martedì 26 maggio 2009

Gli asini in viaggio

Bocconi Andrea; Visentin Claudio
In viaggio con l'asino

Editore: Guanda 

(collana Prosa contemporanea)

anno:2009,
pagine: 173,
qualche illustrazione; brossura;
€ 13 (26 mila vecchie lirette, circa)

ISBN: 978-88-6088-823-5

Esile, esilissimo libretto per pagine e per contenuti, nel quale, al contrario di quel che ci si attende, non succede nulla, non si racconta quasi nulla, non si incontra quasi nessuno e di quei pochi si parla pochissimo. E di quel pochissimo si scrive senza brio, senza umorismo, senza profondità.

Anche un facile trekkino di 5 giorni (di cui solo 3 pieni) può essere un'avventura, o raccontato come lo fosse, o essere ironico e divertente, o almeno utilissimo per ripercorrerne il cammino. Nulla di tutto ciò: l'autoironia è sciapa e l'autore riesce a rendere noiosi anche 2 simpatici asinelli. Da bravo professore ogni tanto inserisce la citazione dotta o il riferimento colto, accenna a un pensiero profondo, se si può scrivere in modo superficialmente profondo.

Le proposizioni secondarie devono causargli qualche problema intestinale, subordinate e coordinate provocargli eruzioni cutanee, infatti cerca, per quanto gli riesce, di evitarne l'uso spezzettando la prosa con innumerevoli punti fermi, superando raramente le tre righe: modo di scrivere che mi sta cordialmente sui maroni.

La seconda parte del libro, di Claudio Visentin, consta di una ventina di pagine di asinologia, abbastanza interessanti, e di una decina di pagine di consigli su come gestire un asino durante un trekking: gradevoli ma non sufficienti per cavarsela col ciuco né stilisticamente imperdibili, poco che non si possa trovare gratis in rete.

In appendice, ancora di Visentin, che secondo me è il più leggibile dei due autori, forse perché non cerca di fare letteratura ma racconta in modo piano (usando anche le secondarie) cose che conosce, la storia del viaggio di Stevenson nelle Cévennes insieme all'asinella Modestine.

Insomma, un libretto da treno per un viaggio non molto lungo, ampiamente prescindibile, soprattutto se lo spazio in biblioteca ormai è pochissimo. E poi, diavolo, 26 mila lire (che fa molto più effetto di 13 euro)!

martedì 19 maggio 2009

Nives rinuncia, per grandezza.

Nives Meroi. Fonte: sito ufficiale di Nives.

Romano stava male, lei ce l'avrebbe fatta, ma non si è posta nemmeno la domanda: partiti insieme, insieme si arriva in cima o insieme si rinuncia. Non si abbandona il compagno da solo e in difficoltà a oltre 7000 metri. Nememno per un record.

Non so chi sarà la prima donna a conquistare tutti gli 8000, chi vincerà questa competizione, ma a me poco importa: Nives non ha più niente da dimostrare a nessuno: grande alpinista e grande persona.

L'emozionante cronaca sul sito di Nives, per voce di sua sorella Leila Meroi.

Colomba accovacciata

Chiesa di San Francesco, Seiser Alm

E' nata male la chiesa dell'Alpe, fra le contestazioni. Ecco parte di un articolo comparso sulla stampa locale nel 2007:

"...un momento difficile per la Chiesa altoatesina, al centro di una polemica proprio di natura ambientalista, per l’intenzione di realizzare sull’Alpe di Siusi, e quindi in zona di vincolo paesaggistico una nuova chiesa con un campanile di legno lamellare alto 19 metri. La spesa prevista ammonta a circa 2,2 milioni di euro e il progetto ha appena ottenuto il via libera dalla Commissione provinciale tutela del paesaggio. La struttura studiata dall’architetto meranese Walter Dietl, che si è ispirato alla forma stilizzata di una colomba accovacciata. Un disegno che suscita perplessità per quanto riguarda i 19 metri del campanile, in un contesto dove le costruzioni esistenti non superano i tre piani e proprio nel momento in cui il sindaco di Castelrotto Hartmann Reichhalter ha annunciato un deciso stop al dilagare del cemento, anche se nel caso specifico si tratta di legno.

[...] L’edificio sarà costruito a livello strada e disporrà di 150 posti a sedere; la base sarà in cemento lavorato simile a rocce, le parti rimanenti in legno lamellare non trattato, con elementi in ferro anticato."

