venerdì 31 dicembre 2010

2011

lamicia

Buon 2011 da sotto il piumino

Questo blog langue, la sua tenutaria si sta nonnapaperizzando: sempre più in casa, orto, monti e sempre meno davanti a una tastiera.

Ma scrivere richiede allenamento, meno si scrive meno si scriverebbe, si impoverisce il lessico, si diventa sciatti anche nel linguaggio, più superficiali nel pensiero quando non si deve render conto a un foglio di carta scritto e a chi eventualmente dovesse leggerlo.

A san Silvestro si fa l’elenco dei buoni propositi per l’anno nuovo. Per esempio: obbligare il neurone a fare ginnastica prima che si atrofizzi. E il blog è una buona palestra. Chissà che il mio esempio stani equipaje (tanti auguri, signora!), che non aggiorna le sue pagine da 178 giorni. E vogliamo parlare del gambero rotto, che ha superato i 200 giorni di silenzio? Per fortuna con lui ogni tanto ho un incontro ravvicinato con bicchiere di bianco annesso. Auguri anche a lui, alla sua simpatica compagna e al gamberetto.

Auguri ad Ana e a Nina, che a Bahia Blanca iniziano l’anno in costume da bagno; alle mie sorelle lontane, Vera e Milaklee; a Marzia, al sorriso della sua foto di oggi e ai suoi animali; a .mau. Anna e al simpatico duo; a quella testa matta di Oscar il cantagricoltore e ai suoi mitici ravanelli; a Enrica, alla sua cana e alla sua nuova avventura mediatica; a Tami: l’ultimo suo post fa ben sperare, auguri, tanti, che sia la volta buona!

Auguri alle Affamate Affannate sempre in giro per il mondo, ad Alberto Rossi e alla sua nuova casa, anche se è in un quartiere che frequento poco; auguri al mio concittadino Stefano, camminatore solitario; a luca sottosopra, a giovanni il furlan, a giampaolo e ai suoi buoni propositi che condivido. Alla Valverde e ai suoi mici, a Bersn e al suo Lagorai, che ne ha proprio bisogno di auguri!

Ad Andrea dell’Alpe di Siusi, che al momento non credo goda di grande silenzio; a Mario christomannos, a tutti quelli che non ho nominato, ai commentatori anonimi, agli amici che mi commentano in real life o mi bacchettano in chat, a Loriz che non posso linkare ma che spero di abbracciare presto, ai lettori silenziosi il numero dei quali mi lascia sempre stupita!

Buon anno a tutti voi lì fuori, a presto.

venerdì 29 ottobre 2010

Un’antica tradizione

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Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

Dante Alighieri, Divina Commedia, Purgatorio, Canto VI.

Secolo XII.

(chiedo scusa, foto di navi in tempesta mi mancano. Beccatevi una barca in secca, rovesciata; che è comunque in topic)

mercoledì 27 ottobre 2010

Una bella e una brutta

La notizia bella la saprete tutti ormai: Tami è tornata, con una vetta in meno ma un bel po’ di esperienza in più rispetto alle previsioni. E qui si tira un bel respiro di sollievo.

La vetta non si sposta, e lei è giovane giovane e con un sacco di tempo davanti: avrà modo di prendersi le sue soddisfazioni.

 

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Nell’angolino in basso a destra, il rifugio Puez

Ci siamo passati tutti al rifugio Puez, una volta o l’altra. Chi a dormire, chi a bersi una birra lungo l’Alta Via N.2, chi salendo dalla mefitica rampazza in fondo alla Vallunga che è proprio lunga eterna, chi meno faticosamente con la funivia che taglia un bel po’ di fatica. E di solito trovava bel po’ di gente: il Puez è costruito in uno dei posti più belli delle Dolomiti e quindi è uno dei rifugi più trafficati. In mezzo al casino, efficiente e un po’ brusco, Oscar Costa a domare il gregge di escursionisti.

La mattina invece, se non si aveva fretta, quando gli escursionisti di giornata non sono ancora arrivati e quelli delle alte vie se la sono già data a gambe, allora Oscar si prendeva un po’ di tempo per 4 chiacchiere. Un discorso sui pastori che “qui sono ancora tutti dei nostri, non come altrove che ci sono solo romeni”, una dritta sul sentiero più panoramico, un caffè insieme.

Ecco, Oscar non c’è più. Lo hanno cercato per due giorni, ostacolati dalla nevicata precoce dei giorni scorsi, e l’ha trovato il fratello, poco sotto il sentiero che avrebbe potuto percorrere a occhi chiusi, con ferite alla testa, rannicchiato, assiderato, a trecento metri dal rifugio che la sua famiglia gestisce da decenni, che lui non ha mai lasciato, dove è arrivato con i genitori quando aveva appena 6 mesi.

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Il vecchio rifugio Puez

Stando alle ipotesi avanzate da chi ha rinvenuto il cadavere” riporta il quotidiano Alto Adige di oggi, “Oskar Costa sarebbe scivolato, forse addirittura in un laccio delle ghette, procurandosi gravi lesioni alla testa e perdendo quasi subito conoscenza”.

Era salito domenica mattina al rifugio, chiuso da fine settembre, per fare dei lavoretti: una scarpinata di un’ora e mezza da dove aveva lasciato l’auto. Verso mezzogiorno una telefonata alla moglie: “Sto scendendo” poi il silenzio.

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Rifugio Puez

«Oscar era un uomo che impersonava la montagna e il Cai. È stato eletto (presidente della sezione della Val Badia. N.d.f.) nel 1989 succedendo al padre Pire ed è sempre stato riconfermato all’unanimità.» dice con rammarico il segretario della sezione Fortunato Flatscher al quotidiano di oggi .

