA SI VOTA!

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Copiata l’idea a Terre basse Sorriso