Transumanza, autentica, in val di Fiemme (TN)
Nel mio post di Notiziole varie, Marzia chiosa, a proposito delle Desmontegade diventate un evento, con un commento che merita di avere un po' di visibilità e che mi ha fatta pensare:
"comunque, secondo me i pastori che partecipano a queste iniziative non lo vivono più con lo spirito di una volta.
...la gente un tempo ti salutava, ti offriva il bicchiere di vino, adesso ti cattura con la telecamera ed il cellulare..."
La prima casa che i malgari incontravano scendendo con le vacche dalla malga a mont, era la nostra. Li si sentiva arrivare un po' prima che spuntassero le prime bestie dalla curva del sentiero: i campanacci, il cane, le voci dei pastori.
Allora uscivano gli zii con la bottiglia del vino, ci si sedeva sugli scalini di casa a scambiare quattro ciacole sulla stagione, sulla manza del Peo che la s'é scavizada en coren, la grisa del Bepi che l'ha fat doi vedéi, della Maria che la s'é maritada con un furest, del Stefano dei Borele che l'ha vist l'ors, ma dal bon, l'era stremì e blanc come en linzöl!.*
Un paio di biceròti, di previsioni sull'inverno incombente, sul raccolto delle patate, e la desmontegada era bella che finita.
Si, la capomandria aveva il campanaccio delle feste e qualche ramo di abete sui corni, c'era un po' di movimento dei vari allevatori che venivano a riprendersi le bestie, qualche altro biceròt che girava, fine.
Un poco più avanti nella stagione, nel giorno in cui l'estate finisce, si teneva, e si tiene tuttora, un evento importante per gli allevatori e i malgari della valle, la "fera de san Matté", la fiera di San Matteo, mostra mercato del bestiame a Malé, una delle più antiche in assoluto: se ne trovano tracce scritte fino dal 1270. Lì c'erano anche le bancarelle, le giostre, lo zucchero filato, il palco della banda e lo spiazzo per la balera dove gli allevatori tiravano tardi, giocavano alla morra, e tornavano a casa rigorosamente alticci, almeno una volta all'anno.
Niente a che vedere con le desmontegade riscoperte come evento spettacolo negli ultimi anni. Intorno alla tradizione si è creata la messa in scena della tradizione, pastori e allevatori diventano figuranti di sé stessi, quello che era addobbo per una festa spontanea rischia di diventare un cappellino kitch.
Attorno alla desmontegada si organizzano infiniti altri eventi, come le demo di Nordic Walking, le gite gastronomiche, la dimostrazione, anche quella spettacolo, della lavorazione del latte. Le APT vendono il "pacchetto speciale Desmontegada" che comprende la partecipazione alla sfilata di una fila di baccalà paganti che c'entrano come i cavoli a merenda. I veri protagonisti sono derubati della loro autenticità, diventano attori che recitano, enfatizzandole, le loro stesse vite, la tradizione non è più un legame che crea l'identità collettiva di un paese o di un popolo, diventa la rappresentazione di quello che il turista chiede di vedere; portando in cambio un altro po' di soldi in valle.
Meglio o peggio di quanto succede altrove? Dove la transumanza non è ancora diventata show ed è vista con estremo fastidio da cittadini e amministratori locali che fan di tutto per mettere lacci e lacciuoli e creare difficoltà, perché gli animali sporcano le strade, perché mangiano qualche vaso di fiori, perché rallentano il traffico così gli automobilisti, odiando la transumanza autentica, arriveranno in ritardo in Primiero a vedere la transumanza spettacolo.
Senza rendersi conto che sono davanti a un evento che si ripete da migliaia di anni, più o meno uguale, a prescindere dalle mode, dal governo, e dai mercati finanziari. E che è una delle espressioni culturali ed economiche che unisce gli uomini di ogni tempo e cultura e colore.