E il pensiero corre alla sua Alma, con la quale la montagna non è stata molto generosa: 5 anni fa è infatti morto Ivan, il loro figlio di 21 anni, andato a schiantarsi con lo slittino contro una motoslitta, in un posto quasi piano, su una pista larga 60 metri.

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mercoledì 6 ottobre 2010

Forza Tami!

Sono giorni che ci si sta chiedendo cosa succede lassù a Tamara Lunger, che voleva tentare la cima del Cho Oyu il 30 settembre. Poi è successo quel che è successo, 5 sherpa sono stati travolti da una valanga e uno è grave, è morto Walter, diverse spedizioni hanno rinunciato e sono tornate a casa; lei è su da sola, non ha spedizioni e grande organizzazione alle spalle e il suo blog, che finora ha cercato di aggiornare fra una difficoltà e l’altra con la collaborazione di mamma e sorella, tace da giorni. E quaggiù ci si preoccupa.

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La nuova via verso il Campo 2, che Tami e Jakob avevano in mente di aprire (Fonte, Blog di Tamara Lunger)

Ora leggo sul quotidiano Dolomiten che Tami ha partecipato al recupero della salma di Walter e, secondo quanto racconta suo padre al giornale, è stata un’esperienza “molto pesante per lei, ma anche molto importante, perché in questo modo ha potuto elaborare meglio l'accaduto''. Walter, ha raccontato Tamara ai suoi, è precipitato per circa 500 metri, l’hanno trovato già morto e pieno di ferite. Lei e i due compagni di Nones lo hanno portato giù per un lungo tratto prima che li raggiungessero gli sherpa per dar loro una mano a trasportarlo al Campo base.

Così Tamara, aggiunge Hansjörg, ha avuto modo di toccare con mano la natura di queste montagne e sperimentare da vicino che non sono uno scherzo. Ma pare che l’esperienza l’abbia rafforzata invece che abbatterla: in queste ore sta salendo insieme a un americano e a un messicano e l’8 ottobre conta di essere sulla cima.

Questa ragazzina ha un paio di palle così.

Incrociate le dita, premete pollici, alluci, toccate ferro, aglio fravaglio, tutto quel che avete miei 25 lettori, in questo blog scettico e razionale oggi è ammessa ogni forma di scaramanzia e di portafortuna. E tu vai Tami, che siamo in tanti quaggiù a sostenerti! :)

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(Fonte, Blog di Tamara Lunger)

Purtroppo non avremo notizie fresche in tempi brevi: il satellitare di Tamara ce l’hanno ora i due compagni di Nones: serve loro per organizzare il rientro della salma in Italia. Il loro era nello zaino di Walter, non ne è rimasto molto. Dovremo attendere che lei torni a Kathmandu o che trovi al Campo Base qualche anima buona che le dia modo di fare una telefonata.

 

martedì 5 ottobre 2010

Berg heil

   

« Se tu vens cà sù ta' cretis,
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis:
dal miò sanc 'l è stât bagnât.
Par segnâl une crosute
jé scolpide lì tal cret:
fra chês stelis nàs l'arbute,
sot di lôr jo duâr cuièt.
Ciol sù, ciol une stelute:
je 'a ricuarde il néstri ben,
tu 'i darâs 'ne bussadute,
e po' plàtile tal sen.
Quant che a ciase tu sês sole
e di cûr tu preis par me,
il miò spirt atòr ti svole:
jo e la stele sin cun té. »

« Se tu vieni quassù tra le rocce,
laddove mi hanno sepolto,
c'è uno spiazzo pieno di stelle alpine:
dal mio sangue è stato bagnato.
Come segno una piccola croce
è scolpita lì nella roccia:
fra quelle stelle nasce l'erbetta,
e sotto di loro io dormo sereno
Cogli cogli una piccola stella:
ti ricorderà il nostro amore.
Dalle un bacio,
e poi poggiala sul tuo seno.
Quando a casa tu sarai sola
e di cuore pregherai per me
il mio spirito ti aleggerà intorno
io e la stella siamo con te. »

 

Berg heil, Walter; Berg heil, Erwin

domenica 19 settembre 2010

Sfera di cristallo

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La valle dell'Elba a Dresda Fonte: Wikimedia Commons; foto: Martin Röll (Martinroell), Copyleft

La Valle dell'Elba è un tratto di circa 20 chilometri del fiume Elba che scorre nella città tedesca di Dresda e che nel 2004 è stato inserito nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO in quanto il paesaggio, pur presentando le sue rive e scogliere naturali, è parte integrante dell'area urbana della città.

Nel 2006 l'UNESCO ha inserito la valle dell'Elba nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità in pericolo, ventilando anche la possibilità di rimuovere il sito dalla lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità. Questo a causa del progetto di costruzione di un ponte stradale che dovrebbe attraversare il fiume, con un serio impatto sull'integrità del paesaggio.

Il 26 giugno 2009, a seguito della conferma della progettazione del ponte, l'UNESCO ha annunciato di aver rimosso la valle dell'Elba dalla lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità.” (Fonte Wikipedia)

Proviamo a sostituire la parola PONTE con “impianto di risalita” “pista da sci” oppure “resort da 248 stanze” o anche “strada” e Valle dell’Elba con Dolomiti e potremmo aver previsto il futuro.

 

Technorati Tag: ,,

venerdì 17 settembre 2010

Un Grillo ad Antersasc

Alberto Rossi, un nuovo amico che scrive sul blog Dosstrento articoli dei quali spesso condivido anche le virgole, mi segnala, sul blog di Beppe Grillo, un servizio completo, in home page, sulla strada delle polemiche per Antersasc di cui accennavo giorni fa.

