Werner Herzog
Sentieri nel ghiaccio
Editore: Guanda (collana Prosa contemporanea)
Pagine: 80
Anno: 1994
Prezzo: € 11,00
ISBN: 978-88-7746-709-6
Un libro minimalista, che dopo i barocchismi di "Terre Alte" è una boccata di aria pulita.
Il grande regista Werner Herzog, nel novembre 1974, dopo l'uscita di "L'enigma di Kaspar Hauser", parte a piedi da Monaco per raggiungere Parigi dove giace, seriamente ammalata, Lotte Eisner: storica del cinema, scrittrice, critica cinematografica e cara amica di Herzog.
Una specie di voto laico: se arrivo a Parigi a piedi, lei guarisce; finché cammino lei non muore. Questa convinzione gli dà la grinta di continuare anche quando, bagnato come un pulcino, stanco, infreddolito, avrebbe voglia di casa e di calore, del suo "piccolo (che) ora è di sicuro a dormire, aggrappato al bordo della sua coperta".
Il racconto è tratto dal suo diario di viaggio, è una summa dei suoi rapidi appunti presi per strada. Regista cinematografico anche in questo frangente: ogni sensazione viene indotta nel lettore da un'immagine, scarna, senza commenti, con frasi secche e brevi. Niente sentimentalismi, niente melò.
Herzog è attento ai particolari, raramente descrive scene d'insieme. Mi è rimasta impressa l'immagine del volo sbilenco di un corvo privo di mezza ala, di un gattino nerissimo che caccia le mosche sulla parete. Poi la voce stridula di una maestra isterica che esce dalla finestra di una scuola, gli sguardi sospettosi di chi lo incontra in paese sporco, bagnato, triste e zoppicante. Ma anche dell'accoglienza disinteressata di due donne che gli offrono cena, bagno e riparo per la notte e di una "pasta di contadino" che gli dà uno strappo col trattore. Un piccolo mondo fatto di vita quotidiana, di campi, lavoro, letame, strade blu.
"Pallidi, pallidi si distinguono i crinali dei Vosgi. In pianura due lunapark, gigantesche ruote, tunnel dell'orrore, castello medioevale, tutto abbandonato, vuoto e sigillato. Ha l'aria del finito per sempre. Nel secondo c'era anche uno zoo; uno stagno per le oche, sullo sfondo un recinto di caprioli. Qualcuno trasporta fieno su un trattore. I monumenti ai caduti sono le mie soste. Le contadine parlano molto tra di loro. I contadini sono stanchi da morire. Dappertutto vedo autobus fuori uso. Su, avanti, mi dico"
Ogni tanto inserisce un paragrafo onirico, ci vuole un attimo per capire e prenderne le misure, ma poi insieme a lui si vola.
Molto parco di parole, occorre investire in fantasia per immaginarsi luoghi e situazioni. Ritornello di tutto il cammino: il freddo, la neve, la pioggia, le sempiterne vesciche e il male alle gambe, ai piedi. Ma "io non torno indietro, io vado avanti."
Tutto sommato libro triste, con un ritmo sincopato, capisco che possa non piacere. A me invece è piaciuto moltissimo.
Lotte è guarita ed è vissuta ancora diversi anni; a lei un altro grande regista, Wim Wenders, ha dedicato "Paris, Texas" uscito nel 1984 poco tempo dopo la sua morte.
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