La colomba accovacciata con la base "simile a rocce"

"Contro il progetto si è scagliato il mondo ambientalista con in testa Peter Ortner, presidente dell’Heimatpflegeverband (associazione tutt’altro che anticlericale), che si è detto esterrefatto. «Sull’Alpe di Siusi - afferma Ortner - in barba al decreto di vincolo che risale al 1974, ormai siamo alla saturazione. Si è edificato senza sosta ingrandendo malghe, alberghi, rifugi. "

Albergo

Hotel

"Rifugio". Che nasconde Sassolungo e Sassopiatto.

"Ora ci mancava soltanto la chiesa. Sull’Alpe ci sono state sempere cappelle e crocefissi, una chiesa mai». La tesi di Ortner, che se la prende in particolare col campanile, è semplice: «I campanili, quelli veri, creati dal Signore, sono altri. Le punte Euringer e Santner, sullo Sciliar o la cima del Sassolungo."

Campanili Euringer e Santner. Coperti dall'arrivo di una seggiovia.

"Quelli sono veri monumenti, non il campanile di quasi venti metri che svetterà accanto alla grossa chiesa, a sua volta posta accanto ad un edificio di notevoli dimensioni, la caserma dei vigili del fuoco."

La caserma dei pompieri

"La Curia predica da anni il rispetto e la preservazione del Creato, della natura, del paesaggio, ma evidentemente predica bene e razzola male. Proprio non capisco come possano aver dato il loro assenso a un progetto del genere»." (*)

Colata di cemento

Non si può vendere la vita degli uomini e degli animali;
è stato il Grande Spirito a porre qui la terra 
e non possiamo venderla perché non ci appartiene.
Possiamo contare il nostro denaro
e bruciarlo nel tempo in cui un bisonte piega la testa,
ma soltanto il Grande Spirito sa contare i granelli di sabbia
e i fili d’erba della nostra terra….”
PIEDE DI CORVO – SIKSIKA - PIEDINERI (**)

Mi viene lo scoramento: come si può essere così ciechi e ipocriti? Vincolo paesaggistico? Traffico limitato (anche questo argomento merita una discussione)? 

Per correttezza e par condicio a breve un post sull'altra Alpe di Siusi, che qualche angolo ancora splendido c'è ancora, vero Andrea? :)

(*) fonte: Mauro Fattor, Quotidiano Alto Adige — 01 settembre 2007
(**) fonte: Dakota 

lunedì 18 maggio 2009

Confronti: chiesette montane

Chiesa di San Valentino, Seis am Schlern, oggi

Chiesa di San Francesco, Seiser Alm, oggi.

Per chi non fosse altoatesino: la chiesetta di San Valentino è appena fuori il pese di Susi, mentre la nuova chiesa di San Francesco è pochi chilometri sopra, al Compatsch, sulla Seiser Alm, l'Alpe di Siusi, un altopiano meraviglioso e, a parole, tutelatissimo.

Confronto impietoso. La prima è una chiesetta di paese, che sta lì da diversi secoli, con lo Sciliar sullo sfondo, un paio di masi attorno, galline, il contadino che falcia. L'altra è la nuovissima chiesa per turisti, appena costruita, con il contributo di 527 mila euro da parte della Provincia autonoma di Bolzano, sulla famosa Alpe di Siusi. Quindi con soldi miei, anche.

La chiesa nuova fiammante e, a destra, la caserma dei pompieri. In grande rende meglio.

No, poveretta, brutta non sarebbe, è solo totalmente, assolutamente, incongrua con il paesaggio, il posto, tutto. E mi rompe parecchio le scatole avere, mio malgrado, contribuito.

Si, forse al Compatch dove la chiesa è stata costruita non c'è più molto da salvare, fra albergoni con giardino giapponese e carrozze trainate da cavalli adorni di campanelli. Fra colate di cemento e funivie: 

Compatsch, Seiser Alm, oggi

Qualche altro esempio della tutelatissima Seiser Alm a breve.

Per fortuna l'Alpe di Siusi non è solo questa, ma è tanto questa, e ogni volta che ci rimetto piede trovo più disastri e distruzioni.

Vabbé, ne riparliamo: son tornata giù stasera, avevo urgenza di indignarmi in compagnia.

