Scena: 10 giorni prima di Pasqua, noto garden center, Bolzano (non Manhattan, Bolzano)*. Gabbia contenente una decina di quelli che fino a una settimana fa erano batuffoli gialli pigolanti, ora ormai adolescenti.
Non se ne può più di pulcini e coniglietti e ovetti e tortorelle e primuline ma tant'è.
Pulcino da grande
Attori: giovane signora sui 35, giovane signore di età adeguata.
- Caro, vieni, guarda che strani animali!
lui, distratto:
- Ma dove li vedi gli strani animali?
- Qui in questa gabbia, vieni a vedere!
- Che animali sono?
- Ma, non so, uccelli...
- Saran pulcini, che vuoi che siano vista la stagione e il luogo
- Ma no, non sono pulcini! Non sono gialli, guarda che zampe hanno, quello e' addirittura quasi nero, guarda che becco, sembra un rapace! Non possono essere pulcini!
- Cara, SONO pulcini! Pulcini un po' cresciuti, quasi pollastrelli, ma pulcini.
- Ma no, non è possibile, ti sbagli! I pulcini sono carini, soffici, giallini, teneri... Questi sono brutti! Guarda quello, sta prendendo a beccate quell'altro! Guarda che zampone, che beccacci!
- Cara, hai presente le galline, i galli? Teneri soffici e dolci? No eh? E prima di essere galli, cos'erano? Pollastri, ovvero pulcini cresciuti. Questi.
La signora ignorava lo stadio pollastro. Non aveva collegato pulcino=gallina in fieri se non in teoria. Chissà se ha collegato agnellino=montone, caprettino nero saltellante = futuro becco puzzolente o se avrebbe fatto come "la stupidissima Miss Ethel Holloway".
Come stracavolo si fa a vivere scollegati dalla realtà, dalla vita, in questo modo?
Chissà se si rende conto che il latte viene munto dalle mammelle delle vacche e non viene fabbricato, che per dare latte le vacche devono aver fatto il vitello, che il suddetto dolce vitellino potrebbe essere la sua scaloppina al limone del pranzo di domani.
L'ho lasciata lì a bocca aperta, incredula, a riconsiderare i fatti della vita.
* a Bolzano, bastano 15 minuti a piedi da quasi ovunque per trovare un maso in piena regola, dotato di pollame nei vari stadi, dall'uovo alla gallina fatta e finita. Le opportunità non mancano, bisogna proprio non volerle vedere le cose. 15 minuti di distanza fisica, ma generazioni di distanza culturale.