martedì 25 novembre 2008

La monaca, il frate, il culo e le ortiche

Mamma da ragazza si svegliava la mattina con l'acqua del bicchiere gelata sul comodino e il ghiaccio sulle finestre. Non si scaldava che nelle stanze comuni, la legna era preziosa, le camere da letto erano gelide. Mezz'ora prima della nanna si infilava nel letto la monega, poi ci si preparava in cucina vicino alla stufa, e, tolta la monega, via sotto il piumino come missili.

La mónega. Per cortesia di Nonna Ivana che ringrazio

Il telaio ricurvo teneva le lenzuola sollevate dal cuore della monega, lo scaldino ricolmo di braci, impedendo al letto di prender fuoco. Io in montagna ho usato la versione tecnologica dell'aggeggio: una resistenza elettrica incandescente faceva la funzione delle braci.

Vedo sul blog di Nonna Ivana che in Emilia si chiama frate, la suora è lo scaldino: sempre in convento siamo, chissà perché.

Un po' di tepore la monega lo dava, ma era un tepore illusorio: il culo era rovente, piedi, mani, spalle ghiacciate. Ci si acciambellava nella cuccia calda lasciata dalla monega, fuori dalla cuccia le lenzuola erano sgradevoli e diacce, allungare le gambe un atto di coraggio, ci voleva lo stesso un bel po' di tempo per entrare in temperatura.

Da qui il modo di dire: "cercarse el fret per el let" quando ci si impiccia in complicazioni inutili, parente stretto del "fregar el cul nele ortighe", note situazioni che vengono subito prima di "metter el cul nelle peàde".

17 commenti:

  1. Carissima Francesca,
    davvero hai richiamato un oggetto di stagione...anche se stagionato parecchio!!!
    Stamattina se ne parlava con le mie amiche, (veleggiamo sulla oltre settantina!), e ricordavamo anddoti curiosi, e barzellette!!
    Le scolaresche che visitavano la fattoria di mia sorella rimanevano estasiate di fronte a questa oggettistica obsoleta:
    "Maestra che si faceva con questa strana slitta???", riferito al telaio che vediamo nella foto!

    Va be', ciao Francesca...ottima raccolta di articoli interessanti e validi...complimenti!!!

    nonna ivana

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  2. Buondì

    che io sappia qui in Longobardia monache e preti stavano a letto insieme. Non nel senso che pensate voi maliziosi: il trabiccolo a ponte era il prete, il braciere la monaca.

    (Saggezza popolare, santa subito!)

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  3. Si, equipaje, come da Ivana. Da me ho sempre sentito chiamare monega tutto l'ambaradan, so mica se è una... boh? sineddoche? la parte per il tutto, potrebbe starci.

    Ivana, sei la dimostrazione vivente del fatto che la tecnologia non e' riservata solo ai ragazzini. Intelligenza e curiosita' sono virtu' di ogni eta'.

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  4. Francesca prolifica ed in stato di grazia! Una serie di post strepitosi uno dopo l'altro, ti invidio la sapienza dello scrivere e l'arte affabulatoria che hai rubato o meglio che hai ereditato dal Pelele.
    Monache e preti, anche la bassa Romagna segue la nomenclatura longobarda prete il telaio, monaca lo scaldino. Ricordi le molto meno pittoresche bottiglie di vetro?
    Scaldavano due volte: prima nello svuotarle dal contenuto alcolico e poi infilandole nel letto riempite d'acqua bollente.

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  5. che poi, equipaje, spero si che frati e monache si scaldassero a letto insieme, sai che freddo dev'essere stato in quei conventi? brrrrrrr!

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  6. vera, me le ero scordate le bottiglie! grazie :)

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  7. Sul tema si nota in effetti un'altrimenti rara sintonia nazionale, chissà se anche al Sud..?

    (e perdono per prima, oggi sto dormendo in piedi)

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  8. perdono per cosa, equipaje? forse sono io che dormo in piedi, ma mi sfugge il motivo :D

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  9. noi lo chiamavamo prete!:) sempre roba di chiesa era..

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  10. Anche qua in piemontardia un ordigno del genere si chiama(va) prete... Il che denota l'estensione del costume di certe frange ecclesiastiche ad infilarsi nell'intimo più intimo del popolino, + o - colto.

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  11. (dormire in piedi = non leggere con attenzione i commenti già fatti = tendere a sprecare inutilmente banda anziché sintetizzare con un sobrio "sono d'accordo con la/il compagna/o che mi ha preceduto"). (Tutto qui! Questo sempre a proposito di spreco di banda eh :)

    (ah, poi [massì, già che son qui]: letto proprio ieri l'altro -in commenti a post di mirumir- analoga diatriba monaca/prete su analogo oggetto. Convintami che in nordest tutto proprio di monaca si parlava, non c'è sineddoche che tenga)

    :) *

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  12. uh anche mirumir parla di moneghe? e che e', un'epidemia? :D

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  13. gianpaolo, vorresti insinuare che sono sempre stati, in tutt'italia, dei grandi impiccioni? ma ti come ti permetti! ;)

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  14. Dalla romagna anticlericale un'ipotesi sull'origine dei due termini: la suora si infila sotto le sottane del prete. Per scaldarsi?

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  15. il "preivi" anche in piemonte per l'aggeggio in legno... ma la braci, che io sappia, stavano nello "scaudur". devo chiedere integrazioni alla mamma...

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  16. se io sono abbastanza al sud (oggi basso Lazio, una volta Regno di Napoli) testimonio che a casa mia c'è ancora il prete (catafalco di legno con scaldino di coccio, che ricordo in uso).

    Si narra pure una storiella: "porta il prete in camera della tal dei tali", e la domestica invece di portare l'aggeggio, "portò" il padre passionista in visita al paese, facendolo alzare dal letto in cui già dormiva e conducendolo in camera della tal dei tali.

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