Il testo contiene qualche inesattezza, corretto invece quello che dicono nel video Dissinger, Presidente Federazione dei protezionisti altoatesini, e Michil Costa, esponente dei Verdi altoatesini.

Ecco il video:

 

Per la precisione: il TAR ha bloccato momentaneamente la costruzione della strada, se ne riparla in primavera. Si spera che il casino mediatico sollevato faccia tornare a ragionare.

Seconda precisazione: le 1100 marmotte da abbattere di cui si parla sia nel video che nel testo: è un balletto che si ripete da anni ogni anno, ne parlavo già qui: il Kaiser Durni stabilisce che le marmotte sono troppe e che ne devono essere abbattute un numero che varia, di anno in anno, fra 1000 e 2000; WWF, LAV, ambientalisti ricorrono al TAR il quale, di solito ma non sempre, blocca il decreto. Se non lo blocca il TAR si rivolgono al Consiglio di Stato e la maggior parte delle volte le marmotte si salvano la pelliccia. Come quest’anno: il TAR ha detto no.

Nell’articolo di Grillo pare che le 1100 marmotte da abbattere siano legate al progetto Antersasc, ma non è così. E’ uno dei suoi vizi quello di mescolare fatti veri ma che non hanno relazione fra loro per fare un minestrone mediatico di grande impatto emotivo.

Coraggio, Dissinger, coraggio, Costa, fate più casino che potete! Chissà che il baccano non svegli qualche coscienza.

(Alberto, mantengo la promessa, parola! Ma vorrei argomentare, e mi hai beccata proprio in un momentaccio.)

mercoledì 15 settembre 2010

Che domenica bestiale!

La loro:

Apertura di Mediaworld a Bolzano, giovedì 9 settembre: 12.000 persone, 650.000 euro di incasso, ore di coda per entrare. Venerdì, sabato e domenica si è ripetuto il casino.

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(fonte quotidiano Alto Adige, foto Ognibeni)

La mia:

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Königspitze / Gran Zebrù; Monte Zebrù (in tedesco?); Ortler / Ortles; Hintergrathütte / Rifugio Coston

Non farei cambio :D

martedì 14 settembre 2010

Non c’è parola

"Non c’è parola, in nessun linguaggio umano, capace di consolare le cavie che non sanno il perché della loro morte."
Un sopravvissuto di Hiroshima

Citazione posta da Elsa Morante in chiusura del suo (splendido a mio avviso) “La Storia

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La micia Lamicia

Date una scorsa a questo post di Enrica e all’interessante e civile dibattito che l’ha seguito nei commenti.

Poi pensatela come volete, non chiedo altro a nessuno dei miei 25 lettori: solo una scorsa al suo post.

mercoledì 8 settembre 2010

E’ questo che volete?

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Alpe di Siusi, estate 2010

Ieri Paolo (benvenuto, peraltro! :) ) mi ha commentato questo post dell’anno scorso: un atto di accusa e di rimpianto per quanto stanno facendo all’Alpe di Siusi.

Questo il suo commento:

Cantieri all'Alpe di Siusi?
Ci sono ancora, oggi, fine estate 2010!
Pensate che bella sorpresa per chi ha fatto 800 chilometri ed ha speso una bella sommetta, fidandosi dei depliant, dei siti promozionali, delle foto "ufficiali"!
In trenta anni di vacanze in montagna, una fregatura così non mi è mai capitata.
Per le mie vacanze, poco male; ma chi restituirà la pace all'Alpe, e all'Alto Adige la dignità perduta?
Paolo

Paolo è un turista, una delle persone che si cerca di blandire e corteggiare perché venga in Alto Adige a portare lavoro, soldi, benessere. Cercando di vendergli pace, silenzio, montagna, “paesaggi mozzafiato, panorami grandiosi, natura incontaminata”. Persona che non verrà più. E’ questo che volete?

E Paolo non è una vecchia acida rompiballe come me che in Alto Adige già vive.

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Ne ho contati 16 in un’ora di passeggiata. Per 16 volte mi sono spostata sul bordo della strada per non farmi arrotare e ho annusato gas di scarico.

Convincere Paolo che non tutto l’Alto Adige è così, adesso, sarà molto difficile. Nemmeno l’Alpe di Siusi è tutta così, almeno finora!

L’Alpe sa essere anche molto bella, vero Andrea? E anche l’Alto Adige ha fatto più di molte altre regioni per mantenersi decente. Ma i cantieri aperti, gli scempi in atto o in programma, la malintesa valorizzazione del territorio, sta erodendo anche qui paesaggio e cultura. Bisogna stare attenti, molto attenti, attaccarsi alle caviglie degli amministratori pubblici come cagnetti ringhiosi, cercare di salvare il salvabile perché le Dolomiti sono patrimonio dell’umanità non dei soliti quattro furboni che stanno approfittando della nuova (non necessaria) pubblicità data dall’UNESCO per tirarsi su le maniche.

Qualche segnalazione, tanto per tenere desta l’attenzione:
la strada di Antersasc e di seguito: Durnwalder: la strada di Antersasc serve (non si capisce il senso di una strada che distrugge uno dei posti più belli delle Dolomiti per raggiungere una malghetta privata. Diventerà un agritur? Negano, ma a pensar male…)
Carezza, il terzo lago 
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Catinaccio  secondo fronte
Catinaccio, paradiso dello sci
 I Verdi: «A Fundres un nuovo attacco all’ambiente»
Sesto: marcia contro gli impianti (Croda Rossa – Monte Elmo)

Giù le mani dalle Dolomiti o ci faremo male!

mi fermo qui ma non è finita qui.

