martedì 8 gennaio 2008

Seconda puntata: la risposta degli impiantisti al prof.Daidola

Marilleva 900

Per una parvenza di par condicio (che come la penso io mi pare sia abbastanza chiaro) posto la risposta degli impiantisti all'articolo del prof. Giorgio Daidola.

Dal quotidiano l'Adige del 2 marzo 2005

"Il nostro è un modello di sci industriale? È vero. Sarà triste, ma dà lavoro a tanta gente. La neve artificiale innesca la spirale dei costi? Ok. Ma senza come avremmo fatto quest'anno? L'altro giorno sono scesi 15 cm di neve e tre persone sono venute in ufficio a chiederci perché non battevamo le piste... ".

Alle tesi del professor Giorgio Daidola ribatte Alberto Pedrotti, presidente della sezione impianti a fune dell'Associazione industriali, direttore tecnico della Funivie Folgarida Marilleva spa, vicepresidente di Trento Funivie spa e Pejo Funivie spa. Ma sui dati della crisi, Pedrotti conviene.

Il 60% delle stazioni alpine è in deficit, gli sciatori calano.

"È vero che sulle Alpi 7 società su 10 sono in rosso. È vero che negli Usa hanno chiuso 300 stazioni su 800. Perché sono gestite da privati. Fosse così in Trentino, allora Bondone, Polsa e Panarotta avrebbero chiuso da un pezzo, ma il nostro sistema di piccole e medie stazioni mantiene un'economia di alberghi, commerci, indotto. Sono le spinte di valle, comunali, a chiederlo. Sul Bondone, quest'anno chiudiamo in pareggio gestionale perché sta andando bene, ma dal '90 non è mai stato ristrutturato un solo posto letto ".

Società in rosso, contributi che vengono meno...

"In Trentino fanno utili 3 società su 10, fuori dal Trentino è ovunque una tragedia. Anche in Val d'Aosta, dove i contributi regionali erano più elevati dei nostri".

Ma lo sci è in calo.

"Non è così certo, perché il numero di passaggi è costante. La diminuzione si avverte di più nelle stazioni minori, proprio quelle che per Daidola si apprezzerebbero meglio. Prendiamo Pejo: è tranquilla, ben curata, dalle piste si vedono giornalmente i camosci. Ma l'offerta impiantistica è quella che è e Pejo non lavora. Eppure lì c'è una delle due ultime seggiovie monoposto del Trentino: è del '68, nel 2008 dovremo sostituirla perché cessa la vita tecnica".

Allora la strategia qual'è?

"Diminuire il numero degli impianti per contenere costi di funzionamento, energia, addetti. In Bondone ne rimarranno 4 o 5 di impianti: Palon, Rocce Rosse, una seggiovia per il campo scuola alla Cordela e probabilmente un impianto unico Vaneze-Montesel".

Però ci sono grandi progetti di collegamenti, ampliamenti...

"Beh, mi perdoneranno gli amici del Brocon ma lì sono un po' distanti. Gli impianti però, leggo dati della Provincia, occupano in Trentino lo 0,31% del territorio che è di 620 mila ettari. Sopra i 1.000 metri di quota siamo allo 0,45%. In tutto abbiamo 430 km di piste per lo sci alpino, 480 per lo sci nordico e 253 impianti. Erano 340 nel 1980. Calcolando una larghezza di 10 metri a impianto occupano 240 ettari, in tutto fanno 1.938 ha. Le sciovie non sono state eleminate, sono 80 contro le 186 del 1985. Sono calate perché sono poco apprezzate dalla clientela, qui non siamo in Francia o Austria dove arrivi a 2.600 metri con lo skilift e non c'è neanche l'addetto. Da noi devono essere presidiate. La settimana bianca in malga piacerà al professor Daidola, ma la gente apprezza i caroselli ".

È o non è un settore maturo, quello dello sci?

"Siamo d'accordo sull'Après Ski e le offerte di altre cose, ma per noi sono costi. E le discese in slitta sulle piste sono pericolosissime. Comunque Folgarida Marilleva incassa 18 milioni di euro a stagione, ne consegue un indotto di 150-180 milioni di euro".

L'Unione europea impone la riduzione dei contributi pubblici. E poi?

"Le piccole e medio-piccole stazioni soffriranno e gli enti pubblici dovranno diventare azionisti".

Prossimamente altre due puntate, stay tuned ;)

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