Oggi sull'Alto Adige:.
"..scusatemi, ma ho dovuto proprio andarmene. Miei cari, amici miei carissimi, arrivederci. Arrivederci nell'amore e nella pace di Dio." E il suo viso sorridente, lo stesso che compare sulla prima di copertina del libro di Sandro Ottoni a lui dedicato.
Chi era Alois Steneck, in arte Cianci Gatti? Lo spiega benissimo la quarta del libro:
"Certo, l'armonica. Cianci Gatti è un virtuoso dell'armonica a bocca, sa trarne ciò che vuole: l'assolo più struggente come la complessità strumentistica di un'orchestra, la purezza di una goccia d'acqua che cade, un treno che sì allontana e mille altri suoni con cui crea le cornici per le sue interpretazioni. E tuttavia non c'è solo il i musicista e la sua passione mai sopita per la "piccola", c'è un talento più ricco e versatile di cui merita render conto. C'è l'artista di cabaret, inventore di scenette e di canzoni, il mimo, il cantante, l'attore comico, capace di interloquire e divertirsi con un piccolo pubblico in un'osteria o in un tabarin. C'è il "poeta di strada", come lui dice dell'amato Prévert. E allo stesso tempo l'altro Cianci: l'uomo di spettacolo, l'artista dei varietà e delle platee internazionali, la celebrità della Tv. Ma c'è anche la vita di Cianci, c'è il fascino di una narrazione che sembra un romanzo, che reca enigmi, che svolge un intreccio senza risparmio di colpì, che offre una conclusione e forse un'agnizione. C'è il testimone di un "epopea" italiana che si vorrebbe già dimenticata: gli anni del fascismo, la partecipazione alla guerra, Bolzano e il suo inesausto dramma confinario, l'orrore del suo lager, la fatica del dopoguerra, gli entusiasmi del "boom" e avanti..."
Qui una breve biografia.
Un altro pezzo di Bolzano che se ne va.
Grazie Francesca per il ben tornato.
RispondiEliminaE' vero, forse ultimamente nel tuo blog si parla solo di "morti" o quasi. Io direi che si parla di grande persone che ora non ci sono più nella vita terrena ma che comunque rimarranno nei ricordi di chi li ha conosciuti o ne hanno sentito parlare. In fin dei conti queste persone hanno lasciato un segno del loro passaggio, per come la penso io, ognuno di noi è qualcosa di unico, "assolutamente irripetibile". E' che tante volte non ce ne rendiamo conto e preferiamo l'oblio della massa, dell'anonimato moderno, piuttosto dell'identità univoca del passato. Sei sufficientemente giovane, "quasi come me" per avere dei genitori che hanno passato gran parte della loro giovinezza senza televisione, forse alcune delle loro serate erano scandite da incontri familiari, intorno ad un camino, ad un fuoco, qualcuno a fianco della stalla ma sopratutto da grandi dialoghi. I "vecchi" parlavano, i giovani ascoltavano, forse no, una grande "Via dei canti", in fin dei conti per le nostre valli e per le nostre pianure, forse non andavamo da Adelaide a Darwin come gli aborigeni, solo con la parola trasmessa ma il concetto era lo stesso. Si dialogava, si parlava e si ascoltava. Alcuni giorni abbiamo fatto una festa in cascina, replicheremo sabato prossimo, una cascina di quelle "nostre" molto diffuse in pianura padana ma così poco conosciute dai cosidetti "pseudo padani" e mi fermo lì. "Gente" dai sessanta ai vent'anni, con tutta la via di mezzo, gente diversa che si sono ritorvati in mezzo all'aia, proprio come in passato, quando la parola il parlarsi era l'unico vero mezzo di comunicazione.
Forse anche per questo ho deciso di scrivere qualcosa sul mio blog, molto diverso dai mie viaggi, dalla montagna ecc., qualcosa che racconti il territorio in cui vivo, le cascine, la cultura, il paesaggio, le osterie, i mulini, il vino che nel 1800 si fa faceva abbonadante in provincia di Cremona.
Scusa il "casino" son partito con qualcosa e sono finito da tutt'altra parte... ma tant'è, saranno gli anni o forse la voglia di veder rinascere qualcosa.
Ciao Guido
Guido, son "ciapa' coe bombe" come dicono a Venezia :D Una scadenza in scadenza. Ho un post in scrittura da 3 giorni e non arrivo a finiro, fai tu
RispondiEliminaPoi ti rispondo con un po' di calma :)