Una via di mezzo fra la disneyzzazione della desmontegada e il disprezzo della transumanza non si troverà? O da una parte lascermo distruggere la cultura dagli ignoranti, supponenti, senza memoria e dall'altra ci faremo mangiare la nostra storia dal mercato del turismo e, in estremo limite, dalla "invenzione della tradizione" e non sapremo più chi siamo?
Non ho risposte definitive, ovviamente. Ma chi se le ricorda com'erano le cose prima della TV e dell'appiattimento generale, le racconti a chi non le ha potute vedere, che sappia distinguere il vero dal falso in tutte le desmontegade che incontrerà nella vita.
* la manza del Peo che si è spaccata un corno, la vacca grigia del Bepi ha partorito due gemelli, della Maria che ha sposato uno di fuori, lo Stefano dei Borele che ha visto l'orso, ma davvero davvero, era spaventato e bianco come un lenzuolo.
hai espresso il mio pensiero in tutte le sue sfaccettature.
RispondiEliminanon ho vissuto le transumanze di un tempo per motivi anagrafici e territoriali (qui le transumanze non passano, se le ricorda a malapena mia mamma, quando era piccolissima e di notte sentiva le campane dei marghè che salivano dalla pianura), ma oggi...
oggi le ho viste come evento mediatico e turistico, vissute come fotografa/scrittrice, fatte come pseudo aiuto pastore.
che dire? meglio il comune che ascolta i turisti disturbati dai campanacci e li vieta al margaro, oppure quello che organizza la festa che, alla fine rende tutto un baraccone mediatico e kitch?
non lo so, ma l'importante è che l'allevatore non sia obbligato a rinunciare alla tradizione e/o trasformarsi in un pagliaccio.
Un altro passo avanti nel trasformare la montagna nel parco giochi per "cittadini" stanchi di fare vasche nei centri commerciali?
RispondiEliminaIn generale direi di sì. E si finisce come indiani nelle riserve. Sarebbe bello se soltanto uno su mille di questi spettatori andasse oltre il mooolto pittoresco che Montesano mandava in onda decenni fa. Ma è mai successo?
oops chiedo scusa per il post precedente, non mi sono firmato e presentato.
RispondiEliminagianpaolo castellano
ciao giampaolo, benvenuto :)
RispondiEliminaleggi il commento che Trentinaz ha lasciato qui:
http://terrealte.blogspot.com/2008/09/un-po-di-notiziole-varie.html
e avrai la risposta. E lui se ne intende eh, va a filmarle per lavoro queste cose.
grazie per i commenti, a presto
si me ne intendo :( e alle volte ho anche dei sensi di colpa... devo documentare delle cose che non mi piacciono affatto e che non condivido...
RispondiEliminaE' un conflitto che non sono ancora riuscito a risolvere... :/
Vivo e lavoro nel mondo del falso della rappresentazione, la riviera di Rimini. Tutto è artificio e molto viene creduto vero "Vado sempre in quell'hotel...che mi vogliono così bene..." e si prendono sorrisi fasulli, maledizioni ed improperi reali, convinti di essere amati. Si vive tra "antiche" sagre della trippa e dello strozzaprete o della pappardella al cinghiale. Un orrore che rende ricca una regione. Mi chiedo se in fondo le desmontegade farsa non permettano malgrado la loro bruttura la sopravvivenza di quelle vere, in un economia nella quale la figlia o la moglie del pastore, servendo da bere ai milanesi in estasi, integrano il reddito della campagna con quello del turismo.
RispondiEliminaTuttora dietro le quinte della Rimini delle discoteche arranca un'agricoltura marginale grazie agli apporti delle donne che "fanno la stagione".
Si lo so, sempre di meno.
Bello, bello, bel post. Sarà pure taggato "pippone" ma è una notevole messa a fuoco di cui s'avvertiva il bisogno. Non che si possa sfuggire a questo meccanismo da società dello spettacolo, io credo, ma almeno: smontarlo, capirlo, vederlo.
RispondiElimina(Sul tema, cfr. parzialmente anche il film "Il vento fa il suo giro")
Gran post!
RispondiElimina[commento minimale]