Terzo lago

Doveva essere invisibile… (il terzo lago di Carezza visto da passo Santner. Foto Federico Z., che ringrazio)

Però, Paolo, l’Alpe è anche questa (nessun ritocco né timbro clone):

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Ed è per questo, porca eva, che mi girano come pale di elicottero: come si può vedere la bellezza e volerla distruggere con furia iconoclasta? Per soldi, soldi, soldi che non bastano mai.

Mi consola il fatto che, quando noi barbari ci saremo estinti, le Dolomiti saranno ancora lì.

lunedì 6 settembre 2010

Un pasticcio bilingue

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Cartelli “bilinguizzati” col pennarello

Io non parlo bene il tedesco, lei, una bella signora meranese, non parla bene l’italiano. La cosa non ci è di nessun impedimento: ce la ciacoliamo allegramente lungo tutto il sentiero, parlando di fiori, di lavoro, di viaggi in giro per il mondo, di cucina, di grappe: lei si diletta a confezionare liquori aromatizzati con le erbe e mi racconta ricette, tempi, gradi alcolici. Ci suggeriamo a vicenda i vocaboli che ci mancano e ce la caviamo brillantemente parlando “gemischt”(*). E funziona così quasi sempre, in Alto Adige / Südtirol.

Tutto bene fino a quando non iniziamo a discutere dei nostri monti, passione comune: non ci capiamo. Come diavolo faccio a capire che il rifugio a lei più caro, la Flaggerschartenhütte, è il rifugio Vallaga? E come faccio ad apprezzare la sua salita al Glockenkaarkofl se me lo devo scrivere per scoprire a casa dopo un controllo che è la Vetta d’Italia?

Nessun conflitto etnico, amiamo entrambe la nostra terra comune, viviamo alla bellezza di 28 chilometri di distanza, ci capiamo su quasi ogni argomento, e non riusciamo a parlare di monti perché abitiamo su due pianeti linguistici diversi.

L’altro dì fermo un malgaro e gli chiedo se sono giusta per la Malga di Corvara e questo mi guarda stranito: Corvara sta dall’altra parte dell’Alto Adige, qui siamo in Passeier! Colpa mia che non riesco a scovare dalla memoria Rabensteiner Alm. Che ci sia qualcosa che non funziona a questo punto mi pare evidente.

E c’è parecchio che non quadra nella guerra che contrappone da più di un anno (da sempre, forse) CAI, Alpenverein, Provincia, SVP, Roma, Procura, quotidiani, APT, uomo della strada sulla questione dei toponimi bilingui e sulla segnaletica dei sentieri, diventati monolingui per un colpo di mano dell'SAV (Südtiroler Alpenverein, omologa tedesca del CAI).

Gli uni sono ancora risentiti, con buona ragione, dalle traduzioni fantasiose e prepotenti di Tolomei che si prese la briga di trovare, e lo stato italiano di imporre, una corrispondenza italiana ad ogni frazione, cima, torrente, prato, bricco di tutta la provincia. E quando non c’era, ovvero molto spesso, ad inventarla di sana pianta.

Gli altri si sentono stranieri in Italia, anche loro forse a buona ragione (non la discuto su questo post perché facciamo mattina), probabilmente aizzati dalla politica locale, e sicuramente in pieno diritto di protestare: i toponimi bilingui, e di conseguenza la segnaletica bilingue, è sancita da una legge costituzionale nata da un accordo internazionale. Soprattutto in considerazione che la nuova segnaletica, monolingue, rifatta a cura dell’SAV, è stata sovvenzionata per gran parte con soldi pubblici. Soldi di madrelingua italiana, tedesca e ladina.

Da qui un profluvio di motivazioni più o meno pretestuose, di atti di forza, di arroganza, di tentativi da parte dell’SAV di forzare la mano e mettere la politica altoatesina davanti alle cose fatte (politica tedesca ben lieta di mandare avanti qualcun altro a fare il lavoro sporco), che la pongono dalla parte del torto anche se le ragioni di fondo possono essere giuste; da parte italiana la solita, fastidiosa, lagna. E il solito, fastidiosissimo, revanchismo nazionalista, di altoatesini italiani e di sedicenti turisti che, senza aver capito una cippa di cosa c'è in gioco, starnazzano che non verranno mai più in ferie in Alto Adige aggiungendo al trito pregiudizio “non mi servono nei bar in quanto italiano” il motivo nuovo di zecca “ci sono i cartelli monolingue”. Chi sprizza indignato risentimento sono i partiti italiani di destra che cavalcano la tigre a fini elettorali (quelli di sinistra non sanno che pesci pigliare e da che parte stare e danno un colpo alla botte e uno al cerchio). Il che fa passare la voglia di prendere le parti della legalità e di sostenere il CAI che si affanna per trovare i toponimi italiani storici da salvare.

Un bel pasticcio. Che riempie le pagine dei quotidiani, gli uni e soprattutto gli altri, quelli italiani, a soffiare sul fuoco di un conflitto etnico che per le strade non ci sarebbe. Pasticcio nato un secolo fa e del quale siamo ancora prigionieri.

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Il suddetto cartello bilinguizzato, indirizzava a questi due splendidi laghi: Kofelraster Seen

Io intanto, da sudtirolese di madrelingua italiana, sto facendo lo sforzo di imparameli i toponimi tedeschi, e dismettere quelli falsi, senza storia, inventati e colonialisti. Perché sono brutti, storicamente fasulli, artefatti. Perché vorrei capirmi con i miei concittadini quando parlo di un territorio sul quale, loro, vivono davvero. Perché se mi perdo possa farmi aiutare da chi il territorio lo conosce. E anche per rispetto.

