Taviela, Vioz, e in mezzo la valle della Mite (la foto è quel che è, abbiate pietà)
Fine settimana in montagna per il governatore del Trentino Lorenzo Dellai: un paio di nastri da tagliare, due battesimi importanti, due nuovi impianti di risalita da inaugurare. Due contestatissimi impianti di risalita, per esser precisi, entrambi in un parco naturale, entrambi lungamente osteggiati e non solo dagli ambientalisti.
Il primo impianto nel selvaggio parco naturale Adamello Brenta, simbolo della wilderness nostrana, così wilderness da ospitare gli orsi del progetto Life Ursus. Che avranno un’altra cabinovia ad arredare il loro ambiente, un altro paio di piste sulle quali scorrazzare allegramente insieme ai cuccioli, in attesa del completamento del collegamento Pinzolo-Campiglio, in aggiunta a quelle già esistenti, alle strade, alberghi, pensioni, seggiovie nel loro incontaminato ambiente.
La seconda inaugurazione, la funivia in valle della Mite, in val di Pejo, nel cuore del parco nazionale (ex nazionale a voler essere precisi) dello Stelvio. In 6 minuti questo meraviglioso impianto porterà 100 persone a 3000 metri, al cospetto del Vioz e sotto le pendici del Taviela.
Qui oppure qui il resoconto della giornata, dalla penna di qualcuno più qualificato di me.
Questa volta non faccio la geremiade ambientalista, mi limito a qualche considerazione da guastafeste: la funivia porta in quota 100 persone alla volta. Che si getteranno tutte insieme giù per gli 8 chilometri di pista. 8 chilometri sono tanti, ma la pista inizia in un collo di bottiglia che conosco bene, la valle della Mite appunto. Me li vedo bene tutti incastrati nel budello iniziale. Anche se sono molti meno di 100. Ma la funivia va e viene in continuazione, penso che saranno di più di 100 insieme in pista.
L’impianto è costato 18 milioni di euro, gran parte finanziati con soldi pubblici. Si ripagherà? Dubito molto. Pagherà almeno i costi di gestione? Dubito anche quello: le società gestrici sono quasi tutte in serie difficoltò economiche, se non tirasse fuori la grana la provincia con varie scappatoie (per l’unione europea non potrebbe farlo) sarebbero tutti a rischio fallimento.
Peraltro, leggo qui, il Presidente della Pejo Funivie Spa Marco Dell’Eva avrebbe detto: “la nuova funivia […], è il primo tassello dell’importante progetto Pejo 3000, che prevede l’ampliamento complessivo di tutta l’area sciabile da realizzarsi in vista degli inverni prossimi, avendo sempre come obiettivo prioritario la qualità dei servizi offerti e la perfetta integrazione nell’ambiente.” Continuando a prescindere dall’ambiente e dalla perfetta integrazione, con che soldi, pliz?
Da questa mappa si capisce bene in che pericoloso budello sia la pista (fonte: skionline.pl)
La prima parte della discesa è stata costruita esattamente nello stesso colatoio dove 25 anni fa (30 gennaio 1986) una valanga si è portata via pista e impianto di risalita. Ora l’impianto non è più a rischio, ma la pista? Siamo proprio sicuri che il Taviela non si incazzi di nuovo e non scarichi un’altra megavalanga su una pista zeppa di sciatori? Dove è caduta una volta ci sono buone probabilità che cada di nuovo.
Tranquilli, le staccheranno prima che cadano spontaneamente, con elicotteri e cannoncini. Però, inaugurata sabato, mi dicono che domenica la pista era già chiusa. Per cosa? pericolo valanghe. Ma guarda. Spiritosi!