Buonanotte.

domenica 17 maggio 2009

Ma Max non torna più

(Video TIAHUANACO - speed-riding & more) 

(ANSA) - BOLZANO, 17 MAG - Un alpinista altoatesino, Max Schivari, 39 anni, e' morto in Peru' nel corso di una spedizione partita a inizio settimana. Schivari, esperto di speed riding, discesa con paracadute sulle pareti di roccia e ghiaccio, e tecnico del soccorso alpino di Bolzano, era residente a Renon. A partire erano stati una decina, quasi tutti dal Trentino Alto Adige, tra scialpinisti, specialisti dello sci ripido e ghiacciatori, con l'obiettivo dello Huascaran, la cima piu' alta della Cordigliera Bianca. (ANSA).

 

sabato 16 maggio 2009

Non ci sono più i gatti di una volta!

Pauli! Cosa accidente hai in bocca, gattaccio? Cazzo, ha beccato un piccione! Uno stupido piccione si è fatto acchiappare. Uno di quelli che mi beccano il prato appena seminato, suppongo, un'odiosa pantegana volante. E' ancora vivo ed attonito nelle fauci del gatto del vicino e mi guarda sbigottito agitando ogni tanto le ali per cercare di battersela.

Dai Pauli, mollalo qui, su, non è carino sbattacchiare in giro quel povero piccione. Molla quell'uccello, gattaccio! Seh. Piume ovunque, mi par di vedere una ferita sulla schiena, la coda e' andata da mo', però è ancora vitale e ce la mette tutta per salvarsi la scorza.

Se mi avvicino Pauli si sposta quel tanto da non farsi acchiappare sbattendo la testa dell'uccello qua e là, e cerca di sgattaiolare sotto la recinzione con il piccione nelle fauci, scorticandolo sul muro. Appena lo molla quello cerca di battersela zoppicando e si trascina sotto il furgone. Non lo beccherò mai, inutile.

Caro piccione, è giunta la tua ora. Il destino, la selezione naturale, chi troppo vuole, bla bla, io vado a far la spesa. Quando torno, Pauli, vedi di aver finito il lavoro, grazie.

Certo, se fosse un merlotto mi darei da fare di più. "Due porri, mezzo chilo di spinaci e 4 carote per favore". Probabilmente a quest'ora starei strisciando sotto il furgone con in mano una scopa. 

E allora? Tu non hai le tue simpatie, coscienza spaccaballe? Speriamo che Pauli si spicci a fare il suo mestiere.

Questi gatti di oggi, signora mia, che non finiscono i lavori iniziati! Anzi, se ne vanno lasciando la preda ferita a morire sotto il mio furgone! Troppo grassi, troppo nutriti, non ci si può più fidare di nessuno.

Ehi, piccione, sei ancora vivo? Alza la testa e mi guarda. Se cerco di acchiapparti, tu che fai? Cerchi di svolazzare via, ovviamente. Fatti prendere, cretino! Ormai son bella che incastrata. Fra quell'impicciona di coscienza, una fastidiosa sensazione di razzismo, il fatto che non sopporto l'idea di pranzare con una creatura agonizzante sotto la finestra, soprattutto dopo che mi ha guardata negli occhi, son fritta, mi devo occupare di te.

Pigliare un piccione che non ne vuol sapere, che per oggi ne ha viste abbastanza e che si oppone come può, anche se è ferito, stanco e spaventato, non è semplicissimo. Anzi, è un rodeo. Esce da sotto il furgone, svolazza in giro, zoppetta di qua e di là, infila la finestrella della lavanderia e tocca terminare l'inseguimento dentro il vecchio vascone del bucato, per fortuna vuoto al momento. Lo straccio buttato addosso funziona quasi sempre, e finalmente è in gabbia. Bene non sta, la bestiola. Mettiamo nel gabbione una scodella di acqua, un po' di becchime, lo copriamo in modo che stia nascosto e isolato e si tranquillizzi.  E ora che si fa?

Telefona qua, prova di là, il CRAB, Centro recupero Avifauna di Bolzano il sabato è chiuso. Facciamo un salto a vedere, l'avifauna mangia e beve anche il fine settimana, forse qualcuno c'è.

Tu intanto, collaborare e tirare le cuoia tua sponte no, eh?

Deserto. E anche desolato, pare. Boh, mi tengo il piccione in bagno fino a lunedì, poi riprovo.

Ma alla Sill, il canile sanitario della Provincia, un piccione non lo vorranno? Han accolto di tutto, cavalli dispersi, tartarughe, conigli, caprioli, asini; piccioni no?