Per contro pretenderei che il rispetto, del prossimo, delle leggi e delle regole, sia reciproco. Anche sulla toponomastica bilingue, finché un accordo auspicato e condiviso non stabilisca altre regole. E vorrei, con tutto il cuore, che insieme, altoatesini di tutti i gruppi etnici, si continui sulla strada della convivenza nonostante coloro che rimestano nel torbido. Non della convivenza civile e distratta, ma della compartecipazione e della comprensione(**).

 

(*)   gemischtsprachig = mistilingue
(**) cum – prehendere = prendere insieme, contenere in sé, abbracciare con la mente le idee, intendere appieno. (dizionario etimologico on line)

giovedì 2 settembre 2010

Guida alpina per corrispondenza

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Useppe sul Basso. Avrà imparato su un manuale? (foto Roby, spero mi dia la liberatoria ;) )

Leggo oggi sul glorioso news group ISM (it.sport.montagna) questo post:

Salve a tutti.

Vengo subito al quesito e ringrazio anticipatamente chi mi risponderà.
Come responsabile di un gruppo scout devo organizzare nei prossimi giorni un corso di arrampicata per un gruppo di ragazzi dagli 8 ai 15 anni.
Il problema è che io non ne so molto. Un ragazzo che doveva fare da istruttore avendo praticato questo sport estremo qualche volta purtroppo non può più venire ma i ragazzi ormai ci hanno fatto la bocca e non posso deluderli.

Cosa è che devo e che non devo fare assolutamente?
Potete consigliarmi qualche manuale online?

Saluti

Alberto

Montagna assassina questi gran cazzi, mi si scusi il termine. O questo sta trolleggiando, per scatenare una bella flame sul gruppo, oppure si è spiegato male, o è un totale irresponsabile.

martedì 31 agosto 2010

La fine del mondo

il sole cala al Renon. Per quanto ancora? 

Siamo agli sgoccioli, lo dice anche l’Alto Adige di oggi, a pagina 29:

RENON. Domattina - con partenza alle 6.15 - in cabinovia si sale sul Corno del Renon per vedere il sorgere del sole da un osservatorio decisamente privilegiato oltre che insolito.

[…(venghino venghino, colazione, pranzo, musica, panorama bla bla)…]

Tornando alla possibilità di vedere il sorgere del sole, quella di domattina è una delle ultime occasioni per assistere allo spettacolo che è sempre molto affascinante.”

dopo, si arguisce, il sole non sorgerà più. Altro che Maya e dicembre 2012, chissà se vedremo un altro autunno!

Giornalisti!

(Come suggeriva eriadan, che ci ha provato a smettere, nella strip del ritorno: tenere un blog assomiglia a un vizio, prima o poi si ricomincia. Non tutti, magari: qualcuno cazzeggia altrove, qualcuno smette davvero; io in questa vita ho già smesso di fumare, definitivamente.

A presto ;) )

giovedì 10 giugno 2010

Finché ti lasciano la voce

E figlia figlia
non voglio che tu sia felice
ma sempre contro finché ti lasciano la voce
vorranno la foto col sorriso deficiente
diranno “non t’agitare che non serve a niente”
invece tu grida forte
la vita contro la morte
(R. Vecchioni, Figlia. Dall’album Elisir, 1976)

Finché. Ti lasciano. La voce.

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giovedì 27 maggio 2010

Ma che simpatico!

Summit Lhotse 169[1] Summit Lhotse (fonte: sito ufficiale di Tamara)

Premesso che per default non metto la mano sul fuoco su quanto riportano i giornalisti, però, cavolo, il buon Reinhold Messner in questa breve intervista comparsa ieri sull’Alto Adige, appare simpatico come una zitella acida. A proposito della vetta del Lhotse di Tamara Lunger, il nostro inizia benissimo commentando:

A Tamara vanno tutto il mio rispetto e i miei complimenti». 

Però, secondo quanto riporta il giornalista, dopo aggiunge:

«Pochi giorni fa è salito sull’Everest un tredicenne: l’Everest e il Lhotse tecnicamente non presentano grandi difficoltà e con le corde fisse sono quasi come una ferrata. Di alpinistico c’è poco, di esplorativo più nulla». Polemico? «No, la mia è solo la presa d’atto di una situazione».

Eh, mai più nessuno come lui, perché adesso è tutto diverso. Cosa vuoi che sia, in fondo, il Lhotse, quasi una ferrata come tante.

Caro Reinhold, era molto più gradevole se ti fossi fermato alla prima frase, tutto il resto hai avuto modo di dirlo più volte in altre sedi. Quel po’ di acido sulla festa di Tamara potevi proprio risparmiarlo.

(in questo momento Tami è in home page sul sito di Repubblica)

mercoledì 26 maggio 2010

BRAVA Tami!

Il guiness dei primati da riscrivere, per la pagina Lhotse: Tamara Lunger, la nostra Tami, ce l’ha fatta: è la più giovane alpinista arrivata sulla cima.

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Tami (fonte, il blog ufficiale di Tamara)

Dopo un primo tentativo andato male per problema fisici, suoi e dello Sherpa che saliva con lei, ci ha riprovato domenica scorsa: partiti a mezzanotte dal campo 3, alle 10,23 locali erano in vetta.

Salita dalla via normale, per gli ultimi metri ha dovuto usare l’ossigeno per un principio di congelamento ai piedi.

