"Helfen Sie mir, bitte? Mi dà una mano, per favore?" Stava ravanando affannosamente per coprire lo zaino con la mantellina che svolazzava ovunque strattonata dal vento. A mezzo chilometro da noi si stava esibendo un temporalazzo con i fiocchi, con tanto di tuoni e scenografiche saette, quando te ne stai dietro i vetri di casa a guardare. Quando sei lì come un pirla a fare da parafulmine in mezzo ai crozzi sono un po' meno scenografiche, speri solo che non si avvicinino, che il temporale resti lì a fare la sua sceneggiata e che le gocce che ti stanno cadendo in testa siano solo la coda della burrasca che si sta allontanando e non il prologo di quella che ti sta per piombare addosso.
Gamba fasol che il rifugio è ancora lontano, passi lunghi e ben distesi. Ogni tanto uno sguardo alle spalle, lui si allontana sempre di più, cammina lentamente sotto la sua mantellina. Molto lentamente, sarà tutto a posto? Giro un costone e sparisce dalla vista.
Per fortuna il temporale si sposta e spunta il sole, si rallenta il passo e ci si ferma a cazzeggiare vicino al sentiero: si tolgono i vari strati della cipolla, si mette la giacca a vento ad asciugare, qualche foto, sole, il rifugio che occhieggia più vicino, andata anche questa volta senza prenderla tutta sulla zucca.
Ed ecco che spunta lui, ancora mantellato, che passetto dopo passetto faticosamente ci raggiunge e ci supera. Lo guardo meglio: dalla mantella spuntano le stampelle! Ha camminato dietro di noi col temporale che incombeva avanzando sulle stampelle.
Lo trovo nel corridoio del rifugio, gli batto un cinque senza aggiungere altro. Sorride contento. Prende la sua birra, si siede a un tavolo con la cartina spiegata davanti e cerca con gli occhi le cime, poi chiude gli occhi e si gode un po' il sole che sta facendo a botte col prossimo temporale in arrivo. Poi si alza, rimette lo zaino, e inizia, con molta fatica, a scendere.
Lo so, ci sono persone disabili che fanno imprese negate alla maggioranza degli abili, e arrivare fino alla Latzfonserkreutz Hütte non è un'impresa da entrare nella storia. Ci sono persone come Pistorius, che chiede di partecipare alle Olimpiadi, o come il trentino Gianfranco Corradini, che, senza una gamba, è salito sul Bianco, su diverse cime del gruppo del Monte Rosa, su tutte le cime del Gruppo del Cevedale, su ogni crozzo attorno a casa sua e, nel 2007, sull'Alpamayo nelle Ande peruviane. L'ho incontrato, il Corradini, in bicicletta: una locomotiva. Quando mi ha superata, in salita su una sterrataccia malefica, l'ho intravisto passare e ne ho respirato il polverone :D
Li ammiro, questi grandi atleti dotati di una riserva di forza e di volontà enorme, ma sono appunto grandi atleti, gente molto fuori dal comune. E' gente che fa risultati, che fa record, che ha i personal trainer, sponsor, gente che paragono ai grandi alpinisti che han fatto la storia.
Ma ammiro altrettanto, con un'aggiunta di tenerezza, questo signore non più giovanissimo, un po' sovrappeso, con una vecchia mantella sotto la quale deve aver sudato sette camicie e dalla quale, lo so, la pioggia cola inesorabilmente negli scarponi, con un paio di vecchi calzini poco trendy e lo sguardo sereno.