"Certo che lo prendiamo. Me lo porti, siamo aperti fino alle 5". E non solo sono aperti e prendono piccioni anche nel week end, ma per caso c'è lì anche il veterinario che a una prima occhiata fa una diagnosi tranquillizzante: non è messo proprio benissimo, ma probabilmente il nostro se la cava.

Mezza giornata ho perso, porca miseria, fra gatti, pennuti, rodei e coscienze impiccione.

E pensare che colombi, piccioni, tortore e dintorni mi stanno proprio parecchio sui maroni!

sabato 9 maggio 2009

Etologia spicciola

Cip cip cip! un casino della miseria, un'agitazione frenetica là fuori stamattina. Non pare ci sia niente di nuovo: Pauli il rosso dei vicini a prender l'ombra steso tranquillamente sulla passerella (la MIA passerella, come miei sono i crocchini che pretende ogni mattina il furbastro! Manderò il conto ai suoi proprietari), Trik la cacciatrice non si vede, Lamicia in giro in perlustrazione con l'aria annoiata. E lei molto pericolosa non è, i merli lo sanno.

Ma cos'è che si muove lì sotto? Eccola lì la causa di tutto questo scompiglio: un mucchietto di piume, tutto zampe e becco, con quell'espressione da cretino tipica dei pulcini appena usciti dal nido.

Niente coda, un accenno di alucce, la creaturina più indifesa dell'universo in questo mondo pieno di gatti.

Il casino di merli in fibrillazione si placa come per magia. Non so cosa passi in quelle testoline: "quando arriva questa qui la mangiatoia si riempie miracolosamente" quindi ecco l'equazione uomini=mangiatoia=cibo=amici? oppure: "questi grosssi animali agili come un elefante ce li mettiamo in tasca quando vogliamo; inoltre dove zappano escono dei succosi lombrichi"? Tutto fuor che pericolosi. Il piccoletto ci guarda di traverso e spalanca il becco: "cibo, cibo, stupido grosso essere io voglio CIBOOOOO!". Si fa prendere in mano, per nulla spaventato, i genitori si concedono una pausa, tanto ci sono i baby sitter.

Ma i baby sitter non sono a tutto servizio, tocca lasciarlo alla cura dei suoi. Ogni tanto una sbirciatina dalla finestra, il piccoletto saltella in mezzo al prato indifferente all'universo intero.

Si scatena di nuovo il delirio di grida di allarme: cazzo, la Trik! Quella se lo vede se lo pappa come fosse un'oliva e ne sputa gli ossetti! Lo scemotto in piena vista nel prato, Trik si avvicina inesorabilmente: gola secca e fuori come una freccia con la scopa in mano. Povera Trik, peraltro, lei è colpevole solo di essere un gatto.

I merli adulti continuano la sarabanda, urla, strepiti, un particolare chiocciolio che sento solo quando hanno i piccoli. Ormai Trik è a un passo, e l'ha visto. Che fare? non rischio di far peggio a mettermici in mezzo? Ormai non c'è più tempo per fare nulla, Trik gli è addosso. Il piccolino è assolutamente immobile, non si agita nemmeno una piuma, fermo come fosse di sale. Lei lo annusa, gli gira intorno, lui sempre fermissimo, intorno una gazzarra incredibile ma quei due sembrano isolati in un altro universo.

La natura sa quel che si fa: per un gatto una preda immobile non è una preda. Trik mi guarda perplessa, si stira facendo l'indifferente, gli dà un'altra occhiatina ed elegantemente se ne va. Pian piano la confusione di schiamazzi cessa, il piccoletto, il mondo intero e noi con lui riprendiamo vita.

"Non ti muovere per nessuna ragione al mondo, fermo dove sei, congelati lì e prega il tuo angelo custode!" questo vuol dire quel chiocciolio. E funziona, eccome se funziona: a 3 giorni di distanza il piccolino saltella ancora in giro, fa anche qualche timido svolazzo rasoterra, ha sempre la faccia da idiota ma ho impressione che sia meno idiota e indifeso di quel che pensiamo. Però ha un bel po' di sangue freddo, di fiducia nei genitori e di ubbidienza cieca: io mi sarei cacata sotto altroché, sarei ricoverata in stato di choc altro che saltellare in giro per il prato :D

Chissà se è sempre lui o sono alcuni fratellini. L'anno scorso pareva uno poi li abbiamo visti insieme: quattro! Dovrei marchiarlo con la vernice, come si fa con le pecore. Magari la prossima volta, eh? :)

(nelle foto, il protagonista di questa storia. O suo fratello :D)