«La cima è molto esposta - ha raccontato Tamara Lunger al sito specializzato montagna.tv - e l’ultimo tratto roccioso è molto pericoloso. Non ci si può permettere di fare errori. Ma il tempo è stato bellissimo. Sono felice di aver fatto il mio primo ottomila, ho imparato molto da questa esperienza*».

* fonte Quotidiano Alto Adige di oggi. Domani, quando sarà accessibile gratuitamente, linkerò l’articolo intero, più corposo delle note di montagna.tv

Link all’articolo del quotidiano Alto Adige

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domenica 23 maggio 2010

Mai più senza!

Cazzeggio libero su questo blog, da un po’ di tempo. Ma sempre In Topic, eh. Per chi non riesce a rinunciare ai crozi nemmeno in città, per poter rispondere “son stato su per i monti” senza mentire anche dopo un fine settimana di telecomando:mountain-couch3[1]

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Divano e poltrona modello Montanara di Gaetano Pesce. (fonte: freshome)

Mai più senza!

venerdì 14 maggio 2010

Problemi? basta dirlo!

“Scusi, è suo un gatto a macchie bianche rosse e nere?”

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Intende questo gatto? “Si, ecco, proprio questo gatto. Mi mangia i miei pesci.” Le cosa? I suoi pesci? che pesci? “Sa, nel giardino ho scavato un laghetto e ci ho seminato alcuni pesci.”

Ecco da dove arrivavano i poveri resti squamosi trovati più volte sullo zerbino: dal laghetto del Vicino! Faccio la finta tonta: davvero? il mio gatto, è sicuro?

“Non so se è suo, comunque proprio quel gatto lì. Ha una fissazione per i miei pesci, la mattina alle 7 quando apro le finestre è già lì che pesca; e anche quest’inverno, se ne stava ore sul ghiaccio a osservarli in trasparenza”

Mi pare di vederla, che cerca di catturare i pesci che le si muovono sotto le zampe, cercando di studiare il metodo migliore per acciuffarli. Immagino la scena e trattengo a stento le risate.

Ma li prende, i suoi pesci? “Come no! a inizio primavera ce n’erano 8, adesso ne è rimasto uno!”

Non ne avevo ancora trovati, tranci di pesce rosso sulle scale, quest’anno: ha ricominciato a mia insaputa, la bastarda!

Mi spiace molto, signor Vicino, davvero! Non so come rimediare, le posso pagare i danni se mi permette. “Ma no, che danni! Lo so che i gatti sono fatti così, mi spiace solo per i miei pesci povere bestie. C’è poco da fare, lo so, ma volevo dirglielo.” 

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Nonostante mi scappi da ridere, ho un moto di empatia verso il mio vicino, che non vuole risarcimenti, non pretende niente, vuole solo farmi parte della morte dei SUOI pesci. Per colpa del MIO gatto. Ma, davvero, non so cosa farci. La mandi via, la spaventi, la prenda a scopate, la innaffi con l’irrigatore ogni volta che la vede, i gatti odiano essere bagnati; altre idee non me ne vengono. Lei ha qualche suggerimento da darmi?

Davvero, che possiamo farci? Se ne discuteva la sera a cena, fra il serio e il faceto, la colpevole beatamente stesa poco lontano con le orecchie ben tese, come sempre quando si parla di lei. Gli pago l’installazione di una retina sopra al laghetto, gli compro un pescecane, una cupola di cristallo, cazzarola, che diavolo si può fare per salvare il suo ultimo pesce? E tu, gattaccia, hai bisogno di mangiare i pesci del prossimo? Vai a pescare al parco invece che dal signor Vicino se proprio non puoi farne a meno! E adesso come facciamo per quel pesce? Lei, seccata dal mio tono, si alza, si stiracchia, infila la gattaiola e se ne va.

Mezz’ora dopo bussa il mio coinquilino: mi porta delle carte, scambiamo quattro parole, e poi mi fa: “ah, quasi mi scordavo, dovesse interessarti c’è un pesce morto sul tuo stuoino”

“Tante storie per uno stupido pesce!?! Ecco fatto. Adesso posso tornare a dormire?”

venerdì 7 maggio 2010

Liberiamo l’Altopiano delle Pale

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Altopiano delle Pale di San Martino

Il Saltamartin di San Martino di Castrozza mi ricorda un cosuccia che io colpevolmente non ho ancora segnalato; ma non sto a contarvela lunga, se ne parla ovunque: leggete la storia sul sito del saltamartin, che ha raccolto diverse voci in proposito.

Poi, se volete, leggete l’indignazione dell’editore/montanaro Luca Visentini sul sito “iBorderline*” e spedite qui (in mail) un autografo da aggiungere alla raccolta di firme se volete indignarvi con lui:

747 firme per ora.
Forza, dobbiamo arrivare a 1000!

* iBorderline è la nuova pelle del noto sito, rivista, blog Intraisass

10/05/10

Stef/San Tommaso nei commenti mi chiede (giustamente) le fonti. Eccone alcune:

Il Gazzettino; articolo a firma Dario Fontanive del 14 aprile u.s.
qui una foto del progettato manufatto

DI seguito le reazioni:
Il Corriere delle Alpi:
Bivacco, il Cai boccia il progetto 22 aprile 2010
Firme contro il bivacco 23 aprile 2010
Bivacco, aut-aut del sindaco 24 aprile 2010 
Il Trentino:
Un bivacco sulle Pale, il Cai insorge 25 aprile 2010

giovedì 6 maggio 2010

Stasera brindo

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La Marmolada scendendo dalla Forcella Pordoi

Dal quotidiano Alto Adige di ieri:

”Condannato per i lavori in Marmolada

Alto Adige — 05 maggio 2010   pagina 15   sezione: CRONACA

  BOLZANO. La Cassazione ha confermato la condanna per lavori non autorizzati sul ghiacciaio della Marmolada. La notizia della sentenza, emessa il 22 aprile, è stata diffusa ieri dall’associazione ambientalista Mountain Wilderness Italia. Gli imputati erano ricorsi al terzo grado di giudizio, perchè condannati in appello a Trento il 24 giugno 2009, dopo la prima condanna dal Tribunale di Trento (sezione distaccata di Cavalese) il 4 febbraio 2008, con sentenza depositata l’11 marzo dello stesso anno.

