Bocconi Andrea; Visentin Claudio
In viaggio con l'asino
(collana Prosa contemporanea)
anno:2009,
pagine: 173,
qualche illustrazione; brossura;
€ 13 (26 mila vecchie lirette, circa)
ISBN: 978-88-6088-823-5
Esile, esilissimo libretto per pagine e per contenuti, nel quale, al contrario di quel che ci si attende, non succede nulla, non si racconta quasi nulla, non si incontra quasi nessuno e di quei pochi si parla pochissimo. E di quel pochissimo si scrive senza brio, senza umorismo, senza profondità.
Anche un facile trekkino di 5 giorni (di cui solo 3 pieni) può essere un'avventura, o raccontato come lo fosse, o essere ironico e divertente, o almeno utilissimo per ripercorrerne il cammino. Nulla di tutto ciò: l'autoironia è sciapa e l'autore riesce a rendere noiosi anche 2 simpatici asinelli. Da bravo professore ogni tanto inserisce la citazione dotta o il riferimento colto, accenna a un pensiero profondo, se si può scrivere in modo superficialmente profondo.
Le proposizioni secondarie devono causargli qualche problema intestinale, subordinate e coordinate provocargli eruzioni cutanee, infatti cerca, per quanto gli riesce, di evitarne l'uso spezzettando la prosa con innumerevoli punti fermi, superando raramente le tre righe: modo di scrivere che mi sta cordialmente sui maroni.
La seconda parte del libro, di Claudio Visentin, consta di una ventina di pagine di asinologia, abbastanza interessanti, e di una decina di pagine di consigli su come gestire un asino durante un trekking: gradevoli ma non sufficienti per cavarsela col ciuco né stilisticamente imperdibili, poco che non si possa trovare gratis in rete.
In appendice, ancora di Visentin, che secondo me è il più leggibile dei due autori, forse perché non cerca di fare letteratura ma racconta in modo piano (usando anche le secondarie) cose che conosce, la storia del viaggio di Stevenson nelle Cévennes insieme all'asinella Modestine.
Insomma, un libretto da treno per un viaggio non molto lungo, ampiamente prescindibile, soprattutto se lo spazio in biblioteca ormai è pochissimo. E poi, diavolo, 26 mila lire (che fa molto più effetto di 13 euro)!