Si tratta del bolzanino Mario Vascellari, presidente della società Funivie Tofane-Marmolada spa e Luciano Soraru, caposervizio degli impianti sciistici della Marmolada, imputati perchè «in concorso tra loro realizzavano, senza autorizzazione, la pista di cantiere nel ghiacciaio della Marmolada che porta a Punta Rocca, area di interesse pubblico e area Sic (Sito d’interesse comunitario) alterando la bellezza naturale del ghiacciaio». 

«La sentenza della Cassazione - sostiene Mwn - costruisce un nuovo percorso nella tutela dell’ambiente in quanto innova la lettura qualitativa del paesaggio. Altro passaggio fondamentale, che non solo consolida, ma anche costruisce nuova giurisdizione, sta nell’accettazione dell’associazione Mountain Wilderness come parte civile, con un risarcimento danni confermato in 25.000 euro».  La stessa associazione ha avuto il diritto di costituirsi parte civile a nome della Provincia autonoma di Trento, a cui così è stato riconfermato il risarcimento di 50.000 euro di danni. In sostanza la Cassazione ha reso definitiva la condanna a sei mesi di reclusione inflitta dalla Corte d’appello di Trento per lo sfregio in Marmolada. L’intera condanna risulta condonata. «Si tratta di una importante vittoria giudiziaria e politica» - commentò Mountain Wilderness. «Con questa sentenza, per la prima volta in Italia, vengono sanzionati precisi reati paesaggistici e specialmente viene riconosciuto ad una associazione ambientalista il diritto al risarcimento morale.”

N.B.: dell’articolista anche i refusi ;)

Ne avevo già parlato qui: distruzione e deturpamento di bellezze naturali? 2000 euro e amici come prima
E qui: Distruzione ideale
E qui: Marmolada ferita

Si, sono come un cane mastino e ho buona memoria per certe cose.

E’ di questi giorni a Bolzano una raccolta di firme promossa dal signor Vascellari contro l’ampliamento della clinica Bonvicini alle pendici del Guncina. A prescindere dal si o no all’ampliamento, del quale si sta ancora questionando in città e sul quale non voglio discutere qui (una controraccolta ha collezionato più di 3.000 firme a favore dell’ampliamento contro le 171 contrarie), faccio notare che Vascellari, che si dichiara “ambientalista, non ideologico*”, si muove preoccupato per lo scempio ambientale e per la salvaguardia della montagna e del quartiere. E della sua villa poco distante of course.

marmolada4-vi[1]L’ambientalismo del Vascellari lo si può arguire dalla vicenda di cui sopra e da quella del discusso progettato resort di Malga Ciapela, di cui ho parlato qui (mi cito): “100 appartamenti, 54 casette per 248 stanze, centro wellness, centro congressi, shopping centre e quant'altro per circa novantamila metri cubi. […] Tonnellate di cemento avulse dal territorio, dove nulla avrà a che vedere con la cultura delle Dolomiti; un villaggio che proporrà atmosfere, menu, divertimenti e personale intercambiabile con un qualsiasi altro "non luogo" del turismo asettico, come li chiama Franco de Battaglia nel suo accorato articolo sul quotidiano Alto Adige di oggi (gennaio 2009. N.d.f.).

Un Sharm el Sheick in Marmolada, difficile da riempire e quindi sempre in saldo, con la clientela sempre meno scelta e sempre meno attenta.”

Non è il primo e non sarà l’ultimo che cambia fronte e definizioni a seconda del proprio interesse, ma più che ambientalismo non ideologico lo definirei ambientalismo opportunista. Cato pro domo sua, in sostanza. Sarebbe però più limpido non vestirsi delle piume del pavone.

* quotidiano Alto Adige del 25 marzo 2010, pagina 21 

link:
gennaio 2009
JENNER MELETTI su Repubblica on line:
La battaglia della Marmolada

Franco de Battaglia, Alto Adige
Così si distrugge l’anima della montagna

mercoledì 5 maggio 2010

Fame d’erba

Che il TrentoFilmFestival sia in pieno svolgimento non c’è bisogno che ve lo dica io, immagino.

Vorrei segnalare un paio di film, di quelli che sicuramente non vincono la Genziana d’oro, che però secondo me meritano un’oretta del nostro tempo. Il primo è “Fame d’erba”.

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Un fotogramma dal trailer rubato dal sito del FilmFestival

Questa la scheda del film:

 “I pastori transumanti sono allevatori di ovini che ricorrono, ancora oggi, alla mobilità come sistema di sostentamento e produzione. La loro transumanza, protratta per tre stagioni e condotta ancora per intero a piedi, è una peculiarità del Triveneto che non ha eguali in Italia. I transumanti sfruttano esclusivamente le risorse naturali e marginali reperibili sul territorio, senza che gli animali ricevano integrazione alimentare. Molti pastori sono giovani, hanno il piglio degli imprenditori, si destreggiano nel traffico o alla guida di grossi pick-up, eppure continuano a praticare un mestiere antichissimo, seguendo spesso la tradizione di famiglia. Questo filmato vuole regalare uno spaccato su un mestiere che molti considerano scomparso, sullo stile di vita e sui saperi dei suoi protagonisti.”

Divieti di transito, molti obblighi, pochi diritti, come se la società arricchita li avesse in gran fastidio.

Regia di Valentina De Marchi - Proiezione l’08/05/2010 15:30 - Cinema Modena 1. – Durata 33 minuti

A parte l’opinabile “peculiarità del Triveneto che non ha eguali in Italia”, cercherò di esserci.
Qui il trailer, la scheda del film, la biografia della regista, la trama.

Subito a seguito: “Genius loci – Lo spirito del luogo in Alto Adige”. 

imageFotogramma dal trailer

Ogni luogo che nella storia sia stato abitato dall'uomo ha una sua particolare energia. Quest'aura è il capolavoro dell'infaticabile spirito del luogo, creatore di mentalità, credenze, memorie, leggende, l’atmosfera che lo rende unico e speciale. L'aura che proviene dal passato è il paesaggio e il mondo interiore di una comunità. E’ ciò che alcuni ancora sentono vivo, ma che talvolta faticano a riconoscere nel rapido cambiamento che caratterizza la vita in questo periodo storico. Identificare lo spirito di un luogo, o di una destinazione, non è semplice. Prevede un percorso culturale sia da parte del viaggiatore sia da parte dei residenti, un’indagine che miri a comprendere i segni, manifesti e nascosti, delle culture locali, le loro peculiarità, il loro intreccio, le loro problematiche.”

Soggetto e regia di Duccio Canestrini, antropologo, viaggiatore, studioso dell’homo turisticus, scrittore, spatuzzo… insomma un tizio sufficientemente svitato da concedergli i 28 minuti della durata del film. Poi tanto son già lì e fuori probabilmente starà piovendo, quindi why not?

Domani 6 maggio invece, alle 17,30, Alpini.

imageFotogramma dal trailer

Il film ripercorre la tormentata storia del secolo scorso nel Nord Italia dal punto di vista di uno dei maggiori scrittori italiani, Mario Rigoni Stern. In questa sua ultima testimonianza, lo scrittore ci accompagna nella scoperta dell'immaginario dei "montanari" dell'Altipiano di Asiago. Gli Alpini di cui parla non sono solo gli alpinisti, ma anche i militari delle truppe italiane alpine in cui Rigoni Stern ha prestato servizio, diventando uno dei simboli, in Italia, delle dure prove vissute tra il 1937 e il 1945. Il film inizia seguendo la scia di alcuni giovani studenti di un liceo francese che partono in gita per andare a incontrare lo scrittore sull'altopiano di Asiago. Un viaggio di scoperta che si trasformerà in un viaggio nel tempo.”
Regia di Jean Francois Neplaz – proiezione il 06/05/2010 17:30 - Cinema Modena 1 – Durata 60 minuti.

E in questo caso non credo di dover spiegare perché ci terrei a vederlo.

Salvo inconvenienti domani cerco di fare, prima, un salto al tendone di Montagna libri.

Ho comprato 3 mensole nuove la settimana scorsa quindi, non dovessi tornare, sapete dove cercarmi ;)

martedì 4 maggio 2010

Piselli di Mendel e immortalità dell’acqua*

(Equipaje, la prima parte della storia la sai già ;)

Ho avuto per diversi anni una peonia arborea, color rosa pieno, splendida per 5 giorni all'anno.

peonia arborea

IMG_3900 Quando era in piena fioritura di solito pioveva (ci dev'essere un rapporto causa/effetto che mi sfugge), e quindi i fiori si rovinavano in un batter d'occhio; appena sfiorita e per il resto dell'anno pareva una scopa: un ciuffo di foglie in cima e il resto pelatissimo.

peonia arborea

Il mio babbo ne era molto orgoglioso, al punto da mettere ai fiori il cappuccio di nylon per ripararli dalla pioggia (sempre), uscendo sotto l'acqua come fosse una questione di importanza nazionale; se la pianta fosse più bella con 12 fiori fradici o con 12 sacchetti del supermercato, è questione in famiglia ancora dibattuta.

Pur in luogo non adatto a una arborea, troppo ombroso, è vissuta più a lungo di lui; ma quando è mancata anche la mamma, si è arresa. Secca, stecchita, amen.

Però quel bastoncino verde e striminzito lì, che occhieggia sotto la rosa, non pare una peonia arborea? Che prima di morire abbia figliato? Non è facile per le arboree. Mah, vedremo, se son peonie, fioriranno!

E l’anno scorso è fiorita. Uno solo ma enorme. Bianco.

Diavolo, nata da seme, li ho visti (e anche raccolti, qualcuno volesse provare **). Autofecondato probabilmente. E com’è che è bianca? Mendel e i suoi piselli che ne dicono? Mah, sarà rosa pallido… poi sai, forse la gran pioggia ha dilavato il colore.

E quest’anno è rifiorita. 2 fiori, enormi. Rosa pallido un tubo, bianchi che più bianchi non si può.

Almeno, a me sembran bianchi, e a voi?

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Bianca, vero? Non posso uscire a controllare, perché piove. A catinelle.

Egregio signor Mendel, lei e i suoi piselli, che ne dite? Il colore è andato per i fatti suoi, ma il gene della pioggia, quello è passato in pieno alla generazione successiva. Ho avuto grazia di vederla fiorita nel pieno del suo splendore per la bellezza di giorni 1, dopo di che il diluvio.

Quasi quasi esco a metterle in testa un paio di sacchetti della Despar, che vi pare?

*  citazione da:copj13[1] ** Equipaje, teressa?